Sulle Dolomiti Bellunesi via libera alle «alcove di lusso» con vetrata e panorama, anche in alta quota
La Regione Veneto dà l'ok: "stanze panoramiche di elevate dimensioni", vale per 86 Comuni, ciascuno potrà autorizzarne al massino due, in deroga ai piani urbanistici. Scoppia la polemica delle opposizioni
VENEZIA. Osteggiato dalle associazioni ambientaliste, è stato approvato oggi dal Consiglio Regionale del Veneto il via libera alle «stanze panoramiche di elevate dimensioni» in alta quota, per rifugi e bivacchi.
Con i voti della maggioranza l’assemblea legislativa del Veneto ha detto sì (35 voti a favore e 9 contrari) alla legge che inserisce tra le nuove tipologie di «struttura ricettiva in ambiente naturale» le stanze di vetro e legno, ad alto impatto emozionale, anche ad alta quota, sopra i 1600 metri di altitudine, dove sinora le norme urbanistiche ammettevano solo la presenza di bivacchi, rifugi e malghe. Ma le stanze di vetro, con vista sul cielo, “caratterizzate da un elevato rapporto tra superficie finestrata e quella del pavimento”, dovranno rispettare determinate condizioni: potranno essere al massimo due per comune e avranno al massimo due posti letto per stanza, dovranno essere realizzate in “vetro e legno o altro materiale, anche innovativo, ecosostenibile o comunque di basso impatto”, saranno collocate stabilmente sul suolo ma “facilmente rimovibili”.
Potranno essere collocate sopra i 1600 metri, in deroga ai limiti di edificabilità posti dalla legge urbanistica, purché non distino più di 100 metri in linea d’aria da una stazione di impianto a fune o da una struttura ricettiva esistente, compresi rifugi alpini, bivacchi e malghe, raggiungibili tramite la viabilità già esistente.
Rispetto alla proposta di legge iniziale presentata dalla Giunta nell’ottobre 2022 e licenziata dalla commissione nel novembre 2023 con un voto che aveva diviso la stessa maggioranza, il via libera è stato raggiunto grazie ad alcuni emendamenti presentati dalla presidente della commissione Turismo Francesca Scatto. Emendamenti che hanno introdotto ulteriori paletti alla possibilità di edificare stanze panoramiche in ognuno degli 86 comuni montani del Veneto: la rimovibilità della struttura, appunto, la vicinanza a strutture già esistenti e raggiungibili con strade, sentieri o impianti a fune già in essere, il basso impatto ambientale e - su proposta delle opposizioni - l’estensione della struttura su un unico piano, il divieto di abbattere alberi e piante per la loro realizzazione e l’informativa annuale sulle strutture autorizzate.
Non sono stati accolti, invece, gli emendamenti presentati dalle opposizioni che intendevano limitare superficie e altezza di tali strutture panoramiche, vietarne la collocazione nelle aree protette e nei parchi regionali e nazionali e normarne in modo stringente l’impatto luminoso, acustico, ambientale e su fauna e avifauna. “Saranno le amministrazioni comunali (86 i comuni di montagna con territori sopra i 1600 metri) ad autorizzare le nuove strutture ricettive in ambiente naturale, in deroga alla normativa urbanistica – ha chiarito in aula la relatrice del progetto di legge in aula, Silvia Cestaro (Lega-Lv) – ma pur sempre nel rispetto del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Per le amministrazioni comunali di montagna si tratta di una opportunità, non di un obbligo: potranno autorizzare, con una variante allo strumento urbanistico, al massimo due manufatti, ciascuno con non più di due posti letto, e adottando tutti gli strumenti di tutela del paesaggio previsti e nel rispetto dei criteri indicati da futura delibera di Giunta. L’impatto ambientale, quindi, sarà minimo”.
«A fronte di nuove esigenze e modalità del cosiddetto "turismo esperienziale”, l’impianto legislativo attuale registrava un vuoto – è stato il ragionamento della presidente della commissione Turismo Francesca Scatto - Il nostro compito di legislatori è capire come rispondere a nuove esigenze, nel rispetto dei principi di tutela, legalità e sostenibilità. Non condividiamo il concetto esclusività per pochi, di “invidia sociale”, espresso dalle opposizioni: le stanze panoramiche non saranno strutture per pochi, ne potranno beneficiare ad esempio le persone disabili, che hanno diritto a godere la bellezza delle vette».
Per il leghista Marzio Favero, che sulle stanze panoramiche aveva espresso voto contrario in sesta commissione, «la proposta che votiamo oggi, grazie anche alla discussione sviluppata con le opposizioni, ha cambiato segno. Si è passati dall’ipotesi iniziale di 4 stanze di lusso (8 posti letto) sopra i 1600 metri ad un massimo di 2 camere».
La revisione del testo operata dalla maggioranza ha incontrato il parere favorevole anche degli esponenti di Fratelli d’Italia, Enoch Soranzo e Joe Formaggio, ma non ha modificato il giudizio critico dei consiglieri del centrosinistra.
Elena Ostanel (Il Veneto che vogliamo), correlatrice del provvedimento e vicepresidente della commissione Turismo, ha motivato così il voto contrario: «Con questa legge il Veneto sarà l’unica regione italiana a derogare al limite dei 1600 metri previsto dal Codice nazionale di tutela del paesaggio, proprio il Veneto che non ha un piano paesaggistico. Il Cai e le associazioni della montagna hanno denunciato i rischi che la potenziale realizzazione di 172 stanze panoramiche ad alta quota comporterebbe in un ambiente fragile e delicato come le Dolomiti. Le stanze di vetro sono insediamenti solo apparentemente ecosostenibili, in realtà avranno un impatto non indifferente sull’ambiente naturale per fondazioni, servizi, produzione rifiuti, accessibilità e trasporti, l’impatto luminoso e acustico… Tra sedute di commissione e Consigli convocati a vuoto ora arriviamo alla fine di una telenovela – ha ricapitolato – con un risultato ridicolo: ne potranno beneficiare 86 comuni in Veneto, tra Belluno, Verona, Vicenza e Treviso, per un totale potenziale di 172 stanze panoramiche che potranno soddisfare al massimo 344 persone molto facoltose, in contemporanea, in tutto il Veneto. Mi chiedo a vantaggio di chi legiferi il Consiglio regionale, se in favore di qualche imprenditore locale o nell’interesse dei veneti».
Valutazioni critiche riprese anche da Andrea Zanoni (Pd), che ha definito la nuova legge «un affronto alla montagna, ai cittadini veneti, e anche ai consiglieri regionali che per dieci legislature hanno tutelato il limite di edificabilità in quota»; da Arturo Lorenzoni , portavoce delle opposizioni, che ironizzando sulle “alcove in quota” ha ribadito che «la montagna ha bisogno di ben altri strumenti promozionali e di sviluppo»; e dal dem Jonatan Montanariello, secondo il quale «le stanze panoramiche sono interesse di una impresa di nicchia e finiranno per contaminare un territorio che ha invece bisogno di essere protetto».
Prima del voto finale è intervenuto anche l’assessore al turismo Federico Caner , che ha sottolineato il valore di una legge che «amplia l’offerta turistica, anche dal punto di vista dell’inclusività e accessibilità, nella prospettiva dei Giochi olimpici invernali 2026».