Caccia, denuncia M5S: in Trentino non si contrasta l'uso diffuso di mangiatoie-richiamo illegali per ungulati
Pesante attacco del movimento Cinque stelle alla gestione venatoria attuata dalla Provincia autonoma di Trento, accusata di gravi manchevolezze nel far rispettare la normativa vigente, con il risultato che i cacciatori, secondo la denuncia fatta dal consigliere Filippo Degasperi, sono liberi di mettere in atto comportamenti difformi, per esempio utilizzando mangiatoie, capanni e altane per costruire una sorta di area di richiamo nella quale per mesi gli ungulati (caprioli, cervi eccetera) vengono abituati a una frequentazione pacifica destinata poi a diventare mortale nel momento in cui si apre la stagione del grilletto.
Secondo i Cinque stelle, questo scenario è un chiaro indicatore dell'inadeguatezza dell'attuale sistema di vigilanza, affidato prevalentemente alla stessa Associazione cacciatori trentini mediante una convenzione con la Provincia, un rapporto del quale, ora, Degasperi chiede la revoca per l'avvio di un sistema diverso di controlli sull'attività venatoria.
Da tempo pure dal mondo ambientalista trentino si levano critiche all'indirizzo della Provincia in riferimento anche alla gestione della fauna selvatica, nel mirino, oltre alla menzionata convenzione che fa del controllato anche il controllore, ci sono i censimenti della presenza di animali - sempre a cura degli stessi cacciatori - sulla base dei quali vengoni stilati i piani di abbattimento stagionali nelle varie riserve, nonché l'opportunità che anche ai vertici massimi del servizio provinciale foreste e fauna siedano proprio dei cacciatori.
- Ecco il comunicato diffuso poco fa dal M5S in vista dell'apertura della stagione di caccia
«Riapre la stagione della caccia, e con essa tornano i problemi. Il consigliere provinciale Filippo Degasperi del M5S ha presentato un'interrogazione in consiglio provinciale chiedendo conto dei numerosi punti di foraggiamento (o di adescamento?) presenti sul territorio trentino e da considerarsi in violazione delle determinazioni provinciali in materia caccia ed appostamenti.
La documentazione fotografica in nostro possesso (vedi l'allegato, ndr) dimostra oltre ogni ragionevole dubbio come si operi fuori dalle norme preposte per il foraggiamento degli animali, in particolar modo degli ungulati. Strutture, periodo e soprattutto tipo di mangime non corrispondono a quanto prescritto, ed appare chiaro come lo scopo di queste stazioni, tenute attive anche ad agosto, sia solo di assuefare cervi e caprioli abituandoli a cibarsi in precisi luoghi in modo da aver gioco facile nell'abbatterli una volta aperto il periodo venatorio.
A parte che risulta davvero difficile capire dove sarebbe lo "sport" in simili sotterfugi, la domanda che ci poniamo è come sia possibile che veniamo informati noi di queste strutture fuori norma prima delle autorità preposte.
In Trentino - prosegue Degasperi - ci sono almeno tre entità che in teoria dovrebbero vigilare su situazioni come quella presentata. Parliamo di corpo forestale provinciale, guardacaccia dell'Associazione cacciatori trentini e custodi forestali comunali o dei consorzi di vigilanza boschiva. Come sia possibile allora che nessuno si sia accorto di quanto riportiamo appare inspiegabile, e richiede quindi chiarimenti.
Oltre a questo vogliamo sottolineare come la Provincia autonoma di Trento finanzi tutt'ora l'ente privato gestore della caccia (l'Associazione cacciatori trentini, ndr) con centinaia di migliaia di euro.
Di fronte ad esempi di evidenti manchevolezze come quelli riportati riteniamo assai opportuno prendere in considerazione il ritiro della convenzione che lega la Provincia all'ente in questione per quanto riguarda la vigilanza».
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