Clima, l'Atlantico mai così caldo da 3.000 anni
Se ci fosse ancora bisogno di una conferma del cambiamento climatico in atto e dei suoi effetti, arrivano due nuovi studi a dimostrarlo. Il primo, dell’università del Massachussets e pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas), indica che l’ultimo decennio è stato il più caldo per l’oceano Atlantico settentrionale negli ultimi 2.900 anni. Il secondo, un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (Unsdir), mostra come il cambiamento climatico sia il principale responsabile del raddoppio dei disastri naturali nel mondo in vent’anni. “Il riscaldamento climatico degli ultimi 150 anni sta modificando in modo sostanziale il pianeta. Quest’ultimo è il periodo più caldo mai registrato prima, in un arco temporale così lungo, di ben 3.000 anni”, osserva il fisico Massimiliano Pasqui, del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), commentando lo studio sull’Atlantico del Nord.
Attraverso l’analisi dei sedimenti del lago canadese South Sawtooth Lake, i ricercatori americani hanno ricostruito le variazioni delle temperatura superficiale marina con una profondità mai raggiunta prima. L’indice usato si chiama Amv (Atlantic Multidecadal Variability) e “tiene conto di come variano le temperature superficiali marine nel loro complesso, determinando alcuni fenomeni climatici su più anni”, continua Pasqui. La variabilità del Nord Atlantico è molto lenta e dura parecchi anni, con oscillazioni che possono andare dai 10 ai 40 anni, determinando periodi di siccità o piovosità, e con ripercussioni su Nord America, Europa e tutta la Russia. I ricercatori hanno confermato non solo “che queste oscillazioni delle temperature atlantiche durano da almeno 3.000 anni, e quindi sono una caratteristica fondamentale del pianeta - prosegue Pasqui - ma anche che quest’ultimo decennio è stato il più caldo mai registrato in un arco temporale così ampio”. Dati che indicano anche come sarà il cambiamento climatico futuro, “con un aumento del caldo estivo e della siccità invernale”. Gli effetti sono già ben visibili, come evidenzia il rapporto dell’Unsdir: dal 2000 sono state registrate 7.348 calamità naturali (per un costo stimato in quasi 3mila miliardi di dollari) che hanno ucciso più di 1,2 milioni di persone.
“Il Covid-19 ha reso i governi e l’opinione pubblica consapevoli dei rischi che ci circondano. E l’emergenza climatica può essere anche peggiore”, ha detto il segretario generale dell’Unsdir Mami Mizutori. La progressione dei disastri naturali è principalmente legata all’aumento dei disastri climatici, passati da 3.656 (1980-1999) a 6.681 (2000-2019). I costi delle catastrofi naturali sono stati stimati in almeno quasi 3 miliardi di dollari dal 2000 ma l’importo reale è più alto perché un gran numero di Paesi, soprattutto in Africa e in Asia, non fornisce informazioni sull’impatto economico. Per il prossimo decennio, l’Onu ritiene che il problema peggiore saranno le ondate di caldo.