La polemica sui raduni dei quad in montagna La fondazione Dolomiti Unesco replica alla Sat «Siamo senza strumenti per contrastarli»
Arriva la replica di Fondazione Dolomiti Unesco dopo il richiamo della Sat ad una presa di posizione in merito ai raduni di quad in alta quota, condannati dalla Società Alpinisti Tridentini più volte, prima e dopo il raduno di inizio giugno in zona Falcade - passo San Pellegrino, a cavallo fra le province di Trento e di Belluno.
In merito, nello specifico, alla questione dei quad e dell'accesso alla montagna di veicoli motorizzati e attività simili, da Fondazione Unesco si risponde: «La Strategia Complessiva di Gestione (SCG) è il documento fondamentale per la gestione del Sito e contiene obiettivi e indirizzi ben definiti che sono stati redatti grazie ad un intenso e complesso lavoro partecipato a cui anche Sat ha contribuito.
In riferimento all'utilizzo dei mezzi motorizzati in quota o alla gestione del traffico motorizzato sui passi, ad esempio, la strategia è molto chiara nell'indicare la necessità di scelte che sappiano incoraggiare una fruizione della montagna basata sulla bellezza, sul silenzio, su un turismo ad alta qualità ambientale. È risaputo che le amministrazioni che condividono il bene non esprimono tutte le stesse sensibilità, ma quello che si sta sperimentando sul Passo Sella è un chiaro esempio di scelte coraggiose che intendono promuovere processi culturali in grado anche di innescare processi economici ad alto valore aggiunto per il territorio».
Il presidente Sat Claudio Bassetti aveva parlato di «silenzio assordante» da parte dell'ente nato in seguito al riconoscimento alle Dolomiti arrivato di patrimonio dell'umanità e aveva chiesto, in sostanza, una presa di posizione pubblica contro manifestazioni di questo genere. Ma la Fondazione non ci sta a farsi accusare di inattività e men che meno di inerzia e mette i puntini sulle «i» in merito al proprio ruolo e alle ragioni della sua esistenza: «La Sat fa parte del collegio dei sostenitori della Fondazione Dolomiti Unesco - scrivono in una nota alla stampa dalla Fondazione - e come tale sa bene che il riconoscimento Unesco non implica alcuno strumento operativo o coercitivo in mano alla Fondazione.
Non si comprende dunque fino in fondo il senso di questa polemica. La Fondazione, mai venendo meno al suo ruolo istituzionale, è sempre a disposizione per favorire un confronto leale, aperto e costruttivo a tutti i livelli». I vertici dell'ente sottolineano con decisione quelli che sono i propri poteri operativi: «La Fondazione non vieta né concede autorizzazioni.
La Fondazione non è un'associazione ambientalista ma, per chi abbia voglia di confrontarsi in maniera aperta e costruttiva, è uno strumento formidabile per costruire processi culturali innovativi. La Sat conosce bene tutto questo e dispiace doverlo ribadire».
«Come socio sostenitore che collabora attivamente - proseguono sottolineando la difficoltà della gestione - Sat sa anche che il ruolo della Fondazione, data la complessità del bene Dolomiti UNESCO condiviso da cinque province e due Regioni (Province autonome di Trento e Bolzano, Provincia di Belluno e Regione del Veneto, Regione autonoma Friuli Venezia Giulia), è di costituire una piattaforma operativa per condividere progetti e strategie, coordinando la governance dei diversi soggetti attuativi. Sta in primis alle comunità locali e alla società civile riconoscere l'opportunità di scelte responsabili in grado di assicurare la conservazione attiva del bene e trasmetterlo alle generazioni future».