Chiodatura selvaggia, traffico, troppi accessi: gli ambientalisti in campo per regolamentare l’uso delle falesie
L’arrampicata sportiva è sempre più popolare e le associazioni chiedono interventi a Nago: «A rischio un patrimonio ambientale e storico»
TRENTO. No alla chiodatura selvaggia, perché le falesie non sono solo il paradiso degli appassionati di arrampicata sportiva, ma anche oasi di biodiversità da preservare. Le associazioni ambientraliste WWF Trentino, SOS Altissimo di Nago che fanno parte del Coordinamento Ambiente AGL e unitamente all'associazione LIPU, lanciano un appello congiunto alle autorità locali, chiedendo interventi urgenti per regolamentare l’arrampicata sportiva nelle aree di Daine e Oltrezengol, nel comune di Nago-Torbole. L’obiettivo è «proteggere queste zone di alto valore ambientale, storico e culturale, minacciate dalla crescente affluenza di appassionati di arrampicata e dall’impatto antropico che ne deriva».
Ambiente e storia a rischio
Il territorio in questione, spiegano, è caratterizzato dalla presenza di elementi naturali e storici unici, come le incisioni rupestri e i reperti della Prima Guerra Mondiale, oltre a essere habitat di specie animali protette, tra cui il gufo reale, il rondone maggiore e il picchio muraiolo. Le associazioni segnalano che l'aumento dell’attività di arrampicata, soprattutto nei periodi critici di nidificazione, potrebbe compromettere la sopravvivenza di queste specie, danneggiando irreversibilmente il delicato equilibrio ecologico dell’area. In aggiunta, il costante afflusso di arrampicatori e l’assenza di una regolamentazione specifica rischiano di danneggiare permanentemente i reperti storici presenti nelle falesie.
La Legge Provinciale 78/2001 prevede la tutela dei reperti storici, che in assenza di controllo e di misure di protezione adeguate, potrebbero subire deterioramenti irreversibili.
Le proposte delle associazioni
Le associazioni propongono una serie di misure concrete per mitigare l’impatto dell’arrampicata sportiva, garantendo al contempo la tutela ambientale e la sicurezza dei fruitori del territorio. Tra le proposte presentate:
- Identificazione delle aree destinate all’arrampicata: è necessario individuare aree specifiche dove l’arrampicata sportiva possa essere praticata in modo controllato, preservando al contempo le aree più sensibili dal punto di vista ambientale e storico.
- Chiusura temporanea delle aree sensibili: sulla base di esempi virtuosi già adottati in altre regioni, le associazioni suggeriscono la chiusura temporanea o permanente di alcune falesie, per tutelare gli habitat più delicati e i siti storici di particolare interesse, come le incisioni rupestri e i resti bellici. In linea con la Direttiva Uccelli e altre normative di tutela faunistica, le associazioni chiedono che venga garantita la protezione di specie particolarmente vulnerabili, attraverso la limitazione dell’accesso durante i periodi critici per la nidificazione, in particolare per il gufo reale, una specie particolarmente a rischio.
- Miglioramento della sentieristica e cartellonistica: si propone la creazione di percorsi escursionistici ben segnalati, con cartellonistica informativa che illustri le caratteristiche naturali e storiche del territorio. Questo contribuirebbe a promuovere un turismo responsabile e consapevole, capace di apprezzare le peculiarità del territorio senza danneggiarlo.
- Gestione della chiodatura delle falesie: le associazioni invitano i chiodatori a non aprire ulteriori vie di arrampicata, soprattutto nelle aree sensibili. È inoltre proposta la regolamentazione della chiodatura, scoraggiando la pratica dall’alto, ritenuta più impattante rispetto alla chiodatura classica dal basso.
- Sicurezza e regolamentazione del traffico: l’aumento del traffico veicolare, in particolare di camper e altri mezzi di grandi dimensioni, costituisce un problema di sicurezza per gli escursionisti e i ciclisti che percorrono le strade della zona. Le associazioni chiedono la creazione di parcheggi adeguati e sicuri, con percorsi pedonali che consentano un accesso sicuro alle falesie.
Un patrimonio naturale e culturale da valorizzare
Oltre alla protezione dell’ambiente, le associazioni propongono la creazione di una riserva naturale locale nell’area di Daine e Oltrezengol, con l'obiettivo di valorizzare i reperti storici e promuovere una fruizione turistica responsabile e sostenibile. Questa riserva, da inserire come variante al Piano Regolatore Generale (PRG) comunale, sarebbe supportata da regolamenti specifici volti a tutelare le particolarità ambientali e culturali del territorio. Attraverso questo strumento di pianificazione, verrebbero salvaguardati sia gli ecosistemi fragili, sia i reperti storici presenti, garantendo una protezione a lungo termine. Le associazioni sottolineano che, se gestita in modo adeguato, questa riserva potrebbe diventare un modello di turismo sostenibile, capace di attrarre visitatori anche durante la bassa stagione. La creazione di percorsi storici e naturalistici, unitamente a una regolamentazione mirata alla tutela dell’ambiente, non solo incrementerebbe l'attrattiva turistica del territorio, ma favorirebbe anche lo sviluppo economico locale. A tale scopo, le Associazioni provvederanno a costruire grazie all’aiuto di tecnici e naturalisti locali una proposta complessiva da presentare all’Amministrazione comunale. Riteniamo infatti che vada (ri)scoperto un potenziale turistico votato alla tranquillità, al godimento di aspetti naturali-paesaggistici e al trekking storico-culturale, in particolare in un contesto come quello dell’Alto Garda dove già ora qualsiasi angolo di paesaggio è sovrasfruttato a fini turistici, arrivando spesso ad impedire del tutto il godimento delle preziosità locali alle stesse persone che sono custodi di quei luoghi: i loro abitanti, umani, e non umani.