Bacino o non bacino? Intanto il Comune di Trento investe (altri) 600 mila euro sulle Funivie Monte Bondone
Palazzo Thun, in pratica, sostiene l’11 per cento di azioni di Trentino Sviluppo, che è sceso al 50%. E sulle Viote il sindaco rimanda al Muse, all’Università, alla prossima consiliatura… e parla di «exit dallo sci»
TRENTO. Circa 600mila euro. Questo l'aumento del capitale investito dal Comune di Trento relativo all'attuazione del piano industriale 2022-2026 di Trento Funivie S.p.a. Un aumento giustificato in primis, come ricordato in commissione bilancio dalla vicesindaca Elisabetta Bozzarelli, dalla volontà da parte dell'amministrazione di partecipare ancora più attivamente all'avvicinamento della città al Bondone.
Oltre a questo però partecipe della decisione anche la volontà di trainare i privati (finora non si sono visti) nei 440mila euro in azioni privilegiate ancora da sottoscrivere: «Io non penso che il pubblico debba fare tutto ma deve far sì che le cose importanti avvengano - ha ricordato Fulvio Rigotti, presidente di Trento Funivie S.p.a. -. I soldi pubblici hanno e possono dare un grossissimo ritorno. Il Comune può essere un traino perché i privati mettano di più in un progetto che sarà un forte catalizzatore di sviluppo economico e sociale».
La partecipazione del Comune in questo piano di investimenti passerà quindi dall'attuale poco più di 5% ad un valore che oscillerà tra il 14 e il 15% in base alle sottoscrizioni per un totale di 440mila azioni. «Rispetto all'ultimo accordo, compatibilmente con gli impegni che il consiglio comunale sceglierà di prendere - ha ribadito Bozzarelli - abbiamo immaginato di avere un aumento del capitale perché, fermo restando che c'è una garanzia che la compagine sociale rimanga a maggioranza privata (ndr. 1 milione e 500mila euro circa), permetterà una maggiore sostenibilità e una maggiore occasione di utilizzo degli investimenti».
Chiaro fin da subito anche l'utilizzo delle risorse che saranno messe in campo tra cui il rendere più competitiva ed efficiente la zona sciistica del Bondone grazie al rinnovo del battipista, l'adeguamento delle piste da sci, l'acquisizione dell'area vicino all'Hotel Montana in vista di una mobilità "dolce" e un locale di stoccaggio delle attrezzature di sicurezza.
Ancora incerto il tema del bacino d'acqua che, come confermato da Bozzarelli, in capo al consiglio comunale resta al momento subordinato ai pareri tecnici.
L'aumento infine oltre che da motivazioni politiche e fattuali è stato necessario, come confermato da Rigotti, anche dalla richiesta da parte di Trentino Sviluppo di portare il totale delle proprie azioni dal 61% di allora al di sotto al 50%di adesso. Un aumento quindi in direzione di una visione d'insieme del territorio: «L'accordo pubblico è indispensabile per la società - conclude Rigotti -. In questi anni su 34 milioni di investimenti una ventina sono stati apporti pubblici. Se andiamo poi a vedere l'indotto generato abbiamo un Pil di 500 milioni. Il volano degli investimenti quindi è sicuramente molto importante per lo sviluppo del territorio».
Poche in commissione bilancio le perplessità per di più legate al timore di una scelta legata alla volontà di aumento decisionale del Comune o alle eventuali valutazioni sulla coesistenza tra gli orsi e il turismo sulla montagna.
E il bacino alle Viote, che le Funivie vogliono a tutti i costi?
L’ipotesi resta in campo ma qualsiasi scelta è rinviata alla prossima consilatura. Dopo le sedute della commissione comunale ambiente in cui i gruppi ecologisti e gli operatori economici hanno indicato, rispettivamente, i “contro” e i “pro” dell’opera, abbiamo chiesto al sindaco Ianeselli la sua posizione a riguardo. «Non dovrebbe essere necessariamente collocato alle Viote. Il comparto sci sul Bondone è in crescita ed è necessario valutare tutte le possibilità. Ma riusciremo a fare sintesi tenendo conto delle diverse sensibilità in coalizione».
Sindaco Ianeselli, qual è la posizione della sua giunta sul bacino alla luce di quanto emerso nelle commissioni?
«È molto importante avere una prospettiva di lungo periodo. Abbiamo chiesto al Muse di aiutarci, individuando gli scenari di cosa sarà la montagna non domani ma nel 2035 o 2050. Servono scenari realistici che delineino quali sono le prospettive dello sci per poter decidere sulla base di informazioni accurate. Ricordo a questo proposito l’Osservatorio sul Bondone, promosso dalla vicesindaca Bozzarelli, che è luogo di confronto e di decisione attraverso la partecipazione dei diversi attori della montagna».
L’ipotesi dunque resta in campo? «Mi identifico con quello che disse a L’Adige il direttore del Muse, Lanzinger. Bisogna gestire una “exit” dallo sci, ma non è un orizzonte che si dipanerà su due o tre anni. I numeri del Bondone continuano a crescere, è tutt’altro che una stazione morente. I processi si accompagnano, non si può spegnere lo sci premendo un pulsante. Non dimentichiamo l’utilità dei bacini non solo per l’innevamento artificiale: possono servire per conservare l’acqua in contrasto alle siccità e per interventi in caso di incendi».
Chi si oppone al bacino auspica una transizione dell’economia della montagna verso un modello destagionalizzato, non dipendente dallo sci. È fattibile o è un’utopia? «In questa consiliatura si è arrivati al pieno finanziamento della funivia con partenza in sinistra Adige (vicino al centro storico). L’impianto di risalita verso il Bondone che abbiamo finanziato non è uno “skilift”, ma un grande impianto di collegamento che permetterà di vivere l’Alpe di Trento tutto l’anno. C'è il lavoro di Apt per destagionalizzare il Bondone, che proprio in queste giornate conosce lo straordinario successo del Big Camp della Trentino Volley. Di recente appunto abbiamo stanziato 600mila euro per partecipare ad un aumento di capitale di Trento Funivie per sostenerne lo sviluppo».
Il timore è che il bacino intacchi gli ecosistemi preziosi alle Viote. «Certamente c’è il tema della localizzazione del bacino. Non necessariamente deve essere alle Viote o in certi punti delle Viote, considerando il grande valore che le Viote hanno per i trentini, anche nell’immaginario. Ancora una volta, bisogna guardare ai dati senza immaginare che lo sci si spenga».
Teme il veto delle componenti più ambientaliste che fanno parte della sua maggioranza? «Sappiamo che nella coalizione ci sono sensibilità diverse, c’è chi il bacino lo vuole fortemente e chi esprime scetticismo. Ma in questi anni abbiamo dimostrato capacità di intervenire facendo sintesi, tenendo conto delle giuste preoccupazioni per l’ambiente».
Che tempistiche immagina per giungere a una decisione? «Per lo studio del Muse servirà qualche mese. Noi abbiamo coinvolto il Muse perché si è sempre proposto come un museo progettuale al servizio del territorio e non solo un organizzatore di mostre. E pensiamo di coinvolgere anche l’Università».