Panarotta al capolinea: non ci sono offerte per la gestione degli impianti sciistici
Ieri scadevano i termini per presentare un piano industriale a Trentino Sviluppo. Le tre manifestazioni di interesse avevano fatto ben sperare, ma ora la storia del comprensorio rischia il punto di non ritorno
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VALSUGANA. La storia del comprensorio sciistico della Panarotta, questa volta, pare davvero giunta al capolinea. Il de profundis è suonato idealmente alle 12.30 di ieri, 30 ottobre, quando scadevano i termini per presentare i piani finanziari e di gestione (previsti per sei anni) da parte dei soggetti che si erano fatti avanti per prendere le redini della storica stazione da sci.
Tre, infatti, erano le manifestazioni di interesse pervenute entro il 23 settembre a Trentino Sviluppo, che aveva pubblicato il bando per conduzione degli impianti a fune in Panarotta. In locazione c'erano la seggiovia biposto "Rifugio-Furet", la seggiovia quadriposto "Rigolor-Cima Panarotta", la seggiovia triposto "Montagna Granda-Cima Esi", due tappeti mobili (Furet e Malga Esi), oltre all'impianto di innevamento artificiale composto dalle condotte e stazioni di pompaggio, 5 cannoni sparaneve, vasche di carico, pompe, opera di presa sul rio Rigolor e il raccordo sciabile "Storta-Rigolor basso".
Il fatto che vi fossero tre soggetti interessati aveva lasciato ben sperare sulla possibilità che la prossima stagione invernale potesse vedere gli impianti nuovamente in funzione. Invece non sono arrivati né piano industriale, relativo alla sostenibilità economico - finanziaria del progetto né alcuna proposta per la gestione invernale (ma anche quella estiva avrebbe avuto un punteggio). Zero offerte pervenute.
Che l'epilogo potesse essere questo, peraltro, a Trentino Sviluppo lo avevano intuito già nei giorni scorsi, visto che non era giunta alcuna richiesta di svolgere il sopralluogo - obbligatorio - da parte dei soggetti che avevano presentato la manifestazione di interesse. Gli investitori attesi per il rilancio del comprensorio sciistico non sono arrivati.
Non è evidentemente bastato neanche il sostegno arrivato da Comuni, Comunità Alta Valsugana e Bersntol e Apt d'ambito, che lo scorso anno si sono detti disponibili a contribuire alle spese di gestione con 180.000 euro.
Né l'impegno da parte di Trentino Sviluppo a realizzare i vasconi interrati per garantire l'innevamento dell'area, una volta archiviato l'ipotesi più impattante del bacino a cielo aperto da 10-20mila metri cubi e da 5 milioni di euro.
E ora che succede? Gli impianti resteranno chiusi. A meno che, come sottolinea Albert Ballardini, vicepresidente di Trentino Sviluppo spa, «non si proceda con un affido diretto di un impianto solo, per gestire in modo minimale il servizio, visto che la gara è andata deserta. Ci confronteremo con la parte politica e soprattutto con i Comuni per capire cosa vogliono fare della Panarotta».
E questo è probabilmente il vero nodo. «Noi abbiamo lì gli impianti, che avrebbe dovuto dare un servizio al pubblico e aiutare la località. Adesso è la località, il territorio, a doverci dire cosa vuole fare della sua Panarotta».
Un futuro che andrà pensato tenendo conto dei cambiamenti climatici in atto: anche per questo si erano ipotizzati investimenti più "leggeri".
«Noi abbiamo dato l'incarico per fare le vasche interrate e può essere che i potenziali gestori attendessero di vedere realizzate queste opere. Ma in assenza di interesse, bisogna valutare cosa fare», sottolinea Ballardini.
«Sicuramente non ci "accaniremo", Trentino Sviluppo ha un approccio di sostenibilità», assicura. E l'assenza di soggetti disponibili a investire in Panarotta potrebbe accelerare il percorso di addio allo sci da discesa (e dunque agli impianti), puntando ad un rilancio della località che passi attraverso una diversa vocazione turistica, legata alla natura e all'esperienza all'aria aperta.
L'assessore provinciale al turismo, Roberto Failoni, non nasconde la sua «sorpresa» per l'esito del bando. Anche se aggiunge: «In queste settimane i sindaci di Pergine e Tenna sono usciti con dichiarazioni molto chiare. È giusto ascoltarli e vedere se hanno qualche idea illuminata che possa fare andare la Panarotta in una direzione diversa. Questo può avere inciso sulla rinuncia. Per questo da una parte sono sorpreso, ma dall'altra meno. Ma non voglio dare la colpa a nessuno. Il territorio ha un numero di abitanti significativo e pensavo che queste iniziative potessero avere gambe per camminare. Ma per carità, se qualcuno la pensa diversamente, va bene».
Il futuro della Panarotta? «Io ho fatto tutto quello che potevo e credo di avere dimostrato di volere non bene, di più, alla Panarotta e di avere le idee chiare. Ora spetta ad altri».
Il presidente della Comunità, Andrea Fontanari, attende le comunicazioni ufficiali, ma rimarca l'impegno delle amministrazioni: «Ancora l'anno scorso abbiamo ribadito che per noi è importante che la Panarotta viva. Ci confronteremo con Trentino Sviluppo e poi all'interno del consiglio dei sindaci».