Meno glifosato tra i vigneti L'impegno del Consorzio Vini
Chi coltiva vigneti e produce vino ha un impatto meno pesante nell'inquinamento da fitofarmaci rispetto ai produttori di mele. Comunque sia, tra Consorzio vini del Trentino (che rappresenta poco meno del 95% dei viticoltori locali) e Provincia autonoma di Trento, è stato definito un Accordo di programma per l'attuazione di misure finalizzate al «miglioramento dello stato qualitativo dei corpi idrici con impatti da fitofarmaci utilizzati in agricoltura». È il Piano di tutela delle acque a prevedere che la Provincia definisca accordi con enti pubblici e privati e con le associazioni di categoria interessate, fissando misure e interventi concreti per migliorare lo stato di qualità dei corpi idrici. È pure previsto un piano di monitoraggio periodico per la verifica dei risultati.
A fine agosto 2015, la Provincia aveva definito l'accordo con Apot (Associazione consorziale produttori ortofrutticoli trentini) e la Fondazione E. Mach di San Michele all'Adige. Ora, il passo successivo: il coinvolgimenti anche del comparto vitivinicolo, che è per altro da tempo impegnato in produzioni più rispettose dell'ambiente, basti pensare alle aziende già «bio» o in conversione verso le produzioni biologiche. L'Accordo con il Consorzio vini individua i corpi idrici «pertinenti per prossimità alla colture viticole». Sono la Roggia di Bondone o Fosso Rimone, la Fossa Maestra di Aldeno, la Fossa di Caldaro, il Torrente Arione, il Rio Molini, il Rio di Val Negra - Rio Cagarel, la Fossa Maestra S. Michele - Lavis e la Fossa di Cornedo.
Il Consorzio vini, in concreto, si impegna a svolgere un ruolo attivo di controllo sui propri associati, come già fissato dal disciplinare di produzione integrata. In particolare, controlli sul corretto utilizzo dei prodotti fitosanitari ammessi e sulla registrazione degli interventi nel quaderno di campagna e un controllo funzionale delle attrezzature utilizzate per la distribuzione dei prodotti fitosanitari. Controlli pure sulla corretta applicazione dei diffusori utilizzati per la confusione sessuale, sull'adozione di ulteriore misure utili al mantenimento dell'agrosistema naturale (inerbimento interfila, muri a secco, etc.) e sul corretto utilizzo dei diserbanti. Il Consorzio vini dovrà inoltre svolgere attività di ricerca, su 300 camponi di uva, di almeno 50 molecole di sostanze ammesse e non ammesse dal disciplinare di produzione integrata (Cypordinil, Dimethomorph, etc,), e ricerca pure su almeno 15 campioni di suolo dei seguenti diserbanti: Flazasulfuron, Glifosate, Glifosate trimesio, Glufosinate ammonio, Isoxaben, Oxadiazon, Oxifluorfen, Propizamide e Simazina. Più in dettaglio, il Consorzio vini si è impegnato a mettere in atto un'azione specifica per sperimentare, dall'1 gennaio 2018, alcune azioni: escludere dalle indicazioni tecniche ai viticoltori l'impiego del fungicida antibotritico Boscalid; limitare l'impiego del Glifosate a due interventi l'anno e, dal 2019, ad un solo intervento l'anno in post-raccolta; individuare, in prossimità dei corpi idrici citati, uno o più punti di prelievo uva da sottoporre ad analisi specifica per la ricerca dei residui di fitofarmaci; verificare il rispetto di tali misure specifiche attraverso il controllo dei quaderni di campagna.
Sarà la verifica concreta a confermare i risultati delle fase sperimentale, in termini di miglioramento delle acque sotto il profilo della minor presenza, per qualità e quantità, dei residui di fitofarmaci potenzialmente provenienti dalla viticoltura. L'Appa, l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente, è incaricata della campagna di monitoraggio per la verifica dei risultati. L'Accordo di programma scade a fine 2018, ma è rinnovabile automaticamente fino al 31 dicembre 2020.