Ambiente/ L’opera

Lunghissimo articolo sull’elettrodotto della Marzola (ma con tante cose che dovreste sapere)

Si può interrare? Quanto bosco sarà tagliato? Ci sono rischi di radiazioni? Come saranno i tralicci? Storia di un progetto di cui si parla da 20 anni, ma del quale la popolazione sa veramente poco: ecco l’approfondimento del PD di ieri sera

LE FOTO: Paesaggio "prima e dopo" dalla domanda di VIA

 

 

di Gigi Zoppello

TRENTO. Ho 62 anni, sono residente a Trento, e come giornalista credo di essere mediamente ben informato dei fatti. Eppure del nuovo elettrodotto della Marzola, fino a poche settimane fa, non avevo mai sentito parlare. Colpa mia. E così, come per me, è stato per la quasi totalità della popolazione del capoluogo. Eppure l’iter per questa opera richiesta da Terna è iniziato vent’anni fa, e se ne parlava (fra amministratori e politici) anche prima.

Della vicenda si è occupato ieri sera con una lunga diretta facebook il Circolo PD della Marzola (Povo e Villazzano), che ha portato il contributo di diversi esperti. Ma che alla fine è arrivata alla conclusione che – forse – è mancata proprio la comunicazione. Perché, come ha detto un relatore, “sarebbe stato meglio che il politico illustrasse il progetto alla popolazione prima di decidere, e non trovarsi la cosa già fatta senza averne potuto discutere”.

Ma adesso è troppo tardi? Ormai le autorizzazioni sono state concesse e Terna ha tutto il diritto di iniziare i lavori. Anche se pure su questo non tutti concordano.

La serata è iniziata con il riassunto di Alessandro dal Rì, consigliere comunale del PD a Trento, che ha ricordato il lungo iter del progetto. Che ha inizio ufficialmente nel 2001 con la stipula fra Provincia Autonoma di Trento e Terna di una bozza di accordo per rifare l’eletrodotto a media tensione Borgo Valsugana-Lavis.

Che c’entra? C’entra perché nell’avviare l’iter per quella linea, la Provincia chiede a Terna di inserire anche l’ammodernamento e “delocalizzazione” delle vecchie linee Lavis-Mattarello. In sostanza, su pressione del Comune di Trento, si chiede a Terna di procedere anche all’allontanamento degli elettrodotti dalla città di Trento, che si trovano ormai in piene aree urbanizzate.

Stiamo parlando dei grandi tralicci che si trovano all’imbocco nord della città (zona fra Canova e Roncafort) e dei tralicci a Cristo Re, fra Ponte San Giorgio e la collina di Martignano. Che il nuovo elettrodotto della Marzola consentirebbe di eliminare. E’ comprensibile: quelli erano gli anni in cui la protesta dei cittadini che avevano (ed hanno) le linee elettriche sopra le case era molto forte.

Il via all’iter è poi del 2004 con un primo Protocollo d'intesa per istituire un “Tavolo tecnico di intesa”. Ma passano anni prima del successivo atto: nel 2009 è la giunta comunale di Trento che approva il Protocollo d'Intesa per la nuova linea 132 Kwh che riclassifica la linea 290 Borgo – Lavis (interessando molti comuni, da Piné a Pergine, Civezzano, Trento).

L’anno dopo, nel 2010, la firma del Protocollo d’intesa definitivo fra Provincia, sindaci e Terna, più l’amministratore delegato di Stet. Il Protocollo parla di un progetto di “delocalizzazione e declassamento”.

Nel 2014 Terna presenta domanda al Ministero dello Sviluppo Economico ed al Ministero dell’Ambiente per autorizzazione a costruzione ed esercizio del nuovo elettrodotto. E nel contempo presenta la domanda dii Valutazione di Impatto Ambientale (nazionale). Le vicende dell’elettrodotto sono quindi strettamente connesse fra quelle del tratto Borgo-Lavis (con particolari criticità fra Pergine e Civezzano) e quelle della Marzola. Contemporaneamente la Provincia apre l’ istruttoria per i pareri dei Servizi provinciali e degli enti locali

E a Trento? Nel 2015 il Consiglio comunale di Trento concede parere favorevole, con alcune prescrizioni richieste, in particolare per la salvaguardia del dosso di San Rocco di Villazzano (zona di vigneti di pregio e verde pubblico), chiedendo a Terna nel contempo di valutare anche l’interramento del tratto Cimirlo-rifugio Maranza in tracciato parallelo alla strada. Nello stesso atto si chiede a Terna di porre il “massimo rispetto dell'alberatura, di evitare nuove strade di accesso, di non intaccare con limitazioni agli usi civici presenti, e infine di rivedere la progettazione del tratto Trento Sud relativamente ai tralicci (sostegni 244 e 245); e infine di provvedere alla rimozione dei tralicci dei vecchi elettrodotti dismessi”.

