Il ritorno delle lucciole grazie anche al gran caldo
Vederle è uno spettacolo. La magia di quelle piccole luci a intermittenza pareva essere solo un lontano ricordo. Poi l’inquinamento luminoso, la scarsa frequentazione di ambienti naturali (meglio il bar del biotopo, per intenderci), l’avanzamento del bosco, l’uso di pesticidi in aumento, la “passione” per il decespugliatore, che ha ridotto la vegetazione spontanea, hanno reso rarissima la possibilità di vedere questi splendidi insetti. Particolarmente amati anche perché, in estate, le loro cugine sono le odiatissime zanzare e quindi la preferenza di ciascuno di noi è ovvia.
In questi giorni, nonostante tutto, se ne vedono molte di più. Non ovunque e non sempre, ma la sensazione e una serie di segnalazioni fanno pensare a un possibile ritorno. O almeno a un aumento. Ma tra sensazioni e scienza, come sempre, c’è chi ne sa più di noi. E ci spiega.
«Le questioni sono principalmente due - racconta Paolo Fontana, entomologo della Fondazione Mach -: la prima è che in generale abbiamo meno occasioni per vederle, per colpa dell’inquinamento luminoso. Ormai ci sono luci e lampioni ovunque, anche nelle strade secondarie. E poi l’uso di diserbanti e pesticidi, che hanno ridotto la presenza sia delle lucciole sia delle piccole chiocciole di cui si nutrono. Per questi motivi localmente c’è stata una riduzione. Ma andando in zone naturali favorevoli se ne possono vedere ancora e, probabilmente, in queste serate molto calde si fanno delle passeggiate dopo cena per cercare refrigerio e se ne vedono di più. E, sempre per il caldo, si usano meno le luci».
Della stessa opinione Alessandra Franceschini, Tecnico specialista nella sezione zoologia degli invertebrati e idrobiologia. «Anche personalmente ne ho viste di più ultimamente. Dico in generale, perché non ci sono dati specifici e la mia competenza è più orientata agli insetti acquatici, ma penso che sia determinate la condizione climatica, con temperature elevate e un’umidità di un certo tipo. Per fare un’analisi completa bisognerebbe capire con esattezza perché sono scomparse e perché e dove sono ricomparse: magari può essere che un campo di mele sia passato a un tipo di trattamenti biologici, e questo favorisce un ritorno delle lucciole».
Il luogo ideale per vedere questi insetti sono i prati. Ma, come detto, solo con determinate condizioni. A tal proposito l’avanzamento del bosco ha ridotto parecchio queste aree. Anche se i danni di Vaia potrebbero averne creati di nuovi.
«Per quanto riguarda Vaia - commenta Fontana - bisogna aspettare almeno un anno per vedere gli effetti in questo senso. L’unica cosa certa è che ci saranno ripercussioni sulla biodiversità, ma vedremo in quale senso. Comunque prati e margini di prati sono il territorio ideale, ma anche i boschi possono essere frequentati da alcune specie. In tal senso io credo che dovremmo lasciare un po’ più di vegetazione spontanea: dovremmo apprezzare la natura nel suo sviluppo e non usare il decespugliatore appena c’è dell’erba alta dieci centimetri, soprattutto in determinate zone. Questo perché le praterie sono ambienti nei quali la biodiversità può svilupparsi in maniera molto superiore rispetto ai boschi».
Ultima questione, decisamente più scientifica: molto lo sapranno già, ma i giochi di luce a intermittenza di quegli insetti sono in realtà un richiamo sessuale.
«I maschi e le femmine - spiegano i due scienziati - si trovano e per accoppiarsi e si lanciano una serie di segnali luminosi. Una sorta di dialogo sessuale, che varia a seconda delle varie specie. A volte volano entrambi i sessi, a volte le femmine restano a terra in attesa di risposte e poi ci sono insetti predatori che imitino i richiami delle lucciole per mangiarsele. Diciamo il tipico adescamento».
Restando in tema di insetti, ma virando sulle più “antipatiche” zanzare, Alessandra Franceschini fa il punto.
«Attenzione a dire che quest’anno ce ne sono meno. Di sicuro la stagione non è partita presto, ma credo che gli ultimi giorni di caldo intenso abbiano portato a un incremento. La tendenza negli ultimi anni è quella di una partenza lenta e poi di un picco: quello più potente è fissato tra metà agosto e metà settembre, ma potrebbero essercene altri. Noi teniamo monitorato con le ovitrappole, ma a volte basta spostarsi di pochi metri perché i dati cambino».