Il gipeto Pierrò si è stabilito in Trentino: dal Monte di Mezzocorona a Lavarone vola il gigante dei cieli
TRENTO - Un gipeto (nella foto di Renato Grassi) da circa tre mesi vola nei cieli del Trentino. Evento non infrequente vedere un gipeto nei nostri cieli, gli avvistamenti sono una trentina l'anno, ma è davvero raro che la sua permanenza sul nostro territorio continui così a lungo, perché si tratta di un rapace erratico, portato a spostarsi di frequente. Lui si chiama Pierro, con l'accento sulla o, ha circa due anni di vita e proviene dalla Francia. Un sistema radio Gps collocato vicino alle sue ampie ali permette di localizzarlo ai ricercatori che lo seguono e lo studiano.
Si tratta di esperti di diversi Paesi. Il progetto relativo ai gipeti, che appartengono alla famiglia degli avvoltoi, è coordinato dal Parco nazionale dello Stelvio. Enrico Bassi, naturalista, di Bormio, ne è il responsabile: «Il gipeto Pierro è arrivato in Trentino ai primi di dicembre e il caso più unico che raro è che sia ancora qui. È partito dalle Alpi francesi, ha sorvolato le Alpi Marittime, l'Appennino emiliano verso Piacenza, ha passato una notte in piena Pianura Padana, un'altra sui Colli Euganei, arrivando nel Bellunese e poi in Trentino». Dove è stato avvistato a Mezzolombardo, Mezzocorona, in Valsugana, sull'Alpe Cimbra, dove staziona nelle ultime settimane, nella zona tra Carbonare e Forte Cherle.
«L'altra singolare novità - aggiunge Bassi - è la presenza del gipeto in zone ad alta densità urbana. Significa che ha trovato cibo e un buon ambiente».
Paolo Pedrini, zoologo del Muse specializzato in avifauna, conferma: «Il gipeto Pierro si è aggirato anche a pochi passi da Trento, lungo le pareti del Bondone. Una vera e propria sorpresa ambientale. Un buon segno per la qualità del nostro ambiente».
Il gipeto è un animale necrofilo. Si nutre, cioè, principalmente di carcasse animali. Si ferma dove si concentrano tanti ungulati selvatici. Quest'anno le abbondanti nevicate cominciate già a fine novembre hanno falcidiato parecchi ungulati, fornendo cibo al gipeto. Che in Trentino non è abitualmente presente e ha trovato insospettabili spazi vitali.
In Alto Adige regolarmente ci sono tre coppie di gipeti che nidificano. In più, nel nostro territorio, la minor pressione della caccia, attenuata lo scorso autunno dalla prevenzione del Covid, ha ulteriormente arricchito l'ambiente trentino di prede.
Il gipeto, in particolare, si nutre di ossa di carcasse. «Ai primi di dicembre - racconta Paolo Pedrini del Muse - lo avevamo visto vicino alla funivia del Monte a Mezzocorona, tanto che avevamo pensato fosse debilitato o in difficoltà. Invece ha semplicemente dimostrato di avvicinarsi volentieri alle zone antropizzate».
Il gipeto Pierro è monitorato e seguito dai ricercatori, dalle stazioni forestali, dall'associazione cacciatori con i propri guardacaccia e da tanti birdwatcher amatoriali sul territorio.
«I gipeti si spostano grazie allo sfruttamento di correnti ascensionali e termiche - spiega Pedrini - e sono più dinamici delle aquile. Verso i 5-6 anni formano una coppia. È affascinante che questo giovane esemplare sia entrato a far parte dell'ecosistema trentino. Stambecchi, cervi e camosci arrivano sempre più nei fondovalle e di conseguenza anche il gipeto»
.«I gipeti - aggiunge Enrico Bassi del Parco dello Stelvio - hanno le loro zone di rispetto. Se le contendono tra loro, ma Pierro in Trentino non ha trovato rivali. Se trova cibo si ferma. Per dimensioni e tipologia di volo i gipeti determinano reazioni di altri rapaci concorrenti. Altri gipeti o aquile reali, che li cacciano dal proprio territorio».
L'apertura alare di un gipeto arriva anche a tre metri. La lunghezza può superare il metro e il peso arriva a circa 7 chilogrammi.Si era estinto ai primi del Novecento e negli anni Novanta è stato reintrodotto sulle Alpi. Ma prima d'ora difficilmente aveva abbandonato, per così tanto tempo, le valli e le cime più interne dell'arco alpino, salvo poche eccezioni. Il gipeto Adonist, anni fa, ad esempio, era arrivato dalle Alpi fino all'Ucraina.