E’ anche il frutto dell’unica vera opposizione, che viene condotta da Italia Nostra di Trento. In particolare presenta delle osservazioni alla VIA, soprattutto sul tratto di San Rocco-Casteller. Ma osservazioni vengono presentate anche da un Comitato locale, e da due privati.

Terna mette mano al progetto e accetta la modifica di quella parte: fra san Rocco e il Casteller, l’elettrodotto sarà interrato. Ma poco si parla del bosco della Marzola. Da ottobre 2014 il “riassunto non tecnico” è consultabile sul sito del Comune di Trento.

La Valutazione di Impatto Ambientale nazionale arriva con parere positivo nell’agosto 2017 e tutta la documentazione relativa è pubblicata sul sito del Ministero.

Non avete tempo per andarvela a cercare? Ecco qui il linlk diretto a tutti i documenti. Sono circa 60 documenti, per centinaia di pagine. 

A quel punto si riattiva la domanda di autorizzazione alla costruzione dell'APRIE, depositata al Comune di Trento e pubblicata all’Albo municipale dal 20 febbraio al 7 marzo 2019.  Per 15 giorni la domanda autorizzativa è esposta all’Albo di palazzo Thun.

Infine, di pochi giorni fa, l’approvazione dell’autorizzazione da parte di APRIE: Terna può iniziare i lavori.

Fin qui la ricostruzione storica di Dal Rì. Che ad una domanda precisa spiega che i tralicci sulla Marzola saranno 42, con una altezza ognuno dai 24 ai 42 metri, varia, in base all'orografia interessata.

Il primo intervento è del fisico Mirco Elena, che durante tutta la serata continuerà a commentare ogni singolo intervento degli esperti con un suo personale “riassunto”. Ad esempio nella prima fase, interviene per affermare che “considerando i tracciati degli elettrodotti da eliminare, passiamo da 66 km di elettrodotti in città, a 22 km di nuovi, non mi pare male”.

Poi il contributo di un tecnico, esperto di progettazione di impianti elettrici, l’ingegner Paolo Palmieri, il quale ha illustrato lo stato dell’arte per quanto riguarda gli elettrodotti oggi. In sostanza, ha illustrato la differenza fra un impianto “aereo” (cioè cavi sospesi su tralicci) e un impianto “interrato”. Che è un po’ il nocciolo della questione: perché Terna (e chi ha concesso il via libera) non ha considerato l’ipotesi di un elettrodotto interrato, quindi meno impattante?

Da Palmieri una informazione interessante: se il problema è quello dei campi elettromagnetici generati dall’elettrodotto, occorre sapere che un elettrodotto interrato – con scavo di 1,60 metri – non è schermato dal terreno. Quindi il campo magnetico, anche di un elettrodotto interrato, si estende da 2 metri e mezzo e fino a 5 in ogni direzione. Quindi, come dirà Mirco Elena in un altro intervento, “magari se interriamo, poi una famigliola si trova a passeggiarci sopra esposta al campo magnetico”.

Ma non è il solo problema: l’interramento – secondo Palmieri – per i rilevanti lavori dio esbosco e di scavo, porta anche a “servitù importanti” che vanno valutate. Al che interviene Mirco Elena per ricordare che, a suo parere, “anche per realizzare l’elettrodotto aereo non è che viene fatta tabula rasa del bosco”.

Palmieri ricorda soprattutto che è una questione di costi: interrare un elettrodotto costa molto, da 3 a 5 volte di più che passare con i tralicci.

C’è però un fronte di contrari, e la parte dell’avvocato del diavolo nel dibattito del PD la fa Andrea Rossato, giurista, e presidente del Comitato Interriamo l'Elettrodotto (che si è occupato negli anni scorsi soprattutto del tracciato Pergine-Civezzano).

