Giovani agricoltori dell'Euregio: «Senza orsi e lupi sarebbe più facile», lunga analisi e proposte per una normativa transfrontaliera
Si sono incontrati a Cortaccia, da Trento, Alto Adige e Tirolo: «In Austria ci sono già lupi problematici, che sono stati assegnati al prelievo, ma cosa succede se questi lupi passano il confine? In Italia restano lupi problematici ma non possono venire prelevati»
BOLZANO. Le rappresentanze di giovani agricoltori di Trentino, Alto Adige e Tirolo si sono incontrate il 3 agosto, a Cortaccia, per confrontarsi sulla necessità di un problema comune: i grandi carnivori
Dice il loro comunicato stampa: «Il problema dei grandi carnivori ormai non riguarda più solo le aziende agricole, ma è sentito da tutta la popolazione. La crescente diffusione dei grandi carnivori sulle Alpi porta con se un pericolo sempre più grande per l’agricoltura di montagna. Da anni molte malghe non vengono più caricate con il bestiame. I media in Alto Adige e Tirolo riportano giornalmente attacchi da lupo alle greggi sui pascoli. In Trentino sia l’agricoltura che la società in generale devono confrontarsi con l’alto numero di orsi presenti».
Per i giovani agricoltori occorre «Pianificare una gestione comune per lo spazio alpino. I giovani agricoltori di Trentino (AGIA), Alto Adige (SBJ) e Tirolo (TJL) sono concordi: i grandi carnivori non conoscono confini, per questo non devono conoscerli neanche le norme di gestione. L’area alpina deve collaborare e agire assieme».
«In Austria ci sono già lupi problematici, che sono stati assegnati al prelievo, ma cosa succede se questi lupi passano il confine? In Italia restano lupi problematici ma non possono venire prelevati» dichiara Bettina Hechenberger, responsabile provinciale dei giovani agricoltori tirolesi (Tiroler Jungbauernschaft/Landjugend).
I giovani agricoltori chiedono «un monitoraggio del numero di lupi su tutto l’arco alpino che possa essere disponibile in una banca dati, quale base per la gestione trasfontaliera del problema. In questo contesto può venire valorizzata la trasparenza nella rilevazione del numero di lupi, perchè potrebbe emergere la vera dimensione della popolazione alpina di questa specie non più minacciata di estinzione».
Provocatoria la conclusione: «Vogliamo proteggere una specie per sacrificarne 45?».
«Quando gli animali allevati non possono più venire alpeggiati e di conseguenza i pascoli vengono abbandonati al bosco, si perde molta biodiversità. La funzione ricreativa delle malghe andrebbe persa completamente assieme a tutte le specie erbacee e questo sarebbe fatale per il turismo nelle regioni di montagna», sostiene il referente provinciale dei giovani agricoltori sudtirolesi Raffael Peer (Südtiroler Bauernjugend).
«L’allevamento in malga rappresenta un pezzo fondamentale della nostra cultura contadina, una grande attrattiva per gli ospiti che vengono nella nostra regione», sottolinea il responsabile provinciale dell‘Associazione Giovani Imprenditori Agricoli (AGIA) di CIA Trentino Alessio Chistè.
«’agricoltura e il turismo collaborano in tutti i tre territori quali partner strettamente legati tra loro: i contadini curano il paesaggio, il turista lo ammira e gode della malga quali spazio di ristoro. Questa frequentazione turistica rende spesso impraticabile l’utilizzo dei cani da guardiania sulle malghe. Questi vengono addestrati a proteggere le greggi e per questo possono diventare aggressivi anche nei confronti di chiunque si avvicini ad essi. Molti malghesi temono le conseguenze di un eventuale attacco dei cani da guardiania ai frequentatori della montagna. Soprattutto le razze tipiche in via di estinzione di Alto Adige, Trentino e Tirolo sono interessate dal problema degli attacchi da grandi carnivori sui pascoli. Questa biodiversità deve venire protetta senza lasciar prendere il sopravvento al lupo e all’orso».
Per i giovani contadini «L’ultimo censimento dell’agricoltura in Alto Adige ha registrato la chiusura di 2.000 aziende nell’arco di dieci anni. Molte piccole aziende si basano sull’allevamento di pecore e capre prestando la massima cura al benessere dei loro animali.
Senza l’utilizzo delle malghe nella stagione estiva diventa per molti un problema dover lasciare gli animali allevati in stalla tutto l’anno. L’alpeggio serve soprattutto a garantire il benessere animale, ma questo non può essere fatto a discapito della sicurezza della conduzione degli animali stessi. Anche se sono previsti rimborsi per gli animali uccisi, la paura e il valore emozionale e personale non può essere compensato e la gestione aziendale viene complicata anche a tal punto da dover chiudere l’azienda».
Alla fine dell’incontro i giovani agricoltori sono concordi: «sarebbe molto più facile fare allevamento in montagna senza i grandi carnivori. Essendo però gli agricoltori realisti, sono consapevoli che questo nella nostra situazione non è praticabile, nonostante ciò essi chiedono tutte le condizioni possibili affinchè l’attività di allevamento in montagna venga sostenuta e la burocrazia nella gestione dei gradi carnivori sia più snella possibile. Un documento congiunto con le richieste dei giovani agricoltori dell’EUREGIO verrà inviato ai rappresentanti istituzionali».
Foto: I giovani agricoltori dell’arco alpino si sono incontrati in Alto Adige:
da dx.: Notburga Heim, Anna Schenk, Alessio Chistè, Alessandro Stimpfl, Bettina Hechenberger, Dominik Traxl, Raffael Peer, Luca Marconcini, Angelika Springeth.