Esame d'inglese col trucco Studentessa nei guai
Mandò l'amica a fare la prova di inglese: addio al permesso di soggiorno
Non riusciva a superare l’esame di lingua inglese. Una studentessa africana iscritta a Sociologia, con ottimi risultati in tutte le altre materie, proprio non riusciva a passare la prova di lingua.
Presa dal panico perché rischiava di perdere la borsa di studio e l’alloggio, scelse una scorciatoia illegale per superare l’ostacolo, l’ultimo che la separava dalla laurea triennale: chiese la collaborazione di un’amica che sostenesse la prova al suo posto.
Ma il trucco venne smascherato e quel maldestro tentativo di superare l’esame di fatto le è costato il permesso di soggiorno compromettendo anche la possibilità di ottenere la laurea specialistica.
Dopo che il Tar ha respinto il suo ricorso, la prospettiva di lasciare Trento dopo anni di studi è infatti concreta. La ragazza era arrivata in Italia con un visto per motivi di studio nel 2011 e si era iscritta a Sociologia ad un corso di studi internazionale. Il suo percorso accademico per qualche anno è stato regolare, anzi per molti aspetti esemplare. La studentessa macinava esami con buoni voti tanto da guadagnarsi e mantenere il diritto alla borsa di studio.
Giunta in vista della laurea triennale, con la tesi già scritta, la ragazza è inciampata: per due volte non ha superato la prova di inglese. Rischiava dunque di perdere tempo prezioso e con esso l’assegno di studio e l’alloggio. Ma il trucco di farsi sostituire si è rivelato catastrofico.
Scoperta, la ragazza è stata sospesa dall’Università. Così ha fatto ritorno a casa dove, presso una scuola internazionale, ha continuato a studiare inglese ottenendo infine una certificazione.
Rientrata in Italia, la ragazza ha scoperto però che l’esame d’inglese superato in Africa non le veniva riconosciuto dall’Università di Trento. Inoltre la Questura nel frattempo aveva respinto, ritenendole irricevibili, due richieste di permesso di soggiorno presentate dalla studentessa nel 2015 e nel 2016.
Il diniego era dovuto al fatto che nel 2015 la ragazza non risultava iscritta all’università perché sospesa e ovviamente non aveva superato esami. A nulla valeva la circostanza che la studentessa l’anno precedente, cioè nel 2014,fosse stata un fulmine superando ben 8 verifiche.
Ancora una volta la ragazza, nel frattempo riammessa agli studi dall’Università, rischiava di veder svanire la laurea che sembrava di nuovo a portata di mano. In assenza del permesso di soggiorno la studentessa doveva infatti lasciare il Paese. Provvidenziale invece si è rivelato il ricorso al Tar presentato per conto della studentessa dall’avvocato Svetlana Turella.
Il Tar, infatti, nel luglio scorso ha accolto la richiesta di sospensiva. In questo modo l’aspirante sociologa ha avuto la possibilità di rimanere in Italia fino a conclusione del giudizio amministrativo.
Mesi preziosi che la giovane ha sfruttato al massimo: ha superato la fatidica prova di inglese, ha ottenuto gli ultimi due crediti che ancora le mancavano ed ha conseguito la laurea triennale. Si è poi gettata a capofitto nello studio superando anche i primi esami della laurea specialistica.
Ieri, però, è arrivata una nuova doccia fredda: il Tar ha depositato la sentenza che respinge il ricorso contro l’annullamento dei due dinieghi venuti dalla Questura. I giudici - che ovviamente hanno affrontato la questione su un piano giuridico e non umano - hanno stabilito che nel 2015, l’anno della sospensione e del ritorno in Africa, la studentessa non aveva i requisiti per il permesso di studio.
Cosa accadrà ora? I margini di manovra per la studentessa e il suo legale sono molto stretti: potrebbe tentare la strada, in salita, di un ricorso al Consiglio di Stato. È concreto anche il rischio che la ragazza debba abbandonare i suoi studi e l’Italia. Sarebbe un peccato.