Il quale affronta subito il nodo dei costi dell'interramento: “Per questo progetto - io mi occupo soprattutto del tratto Civezzano-Pergine – il progetto che Terna deve presentare, deve contenere uno studio analisi costi-benefici. Lo fanno, nella VIA, affidandolo ad uno studio esterno, lo studio associato Ferrarini; ebbene, su 550 pagine circa di relazione tecnica, Terna dedica all’analisi costi-benefici mezza facciata. E ci dice che si tratta di un progetto di “razionalizzazione, ricollocazione e declassamento” . In realtà come sappiamo si tratta di due progetti distinti: quello Lavis-Trento e quello Borgo – Lavis. Per quanto riguarda la Marzola, Terna afferma che il nuovo elettrodotto porterebbe ad una perdita di 14 GigaWatt ora l'anno, cioè al risparmio di 6.200 tonnellate di Co2 disperse in aria”. E l’interramento? “Per quanto riguarda la linea a 380 mila Volt Pergine-Civezzano – dice Rossato - Terna scrive che c'è un motivo tecnico che non rende possibile l’interramento; mentre per la delocalizzazione in Marzola non vi è alcuna ragione tecnica”.

Quindi, cosa dice l’analisi costi-benefici? Rossato ricorda che “I costi di un elettrodotto sono molti, a cominciare dai costi della costruzione: un elettrodotto aereo costa meno, interrato di più. Abbiamo dei criteri: l'interrato costa da 3 a 10 volte quello aereo. Ma il costo maggiore, è economicamente vantaggioso o meno? Secondo me, oltre alla costruzione, vanno visti anche i costi esterni di un elettrodotto: cioè vanno valutati i costi ambientali, i costi paesaggistici, e via dicendo”.

Rossato fa un esempio: “In Alta Valsugana l’APT spende 1 milione 500 mila euro all'anno per promuovere le bellezze paesaggistiche dell'Alta Valsugana: esse hanno un valore, e l’APT lo conferma ottenendo la certificazione europea per il Turismo Green”. Quindi si chiede il Comitato: se un elettrodotto sminuisce il valore del paesaggio, i soldi investiti nella promozione e nella certificazione, vengono in qualche modo inficiati? Anche questo sarebbe un danno, e andrebbe messo nella valutazione.

Per Rossato, ad esempio, esistono ormai consolidate pratiche di valutazione del danno: hanno un costo i disboscamenti? Esistono – e Terna ha un centro di ricerca che collabora a livello internazionale con una miriade di soggetti titolati ed esperti - dei criteri per valutarli. “Allora uno si attende che Terna presenti una analisi costi-benefici, includendo anche questi costi esterni. Ma di questo non si parla nel progetto Terna. Noi abbiamo calcolato che i maggiori costi dell'interramento, variano da 3 a 5 volte tanto, sui 7 milioni ipotizzati.… Possiamo fare una valutazione sulla convenienza dell'interramento solo se valutiamo tutti i costi.

Se io interro, non è che devo necessariamente disboscare: posso passare per percorsi alternativi. Dal Rì parlava dell'autorizzazione... ma la Sottocommissione Paesaggistica ha avanzato dei seri dubbi: ha detto a Terna “dovreste anche presentare un progetto alternativo di interramento al fine di farci valutare l'alternativa (2015). E Terna risponde con uno studio dell'interramento, di 9 pagine... in cui parla genericamente dell'Italia che è un Paese a rischio idrogeologico”.

Rossato è preciso nell’analisi: “Nello stesso momento in cui presenta queste paginette, Terna presenta un progetto di elettrodotto in Val di Resia, e la Provincia di Bolzano gli chiede un progetto di interramento; ecco che allora nello stesso momento, Terna in Alto Adige mostrava quanto le sue tecnologie di interramento fossero avanzate e con costi molto contenuti… Io vedo interrare in Alto Adige, vedo interrare in Veneto, in contesti non urbanizzati, e nelle carte di Terna vedo documenti a favore dell'interramento dove le è conveniente; ma contro l'interramento dove non le conviene... è un controsenso” dice Rossato.

Perché? “Il perché lo so, se leggiamo il Protocollo d'intesa del 2009... all'articolo 6 gli enti locali trentini si impegnano a confermare (…) la propria posizione favorevole attraverso l'approvazione degli atti, e questo prima ancora di vedere il progetto! Cioé Comuni ed enti si sono impegnati a approvare a scatola chiusa il progetto che Terna avrebbe presentato, a prescindere”.

Perché Terna in altre zone è favorevole all'interramento e qui no? “Terna è una spa... che risponde a dei soci, Cassa Depositi e Prestiti in primis – risponde Rossato – e Terna fa giustamente gli interessi dei suoi soci: quando trova un contesto politico sociale che le consente di risparmiare, risparmia; ma quando trova un contesto che le prescrive di attenersi alla salvaguardia dell'ambiente, Terna fa quel lavoro”.

