Latte, il prezzo crolla, in montagna le stalle chiudono Allarme di Coldiretti: nel 2015 oltre mille cessazioni
Oltre mille stalle da latte chiuse nel corso del 2015, il 60 per cento delle quali si trovava in montagna. Attività che cessano, perché con la fine del sistema europeo delle quote il prezzo è crollato e il latte agli allevatori viene pagato al di sotto dei costi di produzione, con una riduzione dei compensi fino al 30 per cento rispetto allo scorso anno e valori inferiori a quelli di venti anni fa.
A lanciare l'allarme è Coldiretti che sottolinea, fra gli altri dati, quello di una produzione nazionale di circa 110 milioni di quintali di latte cui si affiancano 85 milioni di quintali di latte equivalente importato dall’estero che viene “spacciato” come italiano (senza contare poi quello semplicemente a marchio straniero).
A fronte di questa situazione alalrmante, con i prezzi in caduta libera e gravissime difficoltà in particolare per le piccole realtà agricole di montagna, arrivano le prime risorse, cioè 25 milioni di euro per tutta Italia, per sostenere i produttori di latte.
Ma si tratta di un aiuto insufficiente, serve di più. La riunione di ieri a Roma tra gli assessori regionali all'agricoltura e il ministro Maurizio Martina ha delineato un pacchetto di interventi.
La Provincia insieme a Bolzano, al Tirolo e alla Baviera, di concerto con il parlamentare europeo Herbert Dorfmann, che si fa interprete e portavoce dell'intera area dolomitica in vortù del sodalizio con gli autonomisti di Belluno, chiede a Bruxelles l'attivazione di una Organizzazione comune di mercato, una Ocm latte per le zone di montagna, al pari di quanto già si prevede per il vino e l'ortofrutta.
Un'azione forte del governo italiano presso l'Unione Europea affinché siano varate misure straordinarie e urgenti per proteggere gli allevatori e produttori di latte dalla continua erosione del proprio reddito, misure che riguardano l'etichettatura dei prodotti, in modo che ne sia certificata la provenienza, un Fondo per la stabilizzazione del reddito dei produttori e sostegni per la promozione dei prodotti derivati del latte sui mercati. È quanto i responsabili delle politiche agricole regionali, tra i quali l'assessore trentino all'agricoltura Michele Dallapiccola , hanno chiesto al ministro Martina in occasione dell'incontro sulla crisi del latte.
«È importante che il ministro porti queste istanze a Bruxelles - afferma Dallapiccola - l'etichettatura dei prodotti, il fondo straordinario per la promozione, il raddoppio del de minimis per il prossimo anno, uno strumentgo di stabilizzazione del reddito». La manovra annunciata da Dallapiccola ai produttori trentini l'altro giorno supera i 10 milioni di aiuti.
Dall'incontro di Roma è emerso intanto che il governo metterà a disposizione del comparto 75 milioni, 50 dei quali però saranno riservati alla copertura delle spese per il pagamento delle multe delle quote latte, cosa che non riguarda i produttori trentini.
Tocca invece anche i produttori locali la decisione annunciata da Martina di mettere a disposizione del settore 25 milioni che saranno erogati da Agea entro il mese di marzo. La quota parte relativa al Trentino si traduce in un piccolo aiuto, quantificabile in 1-2 centesimi al litro di latte conferito negli ultimi due mesi, una cifra che sarà precisamente definita dopo che i caseifici avranno comunicato l'esatta quantità di latte prodotto.
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