Anna Facchini e l’idea di Sat come impresa: «Obiettivo sostenibilità economica»
La presidente, al secondo mandato, conta du una «squadra» al femminile e punta dritta agli aspetti gestionali: sponsor, bilanci, comunicazione e… quel problema del rifugio Tonini
TRENTO. «Non ho ricevuto reazioni di sorpresa, dopo le nomine. Lo ritengo un ottimo segnale: sarebbe stato invece preoccupante che una guida tutta al femminile stupisse, nel 2021».
Anna Facchini é felice che la novità - di certo rilevante - non sia percepita come un'anomalia. Come darle torto. É stata rieletta alla guida della Sat nella seduta del rinnovato Consiglio centrale dello scorso 7 maggio.Dopo essere stata confermata, per i due posti della vicepresidenza ha voluto rinnovare la fiducia alla vicepresidente uscente Elena Guella chiamando al loro fianco un'altra donna, Iole Manica.
La prima volta in 149 anni di storia. Facchini del resto aveva già fatto "storia" nel 2018, quando era stata nominata per il primo mandato. Mai prima di lei una donna era stata chiamata alla guida della Società alpinisti tridentini.
Ha voluto dare un segnale in un mondo, quello della montagna, in cui - al pari un po' di tutti gli altri campi - il contributo femminile è forte ma raramente riconosciuto con ruoli al vertice? «È un bel segnale. Senza dubbio. Ma non l'ho cercato a tutti i costi. Devo dire che già in occasione dell'assemblea dei delegati (che ha eletto i diciannove componenti del Consiglio centrale all'interno del quale sono stati scelti i vertici, ndr) era stato davvero incoraggiante poter vedere come tutte le sette donne candidate fossero state elette. Ho cercato comunque soprattutto la continuità».
In quanto a continuità la sua linea, portata avanti dal 2018 in poi, è stata "benedetta" dai voti ricevuti. «È la cosa che più mi ha fatto piacere. Il fatto, intendo, che si possa guardare alle preferenze ricevute dai delegati e alla fiducia del Consiglio non come a un risultato mio personale, ma della squadra che ha lavorato nell'ultimo triennio e che ha fronteggiato non poche difficoltà. Dalla pandemia al cambio di passo nella ricerca della sostenibilità economica».
Proprio in quest'ambito dall'anno scorso avete avviato un percorso che ha portato la Sat a creare partnership con imprese e realtà economiche del territorio. Una svolta che non a tutti è piaciuta. «Crediamo invece sia la strada giusta da seguire. Sempre più realtà come la nostra dovranno puntare all'autonomia economica, non potendo più fare affidamento unicamente sul sostegno pubblico. Abbiamo cercato di costruire dei percorsi virtuosi, che leghino un'eccellenza sociale come la Sat a eccellenze imprenditoriali. Senza svendere valori o barattare nulla. Semplicemente, abbiamo proposto un cammino comune per continuare a crescere».
Lei, che professionalmente viene dal mondo del credito, crede molto nella Sat come impresa.
«Attenzione: la Sat resta una realtà associativa le cui peculiarità sono sacre. Quello su cui conto molto è, più in particolare, sulla necessità di amministrarla come un'azienda, questo sì».
Difficoltà non solo economiche, diceva. Ora dovrà guidare la Sat nel periodo post pandemico.
«L'auspicio è che il post arrivi davvero in fretta. In estate fortunatamente l'attività in quota è stata preservata. In questi mesi abbiamo fatto di tutto per mantenere viva l'attività sociale almeno dal punto di vista degli incontri, via web, ma c'è bisogno di tornare a incontrarci. Una delle priorità di questo triennio sarà quello di intensificare la comunicazione, le relazioni, gli incontri con le sezioni».
Sezioni e soci. Le tessere in calo preoccupano? «Anche in quest'ambito la pandemia ha pesato molto e, proprio grazie al grande lavoro delle sezioni, abbiamo limitato i danni alla grande. Guardiamo al futuro con ottimismo: a pari data, quest'anno, abbiamo 300 soci in più rispetto all'anno scorso, quando il calo ha cominciato a rientrare solo tra giugno e agosto. Trecento non è un grande numero ma lo prendiamo come segno di ottimismo: c'è di nuovo voglia di montagna, di socialità, di impegno nella Sat».
Nel prossimo triennio dovrete affrontare anche la ricostruzione del Tonini. Dopo un primo progetto cassato a furor di popolo, anche il secondo ora sembra messo in dubbio anche dal Comune di Baselga. «Non mi pare, allo stato attuale, che sia il Comune a voler mettere mano al progetto. Stiamo ancora aspettando una risposta dall'amministrazione, per conoscere l'esito della consultazione pubblica e le conseguenti decisioni. È un dialogo che è in piedi da tempo e proseguirà, ma non certo basandosi sulle voci».