Marmolada, Mountain Wilderness «Ecco le alternative alla funivia»

Sì all’accesso al passo Fedaia in sicurezza, alla riqualificazione ambientale, alla pista ciclabile, alla messa in rete dei musei della guerra. No senza appello ad ogni ipotesi di nuovi impianti e collegamenti sulla Marmolada, investendo invece in un collegamento leggero con bus elettrici fra la parte trentina e quella veneta.

Questa la posizione del consiglio direttivo nazionale di Mountain Wilderness sulla questione Marmolada e sulle ipotesi di nuovi impianti di risalita.

«La vocazione dell’associazione - si legge in una nota - resta quella della difesa senza compromessi dell’integrità naturale delle montagne, Marmolada inclusa, ma non può neppure ignorare il disagio che ormai da un ventennio vivono i rifugisti del passo.

Le nostre proposte rappresentano un passaggio serio e consapevole che tenta di rendere compatibili le loro esigenze con la priorità della difesa».

Per Mountain Wilderness, la prima emergenza presente in Marmolada è l’accessibilità invernale al passo Fedaia da parte trentina, per cui si chiede la messa in sicurezza dal pericolo valanghe per tutto il periodo invernale.

Il secondo tema riguarda il paesaggio. «60 anni di anarchia urbanistica, priva di programmazione, hanno portato alla devastazione della Regina nel suo versante Nord», commenta l’associazione che chiede di concretizzare il progetto del Museo di scienze naturali del 2006 che proponeva la diffusione di percorsi museali sul territorio, e sostenere i gestori dei rifugi. Il capitolo più impegnativo riguarda il turismo invernale: rimane la più ferma contrarietà ad ogni ulteriore impianto che arrivi a Punta Rocca.

Inoltre, prosegue la nota del direttivo, «ci asteniamo da un giudizio relativo al rifacimento in forma leggera della attuale bidonvia detta Graffer con un impianto che sarà proposto da chi intende investire. È poi possibile pensare a collegamenti diversi da quelli, comunque invasivi, degli impianti di risalita».

A spingere da anni per la costruizione di un impianto funiviario che dal lato trentino del Fedai raggiunga la vetta a Punta Rocca è il comune di Canazei, mentre la Provincia autonoma fin qui ha frenato, richiamandosi anche agli obblighi internazionali derivanti dal riconosicmento delle Dolomiti come patrimonio dell'Umanità Unesco.

Negli anni scorsi si era ipotizzata una soluzione di compromesso, con la nascita di un anello fra gli impianti storici presenti sul versante bellunese e l'area trentina; ma a patto che le nuove opere per il collegamento sciistico rimanessero sotto la linea del ghiacciaio, cioè senza intaccare le nevi eterne e men che meno pensando di cementificare ulteriormente la parte alta della Regina delle Dolomiti.

Lo stesso assessore provinciale Mauro Gilmozzi negli anni scorsi era stato chiaro nell'escludere la fattibilità di un impianto trentino fino a Punta Rocca; ma eravamo nella scorsa legislatura, ora con la nuova gestione a palazzo Dante le cose, in termini di concessioni ai territori, potrebbero cambiare.

Di certo un eventuale via libera provinciale a una funivia trentina che replichi l'impianto nato negli anni Sessanta sul versante bellunese, oggi scatenerebbe reazioni critiche probabilmente a livello internazionale, forse non proprio il biglietto da visita turistico ideale nel 2015 per un'area tutelata dal protocollo Unesco.

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IL COMUNICATO INTEGRALE DI MOUNTAIN WILDERNESS

Il Consiglio direttivo di Mountain Wilderness Italia interviene nel merito del futuro della Regina delle Dolomiti, la Marmolada. Ben sapendo che Marmolada non è proprietà né del Comune di Canazei né di Rocca Pietore, ma un bene comune che l’intera collettività internazionale è chiamata a preservare, nel paesaggio e in quanto vi rimane di naturalità.

