Conte: non riapriremo gli impianti Failoni: un danno da un miliardo Zaia: possiamo aprire in sicurezza

Niente vacanze sulla neve a Natale, l’Italia non può permettesserlo. Nel giro di 24 ore il premier Giuseppe Conte prova a spegnere l’ultimo focolaio delle polemiche sulle chiusure anti-Covid. E il premier abbraccia nettamente la linea dura. Il periodo natalizio richiederà un Dpcm ad hoc e, probabilmente, misure più restittive rispetto ai periodi lavorativi.

«Non possiamo concederci vacanze indiscriminate, non possiamo ripetere Ferragosto», è la chiusura di Conte. «Abbiamo visto tutti cosa è successo poche settimane fa alla riapertura di una nota localitàò di sci: se aprissimo adesso, a inizio gennaio ci troveremmo di fronte a una terza ondata del Ciovid, non ce lo possiamo permettere».

Ma la linea del governo non sarà sempre così dura. Il trend dei contagi sembra dare buone notizie. «Se continuiamo così a fine mese non ci saranno più zone rosse», sottolinea il premier.

Un primo Dpcm subentrerà quindi a quello in scadenza il 3 dicembre. E sarà un Dpcm più aperturista - sul coprifuoco, ad esempio - ferma restando la divisione in colori a seconda del rischio per le Regioni. Sullo stop alle vacanze sulla neve, nel governo, sale però la tensione, con Iv, ancora una volta, nella veste degli «aperturisti». Il capo delegazione Pd Dario Franceschini ritwitta il «no» del ministro Francesco Boccia arrivato nel pomeriggio mentre il vice segretario Andrea Orlando attacca: «Quelli che hanno proposto la riapertura delle piste da sci sapevano benissimo che era irricevibile. Continua un deprimente gioco delle parti per strizzare l’occhio al comprensibile malessere di alcune categorie. Questo non è federalismo è demagogia irresponsabile». «Quando in ballo ci sono di migliaia di posti di lavoro parlare di demagogia è del tutto ingiustificato», è la replica dei renziani.

Il premier, a Otto e mezzo su La7, traccia uno schema della strategia anti-Covid del governo. Uno schema che, nel piano vaccini, avrà il suo fulcro. «Non c’è un orientamento per l’obbligo del vaccino, ma lo raccomandiamo», spiega Conte che, su questo punto, sembra distanziarsi dalla posizione dell’ala più «dura» dell’esecutivo. «Il vaccino sarà disponibile prima per le categorie vulnerabili ed esposte. Penso sarà da fine gennaio», aggiunge Conte.

REGIONI ALL’ATTACCO - Lo stop allo sci e alle vacanze sulla neve a Natale provocherebbe «un danno irreversibile». Le regioni vanno all’attacco del premier Giuseppe Conte e rilanciano approvando le linee guida per far partire la stagione bianca: tetto massimo agli skipass giornalieri, presenze su funivie e cabinovie ridotta al 50%, acquisto on line dei biglietti.

Il pressing è compatto e va dai presidenti agli imprenditori fino ai maestri di sci. «Per non compromettere la stagione sciistica e per non creare un danno irreversibile all’economia della montagna dei nostri territori» gli impianti vanno aperti sottolinea il vicepresidente della Conferenza Giovanni Toti che definisce le linee guida un «contributo propositivo» al governo affinché si possano «condividere» i «necessari approfondimenti sul piano della collaborazione istituzionale nell’interesse dei cittadini, del tessuto socioeconomico del Paese e nel rispetto delle necessarie regole di prevenzione». L’esecutivo «riveda le scelte» aggiungono gli assessori con delega agli impianti di Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Provincia di Trento, Provincia di Bolzano, Veneto e Friuli Venezia Giulia ribadendo come ogni iniziativa sarà caratterizzata da «una massima attenzione alla sicurezza» e sottolineando come «molte realtà imprenditoriali legate alla stagione bianca, tra cui scuole sci, noleggi, aziende di trasporto, hotel e ospitalità in genere, aspettano risposte per programmare la stagione invernale».

