Qualità dell'aria in Trentino Appa: attenzione all'ozono
I dati raccolti dalla rete provinciale per il controllo della qualità dell’aria nel mese di aprile hanno evidenziato un indice di qualità dell’aria moderato.
Durante lo scorso mese, infatti, informa una nota dell’Appa di Trento, in tutte le stazioni della rete e per tutti gli inquinanti monitorati sono state rilevate concentrazioni inferiori ai limiti normativi.
Per quanto riguarda le polveri sottili Pm10, l’indice di qualità risulta discreto. In tutte le stazioni la media giornaliera non è mai stata superiore a 30 nanogrammi su metro cubo, a fronte del limite posto a 50 nanogrammi su metro cubo.
Per quanto riguarda l’inquinante ozono - informa ancora la nota - si registra un normale innalzamento delle concentrazioni, legato all’aumento della temperatura e della radiazione solare, e tipico di questo periodo dell’anno.
Con il mese di aprile, infatti, inizia il periodo di attenzione che si protrarrà fino alla fine di settembre, per questo è prevista una rendicontazione mensile dei superamenti delle soglie di informazione e di allarme.
Per quanto riguarda i valori di aprile, le concentrazioni, seppur in aumento rispetto ai mesi invernali, risultano molto inferiori al valore indicato come soglia di informazione.
«I motivi che rendono necessari il monitoraggio dell’ozono e la riduzione delle sue concentrazioni in atmosfera sono numerosi», si legge nel sito dell'Appa.
«La presenza di elevati livelli di ozono, a causa del suo alto potere ossidante (per effetto dell’ossigeno nascente che si libera quando la molecola si dissocia), danneggia la salute umana, ma anche quella degli animali e delle piante (ne influenza la fotosintesi e la crescita, entra nel processo di formazione delle piogge acide, con danni alla vegetazione ed ai raccolti), deteriora i materiali(danni al patrimonio storico-artistico) e riduce la visibilità.
Per quanto riguarda gli effetti sulla salute dell’uomo, al momento non sono ancora ben note le conseguenze “croniche”, derivanti cioè da una lunga esposizione a basse concentrazioni di ozono. Gli effetti “acuti” più evidenti sono la forte azione irritante alla mucosa degli occhi, infiammazioni ed alterazioni a carico dell’apparato respiratorio (soprattutto naso e gola, con tosse, difficoltà respiratorie, sensazioni di affaticamento e perfino edema polmonare) ed un senso di pressione sul torace. Concentrazioni particolarmente elevate possono portare anche ad alterazioni delle funzioni respiratorie, ad un aumento della frequenza degli attacchi asmatici, ad una diminuzione della resistenza alle infezioni batteriche polmonari, all’insorgere di malattie dell’apparato respiratorio ed al peggioramento di patologie, già in atto, di tipo respiratorio (polmoniti croniche ostruttive, bronchiti croniche, asma, enfisema polmonare) e cardiaco (ischemia del miocardio).
Le più recenti indagini mostrano che lo smog estivo ed il forte inquinamento atmosferico possono portare ad una maggiore predisposizione ad allergie delle vie respiratorie.
I rischi dipendono dalla concentrazione di ozono presente e dalla durata, dalla modalità dell’esposizione e dal volume totale di aria respirata. Ad esempio in caso di sforzi fisici l’azione irritante risulta più intensa e le prestazioni fisiche possono diminuire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) la funzione respiratoria diminuisce in media del 10% nelle persone sensibili che praticano un’attività fisica all’aperto se la concentrazione dell’ozono nell’aria raggiunge 200 µg/m3.
In generale occorre ricordare che gli effetti dell’ozono sono contraddistinti da grandi differenze individuali e gli eventuali disturbi sanitari non hanno carattere cumulabile, ma tendono a cessare con l’esaurirsi del fenomeno di concentrazione acuta di ozono.
I soggetti più sensibili al fenomeno sono i bambini, gli anziani, le donne in gravidanza, chi svolge attività fisica o lavorativa all’aperto. I soggetti a rischio sono le persone asmatiche, con patologie polmonari o cardiache.
I danni da esposizione ad ozono, soprattutto nei soggetti a rischio e maggiormente sensibili, si possono manifestare attraverso:
- irritazioni alla mucosa degli occhi;
- infiammazioni ed alterazioni a carico delle vie respiratorie (tosse, difficoltà respiratorie, sensazioni di affaticamento);
- diminuzione della resistenza alla infezioni batteriche polmonari;
- peggioramento delle patologie respiratorie o cardiache già in atto (polmoniti croniche, asma, enfisema polmonare, ischemie al miocardio).
Per ridurre la sensibilità individuale all’esposizione da ozono, nella stagione estiva è consigliabile integrare la propria dieta con cibi ricchi di sostanze antiossidanti come quelli ricchi di vitamine C (pomodori, peperoni rossi e verdi, patate, verdure a foglie verdi, agrumi) ed E (uova, olio di oliva, asparagi, noci, germe di grano). Importante anche il contributo fornito dal Selenio presente in alcuni degli alimenti già elencati ma anche nel tonno, nei molluschi, nelle cipolle, nel lievito di birra.
L’ozono è, fra gli inquinanti atmosferici, quello che svolge una marcata azione fitotossica nei confronti degli organismi vegetali, con effetti immediatamente visibili di necrosi fogliare ed effetti meno visibili come alterazioni enzimatiche e riduzione dell’attività di fotosintesi.
Essendo inoltre un forte ossidante, l’ozono può provocare danni anche ai materiali, provocandone la riduzione delle caratteristiche di resistenza meccanica».