"Bostrico, siamo in emergenza ma la lotta ottiene i primi risultati"
Il Trentino sta vincendo la battaglia contro l'insetto che in cinque anni ha ucciso valanghe di abeti rossi, devastando sei milioni di metri cubi di legname, specie nelle zone di nordest. Il dirigente del servizio provinciale Foreste, Giovannini spiega che le azioni messe in atto stanno dando buoni risultati, resterà poi da affrontare il problema dei versanti rimasti senza piante
MISURE Nei boschi trentini, quasi mezzo milione per "mitigare i danni
PRIMIERO Il bostrico peggio di Vaia, le foreste del Primiero scompaiono
TRENTO. Il bostrico, il terribile insettino che disegna bellissimi - ma letali - ghirigori dentro le cortecce degli abeti rossi in Trentino sta per perdere la battaglia con gli uomini: la sua presenza nelle nostre valli è in calo: si sono dimezzate mediamente le colonie stando ai controlli fatti dagli operatori della Forestale della Provincia.
Il bostrico lo chiamano "tipografo" per quella sua capacità di fare disegni, delle litografie che sembrano realizzate da un artista creativo con mano felice. Ma quell'insetto ha devastato in cinque anni oltre 13 mila ettari di bosco, in particolare nel Trentino nord-orientale: in Val di Fassa, Fiemme, Valsugana, Primiero.
Ha ucciso valanghe di abeti rossi devastando 2,6 milioni di metri cubi di legname. Quasi quanto la tempesta Vaia che ha "rasato" più boschi del coleottero. Ma Vaia è stata una tempesta che con la sua potenza ci ha colpito nell'anima prima ancora che nell'ambiente. E oggi vediamo l'effetto dell'insetto nei boschi diventati tristemente grigi, quasi un effetto paradigmatico dei nostri tempi.
Il dirigente del servizio Forestale della Provincia, Giovanni Giovannini spiega che i dati attuali dei danni da bostrico si fermano a maggio perché biologicamente l'attività dell'insetto rallenta in estate e inverno. Ma i dati ufficiali raccontano comunque una devastazione dell'ambiente, tra Vaia e bostrico che ha ferito profondamente il Trentino con oltre 33 mila ettari di alberi, perlopiù abeti rossi, spariti, cancellati. E sei milioni di metri cubi di legname persi.
E a questi bisognerà aggiungere quelli dei prossimi anni, anche se il lavorio mortale del bostrico sta rallentando per una minore presenza dell'insetto testimoniato dal censimento dei tubitrappola, dove gli insetti vengono attirati con dei feromoni e poi vengono contati e in base alla presenza si fa una comparazione negli anni.
Sono quasi 400 i tubitrappola piazzati in provincia. Giovannini spiega che dall'anno scorso il numero dei coleotteri si è dimezzato e quindi in prospettiva avremo meno danni e che agli occhi esperti dei Forestali già si stanno notando. E se i numeri ci dicono che in assoluto Vaia ha fatto più danni, in realtà il bostrico sta battendo i danneggiamenti di quel ventomoto che è stata Vaia.
Giovannini spiega: «Il monitoraggio sta funzionando molto bene, le catture sono in calo e questo ha due riflessi: nell'immediato quest'anno ci saranno molti meno abeti rossi colpiti e ci sarà un riflesso nel 2025. Sì, possiamo dire che stiamo vincendo la battaglia. Certo - aggiunge Giovannini - anche se le prospettive sono quelle della fine dell'espansione del danno resta il problema della ferita dal punto di vista dell'aspetto idrogeologico, con i versanti secchi, senza piante».
La situazione sta migliorando come risultato di una serie di questioni: «La primavera - spiega Giovannini - ci ha aiutato, è stata piovosa e fresca. Poi le nostre azioni stanno dando i loro frutti, con le sperimentazioni con le "piante esca", abbiamo lavorato sul dare priorità a certi ambiti piuttosto che altri e abbiamo condiviso con i proprietari e con le imprese il lavoro, cosa che ha limitato i danni.
C'è una terza questione biologica: il bostrico non cresce all'infinito, dopo il picco negli anni ha una fase di discesa. Infine - continua Giovannini - l'abete rosso è stato talmente colpito che manca il substrato». Giovannini nega che l'abete rosso sia una pianta debole, anzi: «È una pianta tipica dell'ambiente alpino e storicamente ci abbiamo ricavato reddito, resterà una pianta di riferimento sopra certe quote. Purtroppo gli eventi atmosferici stanno cambiando e mettono in crisi modelli del passato».
Sulle polemiche dei giorni scorsi sulla carenza di boscaioli Giovannini è netto: «Bisogna capirsi. Le imprese si sono meccanizzate, quindi il lavoro manuale si è ridotto, ma sul servizio Forestale la giunta provinciale investe molto, fornisce risorse per le squadre di operai, ha aumentato gli interventi a favore delle imprese forestali, stiamo assumendo giovani. Abbiamo 5400 chilometri di strade da seguire e non ne stiamo facendo di nuove, lavoriamo sulla viabilità e sulla sentieristica con la Sat.
Stiamo lavorando sull'antincendio che una volta non c'era, insieme ai Vigili del fuoco. Sono lavori che si vedono poco, ma garantiscono interventi fondamentali e rapidi».
E soprattutto, per Giovannini si punta sulla formazione: «Si tengono corsi. I professionisti di tutte le imprese boschive hanno un patentino. Abbiamo boscaioli bravi e professionisti, certificati. Lavoriamo molto con le scuole e facciamo molte serate informative». Certo, si potrebbe fare di più: «Come sempre, ma non si può dire che siamo inerti».
IL BANDO
Per combattere il bostrico c'è un ulteriore finanziamento di 450 mila euro messa a disposizione della Provincia di Trento con un bando riservato ai proprietari forestali, pubblici e privati, per la mitigazione degli impatti negativi e il ripristino delle aree boschive.
Il bando è una rinnovazione di un precedente provvedimento dell'assessore competente Roberto Failoni.
Il valore massimo del premio è di 60 mila euro e saranno premiati solo i tagli direzionati e il rilascio stabilizzato in loco di una parte degli alberi compromessi dal bostrico.
Tra gli interventi finanziati ci sono i costi di progettazione e direzione dei lavori. Per le domande c'è tempo fino al 24 novembre 2024, esclusivamente tramite posta elettronica all'indirizzo per: serv.foreste@pec.provincia.tn.it, ma saranno prese in esame in ordine cronologico di arrivo. Possono presentare domanda i proprietari pubblici o privati nei quali i boschi contribuiscono al contenimento del dissesto idrogeologico: dalla caduta di massi alle frane, fino alle slavine.Spiega Andrea Sgarbossa, dell'ufficio pianificazione forestale che si tratta di fondi messi a disposizone per l'emergenza bostrico.
«Si tratta fondamentalmente di puntare l'attenzione sulla perdita di funzionalità protettiva di alcune zone boschive. In pratica - spiega Sgarbossa - vengono erogati i fondi per i tagli direzionati: invece di portare via le piante morte una parte serve alla mitigazione per frenare lo scivolamento della neve o le frane».
Se il progetto viene approvato e poi viene realizzato correttamente viene erogato il contributo.
Il tutto viene fatto su ispirazione della Forestale svizzera e con la collaborazione dell'Università di Padova. Questi lavori non si sotituiscono a opere ingegneristiche come i paramassi, ma servono a mettere in sicurezza quante più superfici possibili.