Terremoto, oltre 5.000 scosse dal 24 agosto

Le repliche andranno avanti per 1-2 mesi, non si escludono scosse forti

Oltre 5.000: il numero delle repliche del terremoto del 24 agosto nel reatino continua a salire, come previsto, e all'indomani delle scosse più forti avvenute fra Macerata e Ascoli Piceno, nessuno dei 367 terremoti registrati dalla rete sismica dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) ha avuto una magnitudo superiore a 3,0.

"Dopo le scosse più forti registrate ieri, la notte è trascorsa abbastanza tranquilla e finora non sono avvenute scosse rilevanti", osserva il sismologo Andrea Tertulliani, dell'Ingv. "La situazione - ha aggiunto - sembra tornata simile a quella che ha preceduto le due forti scosse di ieri". Una calma che ha portato un po' di sollievo, ma che non deve creare illusioni perché "non ci sono metodi nè alcun modo di prevedere o capire come procederà la sequenza", ha rilevato il sismologo. "Le repliche - ha aggiunto - potranno durare ancora a lungo: possiamo aspettarci uno o due mesi di scosse, senza escludere l'eventualità di forti terremoti".

I dati della rete sismica dell'Ingv indicano che, a partire dal 24 agosto, sono avvenuti 158 terremoti di magnitudo compresa tra 3.0 e 4.0, 15 di magnitudo compresa tra 4.0 e 5.0 ed uno di magnitudo maggiore di 5.0, ossia quello di magnitudo 5.4 avvenuto alle 04:33 del 24 agosto nella zona di Norcia.

Dei terremoti registrati oggi, i più forti sono stati quelli di magnitudo 2,9, avvenuti entrambi nella provincia di Macerata alle 7:31 e alle 16:40. Una scossa di magnitudo 2,8 è stata registrata alle 10:25 nella zona di Ascoli Piceno.

"Osservando la distribuzione delle repliche avvenute negli ultimi giorni, ha aggiunto Tertulliani, "i terremoti sembrano più concentrati verso Nord, nelle zona di Norcia". Questo accade perchè "la struttura che il 24 agosto ha generato il terremoto di magnitudo 6.0 e poi quello di 5,4 è abbastanza grande e può darsi che abbia trasferito energia su una struttura contigua". È possibile che si accaduto perché "l'Appennino è pieno di faglie molto vicine tra loro, strutture semi-parallele che si estendono dall'Appennino settentrionale all'Irpinia e tra le quali non è difficile che possa avvenire un trasferimento di energia".

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