Una conclusione sui costi: “Se l'interrato costa 5 volte di più, facendo il calcolo dei KWH trasportati in rapporto al costo al consumo del KWH il maggior costo per Terna si ammortizza in 15 giorni. La vita di un elettrodotto aereo è di è 80 anni o 60 se interrato! Il maggior costo – dice Rossato - è davvero irrisorio... spendere 5 o 50 milioni per Terna non ha un grande differenza, nell’ottica di un elettrodotto che durerà 80 anni”.

A parte il solito intervento di Mirco Elena (che qui prende la parola per commentare e dice “abbiamo capito che Rossato ritiene che l’interramento sia la panacea, ma non è che l’elettrodotto è il mostro”), è Alessandro Dal Rì a confutare una affermazione: “il protocollo d'intesa non era a scatola chiusa, c'era già il progetto di massima dentro”. Ma Rossato gli risponde: “il progetto di massima nel Protocollo, era una cartina con un tracciato, non c’erano specifiche tecniche, non c’erano le altezze dei tralicci, non si sapeva nulla di nulla. Ricordo che la Sottocommisisone Paesaggistica si è rifiutata di scrivere parere favorevole. Non ha dato parere negativo, ma non ha voluto scrivere parere favorevole”.

Sono poi intervenuti due medici, i dottori Paolo Bortolotti e Silvano Piffer, per parlare dei rischi alla salute connessi all’esposizione a campi elettromagnetici. Piffer in particolare, fondatore e primo direttore del Servizio Epidemiologico della Provincia, ha illustrato la storia degli studi scientifici sull’argomento dagli anni 70 ad oggi. I quali concordano alla fine sulla relazione fra sposizione a livelli sopra 0.3 / 0.4 microtesla e rischio di leucemia infantile, mentre l’esposizione prolungata nel tempo ha relazioni con i tumori cerebrali in adulti e con patologie neurogenerative croniche (come Parkinson e sclerosi laterale amiotrofica).

Ma occorre contestualizzare il dato: “In Italia in tutto 250 mila persone sono esposte a livelli di radiazione >0.3 – 0.4 microtesla. Si tratta quindi di percentuali minime”, E comunque nel tratto della Marzola, non si porrebbero particolari problemi. E soprattutto, a creare problemi sarebbe una esposizione continuativa, e non occasionale.

Infine un dato: per l’Oms il rischio è considerato di classe 3 (cioé “possibile”). Mentre “Ad esempio per radiofrequenze come quelle dei telefonini che ognuno si porta in tasca il rischio è di classe 2, cioé probabile” ha ricordato Piffer.

Un nuovo commento di Mirco Elena fa tornare l’attenzione sul tema in terramento: “Quindi togliere elettrodotti dalle zone abitate è una cosa buona. E poi dobbiamo considerare che se l’elettrodotto in Marzola venisse interrato, poi magari la famigliola ci passeggia sopra ignara”.

Hanno poi preso la parola due naturalisti. Paolo Pedrini del MUSE ha parlato dell’ impatto su avifauna degli elettrodotti: “Forse sono problemi che appaiono minori, ma andrebbero approfonditi nella valutazione”. Per Pedrini, i rischi dell’avifauna sono due: “Danno diretto di collisione in volo o classica elettrocuzione quando gli uccelli si posano sui cavi”.

Il MUSE da tempo partecipa a progetti di monitoraggio e mitigazione del rischio, anche con Terna, altri enti locali, nell’ambito di studi del progetto Life Ten o delle reti delle riserve.

“Un elettrodotto da questo punto di vista è molto impattante, e i gestori ne sono consapevoli anche perché questo incidente crea un cattivo servizio che motiva l'intervento, e aumenta i costi di esercizio”. Le vittime sono spesso i grandi rapaci (aquile, falchi e e gipeti, che “in Marzola però non sono presenti”), e il problema è poi quello del volo notturno degli strigiformi (gufi, allocchi e barbagianni).

Esistono sul tema delle linee guida di Ispra che indirizzano verso azioni di mitigazione, Ma quali? Principalmente l’apposizione di “spirali” sui cavi: sono delle strutture in plastica, bianche e rosse, che con il vento vorticano e creano un movimento dell’aria che è percepito anche di notte dagli uccelli. Misure che – per un elettrodotto di media potenza, “andrebbero previste di dafault in una progettazione”.

Oltre al consueto intervento finale a commento di Mirco Elena, a Pedrini risponde ancora Rossato: “Nella VIA il termine è stato affrontato, ma c'è un trade-off... da un lato si vuole che la linea sia “mimetizzata” ma dall'altra il Servizio Faunistico chiedeva metodi di segnalazione visiva (spirali, guaine rosse e bianche che amplificano il suono del vento). Si tratta di due esigenze che si scontrano. Alla fine, per quel che sappiamo, verranno utilizzati solo per porzioni di linea”.

