Notte di veglia aspettando l'orso Flavon, Elena Guella fa la guardia per difendere la vacca e il bue
Una notte al freddo, a vegliare su una stalla.
Non stiamo parlando di un presepe vivente, ma della convivenza con l'orso. A Flavon, in particolare, dove tra domenica e lunedì Elena Guella ha infilato in auto sacco a pelo, frontale, un thermos e si è piazzata davanti alla struttura in cui sono custoditi Petra e Norman, la vacca e il bue che alleva assieme al compagno.
«Nei giorni precedenti - racconta Guella - l'orso aveva predato un vitello in una stalla in paese. Domenica mattina avevamo potuto notare come le sue tracce fossero ben evidenti nella neve attorno alla nostra. Prima che si mettesse male per i nostri animali, abbiamo deciso di evitare che potessero diventare il suo pasto, optando per la sorveglianza attiva. Abbiamo informato la forestale e poi mi sono preparata per la notte».
L'orso però non è arrivato: «Verso le 2 del mattino si è sentito qualcosa. Non era lui, ma la vacca incuriosita dall'auto e dalla mia presenza. È stata una notte particolare, di attesa, ma non di tensione, direi più di calma, assieme ai nostri animali».
Un particolare che spicca, in tutta la vicenda, è che Elena Guella è anche vicepresidente della Sat. E proprio una decina di giorni fa il direttivo aveva illustrato dalle pagine dell'Adige le proprie posizioni sulla convivenza tra uomo, zootecnia e grandi carnivori suscitando la risposta piccata di Mauro Fezzi , che aveva definito "soloni" i membri del direttivo della Sat definendo insolente il modo in cui affrontava il tema.
«Non è certo per replicare a quella lettera, i cui toni ci hanno sorpreso, che ho trascorso una notte in auto, ma per il bene delle mie bestie. Certo, forse l'occasione è buona per ribadire come coloro che sostengono la convivenza tra tutte le specie che abitano la montagna non sono persone che vivono in città, non hanno mai visto una stalla e hanno in testa un'idea bucolica e irreale delle fatiche del lavoro in montagna. Ma anzi, spesso conosce benissimo queste realtà. Il mio compagno e io non alleviamo per lavoro, ma per passione, questo va detto, ma credo sia una differenza che non conta troppo».
La stalla della coppia si trova a qualche centinaio di metri dalle case, tra i meleti: «Tracce del passaggio di orsi ne abbiamo sempre viste, negli anni, non è una novità. Mai però così a ridosso della stalla. Questa volta il pericolo per i nostri animali è concreto. Ci diamo da fare, facciamo quello che dobbiamo loro e possiamo. L'orso fa il suo, a noi il compito di difendere ciò a cui teniamo».
Il 9 dicembre, dopo l'uccisione del vitellino da parte dell'esemplare che si sta aggirando nella zona del Contà, gli uomini del Corpo forestale della Provincia erano intervenuti per far allontanare l'orso, sparandogli contro proiettili di gomma per dissuaderlo a lasciare le zone urbanizzate e tornare tra i boschi alle pendici del gruppo del Brenta ma, evidentemente, i morsi della fame si fanno sentire in maniera più convnicente anche dei pallettoni. Intanto Petra e Norman hanno trovato spazio in appositi box e per qualche mese staranno al chiuso, almeno fino a quando l'orso non deciderà di andare in letargo, cosa che i protagonisti di questa storia - bipedi e non - sperano avvenga in fretta.