Proprio i maestri di sci parlano di un «danno irreparabile»: in Italia, dice il presidente dei maestri della Val d’Aosta Giuseppe Cuc, ci sono «15mila maestri di sci alpino, fondo e snowboard e 380 scuole: molte famiglie vivono solo ed esclusivamente con il reddito percepito nei cinque/sei mesi invernali». I governatori chiedono un «punto di equilibrio» che consenta, come dice quello del Piemonte Alberto Cirio, di poter sciare magari chiudendo bar e ristoranti, soluzione che farebbe comunque arrivare nelle valli migliaia di turisti. Anche il presidente della Valle d’Aosta Erik Lavevaz parla della necessità di «arrivare ad una sintesi» mentre quello altoatesino Armno Kompatscher chiede «soluzioni intermedie»: si apra ai residenti e solo dopo per i turisti.

Per il momento però il governo resta fermo sul no. Con ancora 600 morti al giorno, liquida la questione il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia «non ci sono le condizioni», dunque solo parlarne è «fuori luogo». Gli fa eco Roberto Speranza: le misure restrittive sono e restano indispensabili«.
È ovvio però - e il governo ne è consapevole - che se salta il Natale sulla neve - sarà necessario mettere le mani al portafoglio per trovare i fondi e ristorare l’intero settore.

ZAIA: ABBIAMO UN PROTOCOLLO - «I nostri tecnici hanno stilato un documento con le prescrizioni che se adottate e seguite con scrupolo possono consentire l’avvio regolare della stagione sciistica. Adesso sottoporremo le nostre linee guida al Cts».

Così il presidente del Veneto Luca Zaia, in una intervista al Corriere della Sera.

Se il governo optasse per lo stop allo sci, Zaia risponde che si adatterà alla decisione, ma a tre condizioni: «Una comunicazione chiara, seria, non catastrofista. Non poter sciare a Cortina, per esempio, non vuol dire non poter visitare Venezia». Seconda condizione, «ciò valga per tutta l’Europa. Non si può vietare lo sci in Alto Adige e consentirlo in Carinzia».

Infine i ristori: «Al momento sono previsti solo per chi opera nelle zone rosse», ma le restrizioni colpirebbero anche le zone gialle come il Veneto: «È come se ci si dovesse per forza ammalare per poter avere le cure», sottolinea il governatore leghista.
Il Natale comunque sarà domestico, dice Zaia: «chi pensa di rivedere film degli anni Ottanta e Novanta si sbaglia di grosso». Piuttosto «cerchiamo di sostenere produttori, ristoratori, commercianti comprando prodotti tipici, sfruttando l’asporto e il delivery». Rispetto al confronto tra le Regioni e il governo sul prossimo dpcm, Zaia spiega che i governatori hanno chiesto di ridurre i parametri da 21 a 5: «Attendiamo una risposta».

ORLANDO: “RIAPERTURA E’ INACCETTABILE” - «Quelli che hanno proposto la riapertura delle piste da sci sapevano benissimo che era irricevibile. Continua un deprimente gioco delle parti per strizzare l’occhio al comprensibile malessere di alcune categorie. Questo non è federalismo è demagogia irresponsabile». Lo scrive, in un tweet, il vice segretario Pd Andrea Orlando.

AUSTRIA, SVIZZERA, FRANCIA, REBUS SCI - Sullo sci a Natale ai tempi del coronavirus non si dibatte solo in Italia. Tutti i Paesi europei che ospitano rinomate località di montagna in questi giorni si interrogano sull’opportunità di aprire gli impianti e studiano piani per tentare di salvare la stagione, almeno nel periodo delle feste.
La Francia ha annunciato una decisione nei prossimi dieci giorni perché le incertezze sono ancora tante. Nelle ultime ore palazzo Matignon ha consultato le principali organizzazioni del settore per fare il punto non solo sulle attività sportive all’aperto ma anche sul tempo libero post sci nelle località di montagna che potrebbe essere foriero di scambi e quindi contagi.
Allo studio del governo francese ci sono diversi scenari, dalla «definizione di un protocollo sanitario specifico» all’erogazione di un compenso economico per le imprese e i lavoratori del settore in caso di chiusura delle stazioni. In ogni caso la decisione della Francia terrà conto anche di quelle dei Paesi vicini. E qui la vicenda si complica. Perché ogni nazione contro la seconda ondata ha adottato misure diverse, con tempi diversi.

La Svizzera ad esempio, che in questa fase ha deciso di non imporre un lockdown, ha tenuto le sue stazioni sciistiche sempre aperte e non intende chiuderle proprio nel picco della stagione.

