Ecco come cresce la «montagna al femminile» L'analisi e i progetti nel congresso Sat a Lavis
L'alpinismo è una storia maschile? Ardore, coraggio, forza fisica necessari per scalare le montagne sono prerogativa solo degli uomini? Niente affatto, ha detto ieri al Palazzetto di Lavis un affollato 122° congresso generale della Sat, la Società degli Alpinisti Tridentini, dedicato alla «Montagna al femminile».
Anzi, la donna è protagonista in montagna non solo nell'alpinismo. «Abbiamo stanato le donne finora lasciate da parte - dice Adriana Moser , presidente della sezione Sat di Zambana - La malgara, la pastora, la casara. E chiediamo alle istituzioni aiuti più incisivi alle donne e ai giovani che investono sulla montagna».
«Sarà bene abituarsi a guide alpine donne che portano in montagna uomini» afferma il presidente della Sat Claudio Bassetti riferendosi alla testimonianza di Marica Favè , la prima guida alpina donna in Trentino, dopo la storica alpinista Palma Baldo , che racconta le sue difficoltà in un ambiente prettamente maschile. Per Bassetti questo congresso è «l'inizio di un percorso. Siamo partiti da alcuni bisogni: il bisogno di una maggiore consapevolezza del ruolo storico e attuale della donna in montagna, il bisogno della società di prendere decisioni tenendo conto di approcci, modalità, sguardi diversi. C'è tanta capacità di innovazione nel mondo femminile. Il ruolo della donna è fondamentale nello sviluppo sostenibile, che per noi è una scelta obbligata».
Da qui la necessità di «nuove regole del gioco. Via i pregiudizi e gli stereotipi: non esistono ruoli o competenze puramente maschili o femminili. Serve una nuova governance con una vera partecipazione delle donne». E la Sat cosa può fare? si chiede Bassetti. «Migliorare il contesto. Avere una rappresentanza femminile più significativa in termini numerici. Lavorare sulla comunicazione, dove la donna è troppo spesso subordinata anche nell'alpinismo. Cambiare il linguaggio: in Sardegna hanno deciso che si dice "sindaca" per legge. Ma serviva una legge? Sì se c'è bisogno di superare ostacoli culturali».
Ma nella Sat quanto pesano le donne? Lo ha spiegato la sociologa Barbara Poggio dell'Università di Trento. Intanto la presenza delle donne è cresciuta fino all'attuale 37,5%, mentre diminuiscono gli uomini. Lo squilibrio però rimane accentuato se si parla di ruoli dirigenti. Infatti, su 84 sezioni della Sat si contano 13 presidenti donna, 8 vicepresidenti, 38 segretarie, 26 cassiere, 9 revisore. I numeri tuttavia sono in crescita: nel 2000 c'era una sola presidente donna, nel 2010 ce n'erano 10.
Nel consiglio centrale della Sat ci sono oggi 3 donne su 17 componenti. Nel 2010 erano due, nel 2000 una soltanto. C'è una lenta crescita ma non è ancora sufficiente per parlare di equilibrio di genere. Tra le ragioni dell'asimmetria, sostiene Poggio, ci sono differenze naturali e ragioni storiche, ma anche il problema della conciliazione tra i tempi e i carichi di cura, dei bambini ma non solo, e l'autostima, la fiducia delle donne in se stesse. Tra le indicazioni, la sociologa propone una riflessione sugli abbandoni delle ragazze in fascia adolescenziale: nella Sat, infatti, c'è un salto di partecipazione, si passa dalle ragazze alle quarantenni. Poi la maggiore valorizzazione femminile non solo nei ruoli di servizio ma anche di governo.
Il «pacchetto» di proposte viene presentato dai presidenti delle tre sezioni ospitanti: Clara Rossatti di Lavis, Adriana Moser di Zambana, Stefano Fava di Pressano. Primo: aiuti più incisivi da parte delle istituzioni alle donne e ai giovani che investono nella montagna, nelle malghe, nei caseifici. Come la pastora Cheyenne Daprà o l'imprenditrice agricola di montagna Elisabetta Monti intervistate da Marzia Bortolameotti . Secondo: corsi di formazione per le nuove generazioni in montagna, dove oggi sono scarsi gli scambi generazionali. E più reti tra donne attraverso formazione e siti web. Terzo, sull'attività dentro la Sat: le donne con figli sono le più sacrificate e quindi servono punti di incontro e servizi di babysitting per favorire la loro partecipazione.
Al congresso Sat sono intervenuti gli assessori provinciali Michele Dallapiccola e Sara Ferrari . «Le donne - dice Ferrari - sono portatrici di cultura e sviluppo in montagna, dobbiamo valorizzare questo contributo». Appuntamento al 2017 a Pergine per il 123° congresso sul tema «La montagna solidale».