Morto in Presanella, parla l'amico: «è sprofondato nella neve, stavamo ridendo, ma poi non si è più fermato»
Andrea Bonn ricorda l’amico Enrico Giovannini: la notte al rifugio Denza, la salita, e la tragedia in un momento di pausa e di allegria. Mercoledì i funerali a Flavon
TRENTO. «Stavamo ridendo. Stavamo tirando un po' il fiato, Enrico era sprofondato un attimo nella neve e per riuscire a liberarsi era finito di pancia. Stavamo ridendo, si stava prendendo in giro da solo: "Vara come son chi". Poi ha iniziato a scivolare. Né io né lui subito ci siamo resi conto di quello che stava per succedere. Perché eravamo tranquilli, in un punto con poca pendenza. Ma Enrico ha iniziato a scivolare e non si è più fermato, non ha fatto neppure in tempo a piantare la piccozza».
Andrea Bonn è ancora sconvolto. Il cinquantatreenne di Denno che domenica mattina era assieme a Enrico Giovannini in Presanella, ha visto morire l'amico di una vita sotto i suoi occhi: «Dopo averlo visto cadere giù ho subito chiamato i soccorsi. Ero sconvolto, ma fiducioso: quando ho visto l'elicottero arrivare e ripartire dopo pochi minuti ero convinto che avessero recuperato Enrico e lo avessero portato in ospedale. Avevo chiamato anche Mirco (Dezulian, il gestore del rifugio Denza, ndr) che però era stato vago. Sapeva già tutto, ma non ha voluto dirmelo, per delicatezza. Anche i due ragazzi del soccorso alpino che mi hanno raggiunto dopo, non mi hanno detto nulla. Solo la dottoressa del 118, una volta a valle, non ha più potuto nascondermi la verità. Continuava a chiedermi come stessi, io le rispondevo "bene, ma ditemi del mio amico". Ha abbassato la testa, l'ha scossa, non ha detto nulla ma mi ha fatto capire. E lì è calato il buio».
Quella che si è conclusa tragicamente domenica mattina doveva essere l'ultima uscita scialpinistica della stagione, prima di iniziare le escursioni nella bella stagione: «Avevamo deciso di salire in Presanella giovedì. Era tutto andato per il meglio, nel pomeriggio di sabato eravamo saliti al Denza e ci eravamo preparati per svegliarci in piena notte, in modo da avere il tempo necessario per salire con calma, con tutte le cautele. Enrico non aveva dormito molto, mi aveva detto quando era stato il momento di partire, ma era in forma e l'ascesa era andata per il meglio, dato che poco dopo le 7.30 eravamo a 50 metri dalla vetta. e stata davvero una fatalità».
Andrea Bonn ed Enrico Giovannini si conoscevano fin da ragazzi: «Lui aveva un anno più di me, ricordo che avevamo iniziato a ritrovarci con le rispettive compagnie di amici, in valle, mentre io facevo la naja. Poi con il passare degli anni la passione comune per la montagna aveva rinsaldato il nostro rapporto, così come quello con gli altri amici con cui poi era nata l'idea della trasmissione tv, Alberto Cova e Mauro Zappini».
Bonn ricorda come Enrico Giovannini tenesse molto a questa esperienza: «Non per vanità, anzi. Ma teneva tantissimo ai messaggi che, anche attraverso un clima disteso, amichevole, allegro, potevamo dare riguardo ai giusti comportamenti da tenere in montagna. Me lo diceva e ce lo diceva sempre: mi raccomando, dobbiamo dare il buon esempio per far capire a tutti quale debba essere il giusto atteggiamento con cui la montagna va affrontata e vissuta».
Anche per questo il dolore di Bonn è enorme: «Me lo sono visto scivolare davanti, una disgrazia. Proprio lui che della prudenza, delle precauzioni faceva un punto irrinunciabile. Era puntiglioso, badava non solo alla sua sicurezza ma anche a quella di noi amici, degli altri che andavano in montagna con lui. Fa male doppiamente, sapere che la montagna se l'è portato via, lui che l'ha sempre rispettata, prima ancora che amata».
I funerali di Giovannini si terranno mercoledì, alle ore 17, alla chiesa parrocchiale di Flavon.