Turismo / Il caso

Passo Fedaia, quale futuro? Esercenti e operatori chiedono una telecabina per Porta Vescovo e una nuova pista da sci

Il futuro della Marmolada trentina nelle osservazioni presentate alla variante del Prg di Canazei: Trevisan critico sull’espansione, ma va trovata una soluzione ai 160 camper che parcheggiano nei weekend

di Giorgia Cardini

CANAZEI. Il collegamento impiantistico Passo Fedaia - Porta Vescovo; una ridefinizione dell’area sciabile; una pista ciclabile da Penia al Passo; la possibile trasformazione in museo dell’ex rifugio Fedaia; la sistemazione e riqualificazione dei sistemi di sosta.

Se finora la variante 2018 al Prg di Canazei (sospesa per verifiche sulla compatibilità del progettista) ha prodotto un risultato, è quello di essere riuscita a compattare gli operatori di Passo Fedaia.

A firmare le osservazioni alla variante il 21 gennaio sono stati infatti i gestori di rifugio Castiglioni Marmolada, società Vernel, Bar Diga, Rifugio Dolomia, Rifugio Punta Penia, Ristorante Col de Cuc e società Funivie Fedaia Marmolada dei fratelli Mahlknecht, che punta a realizzare una cabinovia al posto della vecchia cestovia Graffer. Ma le note allo stesso piano redatte il 2 febbraio da Guido Trevisan, del rifugio Pian dei Fiacconi, sono sulla stessa linea.

Tutti criticano la variante al Prg per la programmazione tutto sommato “povera” riguardo al possibile sviluppo di Passo Fedaia e della Marmolada.

Ciò che viene chiesto è «una più precisa definizione, anche normativa, delle azioni possibili nell’ambito dell’area sciabile e una ripresa del Programma degli interventi già approvato dalla Giunta provinciale di Trento nel 2015» , rimasto finora sulla carta.

La richiesta è quella di inserire nella variante un impianto di risalita in destra orografica dal lago di Fedaia a Porta Vescovo, con partenza a ridosso o a monte della strada statale. Impianto di arroccamento che non avrà una pista, ma che viene considerato «fondamentale per il sostentamento economico di qualsiasi programma di rilancio invernale della Marmolada» e viene proposto come «linea importante di mobilità alternativa nell’ottica di una riduzione del traffico veicolare estivo sui passi».

Gli imprenditori che hanno firmato le osservazioni il 21 gennaio chiedono poi che l’area sciabile sulla Marmolada venga estesa a levante comprendendo l’intero canalone a ridosso di Cima Dodici, «che è una splendida pista per free ride naturalmente già configurata per questo tipo di attività sportiva»; zona che «potrebbe essere interessata da un tracciato alternativo di impianto di risalita, con la stazione di monte posta in una zona più sicura ai margini dell’area valanghiva nonché molto meno impattante sul piano ambientale perché defilata rispetto alla principale visuale sulla montagna».

Trevisan, ancora scottato dalla valanga che ha distrutto il suo rifugio il 5 dicembre 2020, fa notare invece a questo proposito che l’ampliamento dell’area sciabile come previsto dalla variante «è un azzardo di dubbia legittimità» ed è «assolutamente criticabile in quanto ricade in area ad elevata pericolosità geologica» secondo le Carte approvate nel 2020 in Provincia. Ma, come i suoi colleghi, anche il rifugista di Pian dei Fiacconi chiede, per i nuovi parcheggi sotto la diga, una loro possibile estensione in rapporto a quella dell’area sciabile, e una loro migliore regolamentazione per contenere la sosta selvaggia dei camper (contati in oltre 100) «che durante la stagione estiva affollano indiscriminatamente le pendici della montagna».

Tutti considerano poi importante la previsione di un tracciato ciclabile che, partendo da “Ruf de Penia” si dipani lungo la strada forestale e il “Viel dei Russi” fino al tornante numero 5 della statale per poi proseguire da qui al Fedaia; un percorso naturalistico con ponte tibetano alla scoperta delle sorgenti dell’Avisio; il recupero dell’ex rifugio Fedaia a sede museale Unesco.

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