Scialpinisti, «problema ambientale, vanno fermati con le reti»
Pochi giorni fa Madonna di Campiglio ha ospitato la Coppa del Mondo di scialpinismo con spettacolari prove sulle piste da sci preparate per l’occasione. Ma non è facile la vita degli skialper in zona: dalla delibera provinciale che dà il via alla nuova pista Plaza - con lavori, ruspe e sbancamenti in arrivo in piena zona di protezione ambientale europea Sic - si evidenzia che c’è un «problema antropico», e cioè quello del possibile aumento di scialpinisti nella zona. Che vanno fermati a tutti i costi.
La «Riqualificazione e potenziamento della proposta turistica nell’area di Pinzolo - Madonna di Campiglio, proposto da Funivie Pinzolo S.p.a.» che comporterà «la sottrazione di circa 8,5 ettari di soprassuolo costituito da formazioni a prevalenza di abete rosso e faggio» secondo la delibera crea un problema di «infrastrutturazione, carico antropico e sci fuoripista: l’apertura della stazione intermedia dell’impianto Pinzolo-Campiglio per la salita e la discesa degli usufruitori (sia estivi, sia invernali) desta preoccupazioni in merito all’aumento del carico antropico nella zona di Plaza e nelle vicine valli. Analogamente sono emerse preoccupazioni in merito al possibile sviluppo infrastrutturale dell’area di Plaza. L’apertura delle stazione di Plaza potrebbe portare ad incrementare lo sci fuoripista e il conseguente disturbo della fauna».
È davvero singolare che la realizzazione di una nuova pista da sci sia conforme al Piano Parco ed alla valutazione di Impatto Ambientale e e invece il problema siano gli scialpinisti (e i ciaspolatori). Ma la delibera provinciale ha trovato la soluzione: «Sono necessarie misure finalizzate a limitare il rischio di intensa frequentazione sciistica dell’area Corna rossa/Vallesinella. L’azione repressiva andrebbe accompagnata da una convinta campagna informativa/comunicativa, concertata con le società impiantistiche di Pinzolo e di Madonna di Campiglio, che punti non tanto sulla negatività del divieto quanto sui valori positivi che si devono tutelare e che contribuiscono all’unicità dell’esperienza sciistica in un Parco naturale, facendo leva su messaggi immediatamente comprensibili e accattivanti». Quindi: azione reprtessiva, ma con gentilezza e tatto. Una tautologia.
Non solo: «Va tuttavia evidenziata la necessità di definire specifiche, inequivocabili misure tutelari finalizzate al divieto della pratica dello sci fuori pista e scialpinismo in quell’area, misure che potrebbero eventualmente essere sancite dal Parco tramite la propria pianificazione. In alternativa, non resterebbe che proporre il posizionamento, per quanto di complessa attuazione, delle reti atte ad interdire il passaggio degli sciatori fuoripista, come peraltro propone il Parco per la zona di Grual, esteso anche alla zona del Grostè, lungo i margini della pista Corna Rossa. Più complesso è intervenire nei confronti della frequentazione turistica massiva dell’area di Valagola e Val Brenta inibendo lo sviluppo di tracciati estivi e invernali riferibili ad attività con utilizzo di mountain bike, e di ciaspole/sci alpinismo».