Si deve innanzitutto chiarire se e come l’intera valle di Fassa e la valle Pettorina (Veneto) intendano investire con coerenza in Dolomiti UNESCO.
Solo dopo tale risposta sarà possibile aprire dei tavoli di confronto, auspicabilmente più seri e costruttivi di quelli finora gestiti con superficialità dalle pubbliche amministrazioni (2003, 2006).

È necessario, prima di costruire un tavolo tecnico (al quale comunque non è detto che parteciperà anche MW, perché questo non è esattamente il suo ruolo), riflettere all’interno di un tavolo etico, chiamato questo a rispondere a domande di lungo periodo, una in particolare: quale Marmolada vogliamo lasciare alle generazioni del futuro? Qual è il vero ed imprescindibile valore naturalistico e culturale del bene di partenza?
 
Dopo questo passaggio, urgente in quanto fra pochi mesi ci sarà l’ispezione del Commissario UNESCO che valuterà la coerenza del piano di gestione proposto dalla Fondazione Dolomiti UNESCO, si potranno valutare le criticità presenti in Marmolada e come organizzarsi per provare a superarle; ciascun attore in armonia con le proprie vocazioni.
La vocazione di MW Italia resta quella della difesa senza compromessi dell’integrità naturale delle montagne, Marmolada inclusa; ma la nostra associazione non può neppure ignorare il disagio che ormai da un ventennio vivono i rifugisti del passo.
Le nostre proposte rappresentano un passaggio serio e consapevole che tenta di rendere compatibili le loro esigenze con la priorità della difesa.
 
1 - La prima emergenza presente in Marmolada è l’accessibilità invernale al passo Fedaja da parte trentina.
Da anni se ne parla, ma ad oggi nulla si è fatto, anche perché si sono persi anni strategici nell’invocare una impossibile funivia che arrivi in quota a Punta Rocca o nel presentare improbabili collegamenti funiviari da Alba fino a Fedaja.
Fedaja è raggiungibile con una strada, questa strada va messa in sicurezza dal pericolo valanghe e resa percorribile in piena sicurezza per tutto il periodo invernale.
 
2 - Il secondo tema riguarda il paesaggio: 60 anni di anarchia urbanistica, priva di programmazione, hanno portato alla devastazione della Regina nel suo versante Nord.
I rifugi sono sorti disordinatamente, i parcheggi hanno eroso il piede della montagna appena sopra il lago pur rimanendo di difficile accessibilità.
La proposta avanzata da anni da alcuni gestori di rifugi è seria: portare i parcheggi ai piedi della diga cancellando ogni spazio oggi occupato sotto la montagna.

Dal punto di vista paesaggistico è poi scandaloso che a 30 anni dalla valanga i residui del viadotto non siano stati rimossi, che i plinti in cemento che salgono accanto alla bidonvia Graffer siano ancora sul posto, che in alcuni tratti il sentiero ai piedi del ghiacciaio proponga scalinate in cemento.
Un’azione di pulizia del territorio è quindi urgente se si vuole investire in dignità della montagna.
 
3 - Il progetto del Museo di scienze Naturali del 2006, fra tante altre cose, proponeva la diffusione di percorsi museali sul territorio: Grande Guerra, energia idroelettrica, glaciologia, naturalità.
Un progetto questo che andava a coprire l’intero gruppo della Marmolada, da Passo San Pellegrino passando in valle di San Nicolò, in valle Contrin.
Questa proposta risultava essere il più energico e concreto investimento culturale e formativo dell’intero territorio della Marmolada.

Alla natura si univa la storia, la ricerca di identità perdute, conoscenze sempre più diluite, specie nei giovani.
Sono questi i temi che vanno ripresi da subito, portati anche nel mondo scolastico e specialmente vanno allargati alla parte veneta, in valle Franzedas, nei serrai di Sottoguda, nel recupero delle superfici a pascolo.
 
4 - Si deve poi investire nel ciclismo di alta quota approfittando del lago e della viabilità stradale che lo circumnaviga.
Senza grandi investimenti, prestando attenzione alla sicurezza, si può costruire la più affascinante pista ciclabile delle Dolomiti.
 
