Nuovo crollo sulle Dolomiti, in Primiero frana un pezzo del Sass Maor
Negli ultimi anni episodi simili si sono intensificati e si punta il dito contro il cambiamento climatico: temperature più elevate provocano lo scioglimento del ghiaccio che normalmente funge da collante fra le rocce
PALE Crollo sulla Pale di San Martino, vicino al rifugio Pradidali
CIMA UNDICI Cade un pezzo di parete
CORTINA Crollo di roccia dal Sorapis: un boato nella valle
TRENTO. Nuovo crollo nel gruppo delle Pale di San Martino.
Nella tarda mattinata di ieri, 9 agosto, una nuvola di polvere si è alzata alla base del Sass Maor: secondo una prima stima superficiale lo smottamento non avrebbe coinvolto una grossa entità di materiale, ma si tratta comunque di un nuovo campanello d'allarme in una zona di recente sempre più spesso colpita da fenomeni simili.
Di tanto in tanto, con escursione termica e sbalzi di temperature che comportano la formazione e il discioglimento di ghiaccio tra le rocce, cedimenti sono fisiologici, ma è la frequenza con cui questi episodi si stanno ora verificando che lascia spazio a parecchi timori.
Solo per quel che riguarda il Sass Maor, l'ultimo consistente crollo risale ad appena tre mesi fa: il 9 maggio scorso tra le 5 del mattino e le 11 successive per due volte una grossa quantità di rocce era caduta a valle.
Sempre il Sass Maor aveva perso pezzi di montagna altre volte, rilevante il crollo che avvenne dieci anni fa.
Altri cedimenti si erano verificati l'anno scorso sul Cimerlo e da cima Canali, in alcuni casi rendendo necessaria anche la chiusura di ferrate e sentieri, eventualità esclusa dopo l'episodio di ieri.
Anche in altre aree dell'arco dolomitico in regione e in provincia di Belluno gli ultimi anni sono stati segnati da crolli di pezzi di montagna: gli esperti sottolineano il ruolo dei cambiamenti climatici dovuti all'inquinamento atmosferico, che con l'innalzamento termico compromettono l'equilibrio profondo della staticità dovuta al ruolo di tenuta svolto dai ghiacci nelle rocce.