Già a fine ottobre circolavano foto delle piste di Verbier affollate di sciatori. Certo, con l’indice di contagio in salita, le autorità elvetiche non vogliono rischiare. Per questo i responsabili delle stazioni sciistiche devono sottoporre un piano di sicurezza alle autorità cantonali che devono poi assicurarsi che sia rispettato. Tra le misure, la distanza di 1,5 metri, l’obbligo di mascherina sugli impianti e l’igienizzazione accurata di funivie e altre strutture per la risalita e finestrini sempre aperti.
In Austria, la cui popolare località sciistica di Ischgl fu teatro del primo grande focolaio europeo di Covid, si punta a uno screening di massa per far ripartire economia, scuole e anche lo sci alla fine del lockdown, il 5 dicembre. Sulla riapertura degli impianti sciistici, tuttavia, il governo di Vienna resta ancora molto cauto, anche se il settore turistico sogna una ripresa entro Natale.

Sembrerebbe solo rimandata a dicembre la stagione in Germania, dove di solito si apre a metà novembre. La cancelliera Angela Merkel avrà un incontro con i Lander il 25 novembre, dove si discuterà anche dei tanto amati mercatini di Natale, e se non sarà prolungato il lockdown soft imposto a inizio novembre i primi impianti potrebbero aprire già il primo dicembre. A Feldberg, nella Foresta nera, dove c’è il più grande resort sciistico della Germania, sono già pronte misure contro il virus che prevedono, in caso di necessità, accessi limitati alle piste e obbligo di mascherina.

Con i big europei dello sci ancora incerti sul da farsi o pronti a richiudere al primo segnale di pericolo, quest’anno potrebbero guadagnare punti e turisti le montagne slovene. Il Paese al confine con il Friuli Venezia Giulia conta di riaprire i suoi impianti i primi di dicembre, se sarà confermata la fine del lockdown a fine novembre. Anche qui le località sciistiche hanno adottato delle precauzioni anti-coronavirus. Nella popolare Kranjska Gora si sta pensando di dimezzare la quantità di passeggeri sugli impianti di risalita ma aumentarne la velocità, così da evitare code e assembramenti.

FUGATTI E FAILONI: UN DANNO DA UN MILIARDO - «Il governo deve essere cosciente che cosa vuol dire tenere chiusi gli impianti sciistici nel periodo natalizio. In Trentino il settore turistico raggiunge il 20% del Pil provinciale. Con un protocollo e una situazione sanitaria gestibile sarebbe difficile capire una chiusura totale». Lo ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, in video conferenza stampa.
«Vogliamo interloquire con il governo per capire se siano possibili spazi per aprire gli impianti prima di Natale, il danno per l’economia trentina sarebbe di un miliardo di euro se aprissimo dopo l’Epifania», ha aggiunto l’assessore al turismo, l’albergatore Roberto Failoni.

UNCEM: ASCOLTARE LE REGIONI - «Le regole indicate dalle Regioni al Comitato Tecnico-Scientifico sono da seguire senza tentennamenti». Lo affermano, per l’Uncem, l’unione nazionale dei Comuni e della Comunità Montane, il presidente lombardo Tiziano Maffezzini, e quello nazionale Marco Bussone.
«La stagione invernale deve iniziare. Le Regioni, con gli impiantisti e le loro organizzazioni, e gli Enti locali stanno facendo il massimo. Per definire regole chiare per la riapertura. Code da gestire e contingentare, riduzione del numero di persone nelle telecabine, organizzazione e distanziamento per annullare il rischio di contagi. Tre punti fermi, già chiari a tutti i proprietari e i gestori degli impianti, condivisi».
«Chi sta in queste ore dicendo che la montagna può portare contagio sbaglia di grosso. - dicono Maffezzini e Bussone - Come quelli che dicono ‘prima le scuole dello scì ovvero ‘prima i negozì. Errore. Perchè sono piani diversi, da non unire e da non confondere. Si lavori, ciascun comparto, a regole e proposte sostenibili, come finora hanno fatto il mondo della neve, con le Commissioni competenti del Parlamento, l’azione trasversale dei partiti, con il l’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna in azione, con Uncem e il sistema di Enti locali».
Uncem ricorda che all’inizio del 2021 sono in programma i Mondiali di sci a Cortina. «Sfruttiamo bene quell’onda che porterà alle Olimpiadi del 2026. Non perdiamo la stagione 2021.
Governo, Parlamento, Regioni lavorino per valorizzare l’intero comparto, alberghiero, ricettivo, della ristorazione, dei negozi e del benessere, da attivare quando possibile, al più presto, e da sostenere con misure ad hoc».

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