In giro non c'è nessuno: tornano cervi e caprioli in città e al loro seguito anche i lupi
Nelle zone rurali dell’Abruzzo (ma ormai è così in tutta Italia, dalle Alpi agli Appennini) sono ormai dappertutto perché seguono le prede selvatiche, cinghiali e caprioli che hanno ricolonizzato aree dove non erano più presenti fino a 20-30 anni fa. E quando la presenza dell’uomo si fa meno evidente, raggiungono anche aree periurbane o urbane. I lupi sono avvistati con sempre maggiore frequenza, in questi giorni di ridotta mobilità, anche nelle città della costa abruzzese, l’ultimo l'altra sera a Montesilvano Colle (Pescara). Come mai?
«Il lupo sa valutare se l’uomo è presente e se costituisce una minaccia» spiega all’ANSA Simone Angelucci, responsabile veterinario del Parco Nazionale della Majella, ricordando che molti allevamenti non sono predati proprio perché c’è il pastore, oltre ai cani.
«Il dato ecologico forte - precisa - non è solo la reintroduzione di questi animali sul territorio, ma l’abbandono che riguarda aree non solo della Marsica, di Majella, Gran Sasso o Sirente. I cambiamenti nel mondo agricolo hanno portato ad abbandonare ampie aree di territorio nelle zone periurbane e il bosco che ormai penetra nelle città offre cespuglieti come ottimo rifugio per ungulati».
Sulla Majella, racconta Angelucci, «abbiamo 10 branchi di lupi con una struttura sociale molto consolidata, dai 7-8 individui a 12-14 per branco. Nelle aree montane appenniniche sopravvivono grazie all’abbondanza di prede selvatiche, cinghiali per il 70-80% della dieta, poi caprioli e cervi. Ci sono periodi dell’anno, come questo, in cui i maschi giovani, di 1 o 2 anni, vengono allontanati dal branco per mantenere l’equilibrio. È il periodo degli amori, gli animali cominciano a scegliere la tana, per il parto previsto nella seconda metà di maggio. I lupi giovani, quindi, abbandonano il branco e si spingono fino ad aree collinari o periurbane».
In queste zone, spiega ancora Angelucci, possono trovare le loro prede, caprioli e cinghiali che hanno scelto come rifugio quei terreni incolti dove negli ultimi trent’anni si sono riformati piccoli boschi, «copertura idonea per ungulati che in collina utilizzano come risorsa alimentare campi coltivati. Recenti studi spiegano anche la loro presenza in queste zone perché si sentono più protetti dai loro aggressori naturali».
Cosa fare se ci si imbatte in uno di questi animali? «Non vanno minacciati, né lupi né caprioli o cinghiali - risponde Angelucci - Solitamente si allontanano se vedono le persone. Se invece dovessero avere un comportamento troppo confidenziale non vanno sfidati, ci si allontana gradualmente, senza mostrare paura o aggressività».
Per i lupi confidenti, a volte li abbiamo seguiti perché «giovani, in difficoltà fisica e quindi nutrizionale, mentre si avvicinavano alle abitazioni per avere cibo di origine antropica».