5 - Tutto questo insieme di interventi andrebbe poi accompagnato dal sostegno ai gestori di rifugi, in un aiuto offerto loro nella ristrutturazione di alcuni edifici ormai affaticati dagli anni, verificando preliminarmente che la loro offerta non sia effettivamente inadeguata rispetto a un turismo che si vuole consapevole e spartano.
 
6 - Arriviamo al capitolo più impegnativo. Il turismo invernale.

In coerenza con quanto sempre affermato dalla nostra associazione rimane la più ferma contrarietà ad ogni ulteriore impianto che arrivi a Punta Rocca: perché non vi è lo spazio per inserirlo, perché devastante dal punto di vista paesaggistico ed etico, perché offensivo di quel poco che rimane di paesaggio in alta quota nel versante nord della Marmolada.

Non avendo a disposizione alcuna proposta reale di altri collegamenti previsti a quote inferiori (Sass Bianchet) evitiamo per il momento di pronunciarci, pur rilevando anche in questo caso perplessità non certo marginali.
Ci asteniamo da un giudizio relativo al rifacimento in forma leggera della attuale bidonvia detta «Graffer» con un impianto che sarà proposto da chi intende investire.

È poi possibile pensare a collegamenti diversi da quelli, comunque invasivi, degli impianti di risalita.
Ad esempio: Fedaja trentina e Fedaja bellunese possono essere collegati con un servizio navetta su gomma elettrico.
Così facendo dalla parte bellunese si può semplificare la rete impiantistica, togliendo l’attuale seggiovia che sale a Sass del Mus e permettendo agli sciatori di scendere comunque verso la seggiovia che sale al Padon e collega direttamente con Porta Vescovo e il sistema Superski Dolomiti.

Questa proposta andrebbe anche a cogliere e risolvere un altro problema di non poco conto.

Un eventuale collegamento sciistico dal versante trentino a quello bellunese andrebbe ad appesantire in modo notevole l’attuale funivia che porta in vetta da Malga Ciapèla, creando a valle problemi notevoli vista la capacità di carico della funivia.
Perché non valutare con la Provincia di Trento e la Regione Veneto questa soluzione? Una soluzione che incontrerebbe le esigenze della Fondazione Dolomiti UNESCO, del rispetto del paesaggio dell’alta quota, della semplificazione della rete impiantistica e allo stesso tempo non implicherebbe investimenti economici ben poco sostenibili attraverso altre soluzioni.

Non da ultimo Fedaja e quindi la Marmolada offrirebbero anche una soluzione ecocompatibile e sostenibile a questo tema del collegamento fra i due versanti.
 
Quanto propone Mountain Wilderness sono passaggi già discussi nel passato, fin dal 2003 e poi ripresi nel documento sottoscritto con la società funivie Marmolada nel 2012.
Noi auspichiamo che il forte dibattito che si è tessuto nei giorni recenti abbia riportato attenzione alla Marmolada non solo per quanto riguarda la costruzione di una nuova rete impiantistica (che, lo ripetiamo, ci trova contrari).

Auspichiamo che il confronto ci riporti tutti a sostenere ed utilizzare i valori più forti che la Regina delle Dolomiti possiede.
Noi da sempre siamo consapevoli che il valore della Marmolada non può essere circoscritto ad una appartenenza amministrativa e che un vero piano di rilancio, basato sulla qualità, possibilmente capace di evidenziare le tante eccellenze ancora presenti, debba essere concordato fra le due parti amministrative, la Provincia Autonoma di Trento e la Regione Veneto per quanto compete loro e dei due comuni, Canazei e Rocca Pietore, senza dimenticare Campitello, Pozza di Fassa, Soraga, Moena e Falcade per quanto spetta decidere sul loro territorio.

Noi non intendiamo assumere il ruolo di controparte in una simile trattativa.
Lo scopo di un’associazione come la nostra è solo quello di suggerire su quali principi la trattativa debba fondarsi.
 
Il consiglio direttivo di Mountain Wilderness Italia onlus

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