Il Sait taglia i fornitori di pane e sceglie uno solo: in crisi le dieci aziende "locali"

Sul tavolo del consiglio di amministrazione del consorzio Sait, presieduto da Roberto Simoni, è arrivata l’altroieri sera una patata bollente: la decisione del direttore generale Luca Picciarelli di chiudere il rapporto di fornitura del pane con dieci panificatori trentini di tutte le zone, da Mori a Borgo Valsugana, e di scegliere un solo fornitore, se non altro anch’esso locale, per questo tipo di prodotti.

Le aziende a cui viene revocata la commessa perderanno più di 1 milione di euro di fatturato e sarà messo in pericolo il lavoro di 20 dipendenti. A quanto pare la decisione è stata presa all’insaputa del cda e ieri su questo e sulla sostanza della questione, cioè sul rapporto con i produttori locali, in consiglio c’è stata discussione.

Dal punto di vista di Picciarelli, peraltro, si tratta dell’ennesimo passo verso una gestione più efficiente del consorzio. I tagli, particolarmente dolorosi nel caso del personale ma difficili da digerire anche in altri ambiti, hanno portato Sait a chiudere anche il 2019 con un buon utile, che dovrebbe aggirarsi sui 7 milioni di euro.

Ma la scelta di tagliare i ponti con i panificatori ha colpito non poco, soprattutto perché in queste settimane di emergenza Coronavirus i supermercati sono rimasti aperti e quindi non siamo di fronte ad un settore in sofferenza. Viceversa, le aziende a cui mancheranno gli ordini si trovano improvvisamente senza una fetta di ricavi in un contesto che annuncia una pesante recessione. Il 2019 per Sait e il sistema delle Famiglie cooperative si chiude bene, con oltre 500 milioni di incassi al lordo Iva, in aumento del 2,2% rispetto all’anno precedente. Ma nei primi mesi dell’anno e soprattutto in queste settimane di lockdown, le vendite sono cresciute a due cifre, in qualche caso del 30%. Secondo l’Istat, a marzo il commercio al dettaglio nel suo complesso ha perso il 18% su base annua, composto però da un meno 40% per i negozi non alimentari e da un più 14% per i supermercati. Oltre al più 20% del commercio elettronico.

Non è andata così bene per i piccoli negozi alimentari specializzati, come i panifici, che hanno contenuto le perdite all’1% ma sono andati avanti con più fatica della grande distribuzione.

Perciò la scelta di cambiare il sistema di fornitura del pane ha destato allarme tra i panificatori e qualcuno parla di organizzare proteste clamorose.

Il piano esposto da Picciarelli prevede che lo stop alle forniture parta il 18 maggio a Mori e Rovereto, il 25 a Trento e Borgo.

Della questione è stato informato l’assessore alla cooperazione e vicepresidente della giunta provinciale Mario Tonina, che per commentare aspetta che le scelte vengano ufficializzate, anche se sottolinea l’importanza di mantenere rapporti con un complesso di aziende locali. Ma anche tra le Famiglie coop la decisione fa discutere e il tema viene collegato a quello dell’offerta di prodotti locali su cui la cooperazione a volte è indietro rispetto ad altre catene commerciali trentine.

Per il Sait a gestione Picciarelli, comunque, l’efficientamento e il recupero di redditività è stato un faro. L’obiettivo, hanno più volte spiegato i vertici, è che con maggiore efficienza si riversino più risorse alle cooperative associate. Da qui la lunga serie di tagli ai costi, dagli 80 esuberi nel personale alla rivisitazione delle forniture che hanno portato a discussioni con imprese locali come quelle degli autotrasportatori e, in qualche caso, anche con partner cooperativi».


