C'è l'orso a passo Brocon, ma forse sono due: indagini dopo la predazione di arnie
La Forestale conferma: è stato il plantigrado, che ha predato le arnie a malga Sternozzena. Prelevati campioni di pelo per il Dna, per stabilire se è quello del Manghen oppure quello visto nelle scorse settimane anche a passo Cereda in Primiero
LAGORAI. La notizia è ufficiale: a distruggere alcune arnie dell’apicoltore Diego Rattin (di Canal San Bovo) alle pendici del passo Brocon è stato un orso. Ma non è detto che sia quello avvistato due settimane fa al Manghen (una decina di chilometri scarsi in linea d’aria): potrebbe essere invece quello segnalato nella zona di Fonzaso, nel Bellunese. E quindi – forse – gli orsi in zona sono due.
Di certo la predazione al Brocon servirà a stabilire di che orso si tratta: sui telaietti delle arnie, con il miele, l’orso ha lasciato molti peli che sono stati prelevati ieri (27 giugno) dagli agenti della Forestale, che faranno eseguire i test del Dna.
«Le api sono nella zona di malga Sternozzena, qualche chilometro sotto il passo, sul versante del Vanoi. Mi ero accorto di qualcosa mercoledì, il giorno di San Vigilio – spiega Diego Rattin – quando sono salito a controllare le api e ho trovato un telaietto a terra. Non ci ho badato più di tanto e l’ho rimesso a posto, ho pensato che magari poteva essere stata una volpe, o un tasso. Ho poi avvertito la Forestale, e mi hanno detto che non avevano segnalazioni di orsi in zona».
Invece… «Invece il giorno dopo sono andato su e ho trovato tre arnie distrutte, le prime tre della fila. Per fortuna non ha fatto grossi danni, e si è limitato a quelle».
A quel punto il sopralluogo degli agenti, che hanno confermato: è l’orso. Ma… quale?
«Un orso può fare 50 o 60 chilometri di corsa in un giorno, mi hanno detto. Quindi potrebbe essere quello del Manghen, ma potrebbe anche essere l’altro, che in questi giorni è stato visto a passo Cereda, sopra il Primiero. Oppure è sempre lo stesso che gira di qua e di là...» dice Rattin.
Intanto i Forestali gli hanno portato la recinzione elettrica e la batteria che l’apicoltore ha provveduto a montare giovedì sera. «La notte seguente non è passato – dice Rattin – e non ci sono stati altri danni».
Resta l’allerta per la presenza del plantigrado, in questi giorni in cui le malghe della zona sono tornate a popolarsi di bestiame. Si tratta con ogni probabilità dell’avanguardia di esemplari che da un paio di anni stanno colonizzando le Alpi Carniche, provenienti dalla Slovenia. L’Università di Trieste da tempo segue il monitoraggio, e negli anni scorsi aveva documentato la dispersione di giovani maschi verso le foreste del Cansiglio, sempre in direzione ovest. E – per un orso – abbastanza vicino alla zona di confine fra Trentino e Veneto.