Il naturalista Michele Caldonazzi, invece, nel suo intervento va al cuore del problema: “In fondo, si parla di una sola scelta: tutto per aria o tutto interrato? Se ci dicessero... scegliete pure, non c'è differenza... a questo punto chiederei a chi ci ascolta, cosa fareste? A questo punto il tema è solo quello paesaggistico . Ma che valore diamo noi alle nostre montagne e al nostro paesaggio?

Siamo abbastanza sensibili a questo aspetto? Io vi invito, quando vi capiterà di andare in valle dei Laghi, a guardare bene il paesaggio: quando passate Vezzano e scendiamo a Toblino, guardate i cavi e i tralicci e provate a immaginarvela senza. Cè un abisso in termini paesaggistici e di piacevolezza dell'ambiente”.

Per Caldonazzi: “Col tempo i costi dell'interramento cambiano, sono già molto meno di un tempo... e il fatto che Terna e altri compagnie ci stanno puntando è un segno dei tempi che cambiano.

Una volta le nostre città erano piene di cavi, i nostri nonni approvavano perché era un segno dell’arrivo del progresso; ma oggi sarebbe inaccettabile e impensabile, e quindi io ho un sogno, proviamo a fare un salto verso questa sensibilità. La vita di un elettrodotto è di 80 anni.. e noi con questo progetto consegniamo per 80 anni l'immagine di una montagna rovinata.

Possibile con i soldi che stanno arrivando per la transizione ecologica non si faccia un salto in avanti ... il progetto è già superato per molti versi: la transizione ecologica non può essere una paroletta, ma deve avere una visione: non basta cambiare il nome sulla porta dell’ufficio da servizio ambiente a servizio transizione ecologica per fare un cambio di visione”.

Infine Aldo Valentini, ex tecnico dell’Azienda Sanitaria, che ha affrontato la questione del metodo di concertazione: “In realtà non è una questione solo tecnica, ma è sociale, informativa. Io vedo una grande necessità di informazione,. Questa operazione solo adesso dopo 20 anni arriva alla popolazione, nessuno ne sapeva quasi niente. Come mai iniziative così non vengono presentate alla popolazione dall'inizio? Prima della scelta? Ma da quanto capisco qui mancano tantissime voci che stasera abbiamo sentito, chi deve gestire? Il politico, è una scelta strategica e politica essenziale che all'inizio si coinvolga la popolazione. In Svizzera il dibattito si fa prima delle scelte, non si fanno le scelte e dopo si fa la discussione. Qui non ci sono più possibilità di cambiare questo progetto… Questa è la domanda critica, possiamo fare tutte le discussioni che vogliamo, ma restano fra di noi”.

Alessandro Dal Rì’ ha preso le difese della politica: “L'iter è stato lungo e siamo arrivati a quello finale: marzo 2021 con la nuova autorizzazione di APRIE. La sensazione è che ci sia poco da fare, ma io credo che se il Comune interviene, la cosa non può cadere nel vuoto.... se ne parla dal 2001 ed effettivamente la popolazione non è stata coinvolta a sufficienza. Nel 2014 passò dalle Circoscrizioni, ma come sempre succede, serve un po di stampa. Così come nel caso della Circonvallazione ferroviaria (la gigantesca galleria della TAC o TAV, ndr) se ne parla da anni ma la popolazione lo scopre solo ora... l'attenzione mediatica arriva quando l'opera è vicina, ma non è troppo tardi”.

Dopo un nuovo intervento di Mirco Elena (“Non mi sembra onesto rappresentarlo con un fotomontaggio con tralicci bianchi e fili bianchi.... Non sarebbe un grande sfregio. E poi il fattore costo per me non è trascurabile... il costo in più lo pagheremmo noi cittadini”, la conclusione del dibattito del Circolo PD.

ALCUNE ORTOFOTO DALLA VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE

  • Una ortofoto che mostra l'altezza di un traliccio (dalla domanda Terna di VIA)
  • Altra ortofoto con l'altezza di un traliccio fra il Ciré e passo Cimirlo
  • Il passaggio fra San Rocco e Casteller nella prima ipotesi (poi sostituita da interramento in quel tratto)
  • La villa padronale Cavazzani del Casteller con ortofoto del traliccio adiacente (prima domanda Terna alla VIA)

Elettrodotto della Marzola

Alcune delle ortofoto contenute nella prima domanda di VIA di Terna e nelle successive modifiche

 

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