ASSOCIAZIONE PANIFICATORI: "ALLIBITI"

Dura nota dell'Associazione Panificatori del Trentino: «La stampa riporta la notizia della presunta volontà del Sait, il consorzio di acquisti delle Famiglie cooperative trentine, di rivolgersi ad un unico soggetto per la fornitura del pane nei propri punti vendita. Una decisione che, se confermata, rappresenta una soluzione contraria a tutti gli sforzi che in questi anni tanti soggetti, dalla Provincia alle associazioni di categoria, dalle imprese di ogni settore alle produzioni agricole, hanno portato avanti con convinzione. Valorizzare i prodotti locali trentini e la loro varietà è un obiettivo di sistema, corale, che consente di accrescere il valore aggiunto del territorio trentino. 

«Restiamo allibiti – spiega il presidente dell’Associazione panificatori Emanuele Bonafini – davanti a questa ipotesi: per rincorrere il massimo ribasso (che per altro dubitiamo si traduca in un vantaggio per i clienti), si decide di azzerare i risultati che abbiamo a fatica ottenuto negli ultimi anni, come ente pubblico, in primis, ma anche come aziende. Un lavoro fatto di sensibilizzazione e di promozione, prima di tutto, per mettere al centro, com’è giusto che sia, la qualità e la tradizione del territorio, preservando la ricchezza costituita dalle numerose attività di panificazioni presenti in Trentino. Ciascuna attività, infatti, consente di offrire al cliente prodotti tipici del territorio, con un’attenzione particolare alla qualità, alla sostenibilità ed alla filiera locale, a km 0. Un fornitore unico significa meno scelta per il consumatore, una produzione standardizzata, l’aumento notevole del traffico, oltre a mettere in difficoltà decine di aziende e centinaia di addetti e lavoratori. A ciò si aggiunge il fatto che i consumatori del Trentino sempre di più sono alla ricerca della tradizione locale dei prodotti e lo dimostrano con la ricerca di queste specificità nei punti vendita».
 
«Da anni – aggiunge il presidente di Confcommercio Trentino Giovanni Bort – spingiamo per valorizzare le produzioni locali. Alberghi, bar, ristoranti, negozi si fanno portavoce della qualità e della varietà del territorio, anche in un’ottica di marketing territoriale. La stessa Provincia ha investito, correttamente, molte risorse nella promozione dei marchi di qualità e nelle produzioni territoriali, molte delle quali riconducibili al mondo cooperativo. La scelta di acquistare da un fornitore unico è assolutamente in controtendenza con questi ragionamenti e con gli sforzi di un intero sistema territoriale».
 

BISESTI: Le scelte aziendali non si discutono, però...

Sul tema interviene il segretario della Lega del Trentino, Mirko Bisesti: «Le scelte aziendali altrui non si discutono ma al contempo è giusto ricordare il contesto, la storia, e soprattutto i valori del territorio nel quale queste scelte sono fatte. La cooperazione è un bene sociale, culturale ed economico del nostro territorio.
I panificatori, i panifici dal centro città di Trento e Ravina, da Volano a Mori e Rovereto sono vita e sono parte essenziale della nostra comunità.

E questo ancor più nel momento cruciale della fase due di questo tragico periodo condizionato da Covid-19.

Assieme alla provincia autonoma, DAO, la Federazione Trentina della cooperazione, il 31 marzo, SAIT siglava un protocollo per potenziare il consumo di prodotti locali trentini e con essi la rete formata dai piccoli produttori del territorio. Non dimentichiamoci che fin dall’inizio di questa legislatura abbiamo puntato sulla valorizzazione dei prodotti trentini, sensibilizzando anche nella fase del covid-19 il consumo di prodotti locali con la campagna dall’assessore Zanotelli #lamiaterranonsiferma.
Per questo chiediamo un’ulteriore e attenta riflessione perché il piano di rivolgersi ad un unico soggetto per la fornitura del pane, escludendo tante piccole realtà che contribuiscono a dare vita al territorio, non è nel segno di quel percorso che, anche con fatica, va intrapreso per il futuro di cui ha bisogno il Trentino.


 

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