Inevitabile il tampone ai primi sintomi Se il bambino ha febbre, tosse o mal di gola non si può sapere se è influenza o Covid

di Giorgio Lacchin

Mettiamo che a scuola un bambino si ammali: la dottoressa Marta Betta, segretario regionale della Federazione italiana medici pediatri, spiega cosa succederà.

«Se il bimbo ha 37,5 di febbre, il mal di gola e la tosse, la scuola chiamerà il genitore per dirgli di venire a prenderlo.Il genitore lo porterà a casa e chiamerà il pediatra, che lo valuterà con un triage telefonico».

Telefonico, dottoressa Betta?

«Sì. Così è scritto nel documento dell’Istituto Superiore di Sanità».

Poi?

«Se riterremo che i sintomi siano compatibili al Covid, richiederemo tempestivamente il test diagnostico».

Cioè il tampone.

«Esatto. In due o tre ore il tampone verrà effettuato e in due o tre giorni conosceremo l’esito».

E magari è una banale influenza...

«Il pediatra non può assumersi la responsabilità di escludere il Covid. Come potrei dire a un genitore: stai tranquillo, è la stessa influenza dell’anno scorso?».

Eh già, non si può.

«Non si può perché l’anno scorso non c’era il Covid. Il pediatra ha una grande responsabilità nei confronti della comunità, oltreché dei genitori».

Ma c’è il rischio che il sistema sanitario venga sovraccaricato.

«Vero, purtroppo. Febbre sopra 37,5, tosse, mal di gola, secrezione nasale abbondante, naso otturato... Sono sintomi molto comuni nell’età pediatrica».

Cosa succederà da lunedì?

«Ce lo chiediamo da molto tempo».

Adesso ci siamo.

«Dipartimento e assessorato hanno fatto un lavoro enorme, e noi collaboriamo da sempre con loro. A proposito: dev’esserci una corresponsabilità tra famiglia, scuola e Sanità. I pediatri sono alleati delle famiglie e dei bambini: faremo di tutto per seguire i bambini».

Sono state emanate delle norme per riaprire le scuole e fare in modo che rimangano aperte.

«Lo vogliamo anche noi pediatri, ma possiamo arrivare fino a un certo punto e non oltre: senza il tampone è impossibile capire di cosa soffra il bambino. I nostri telefoni, comunque, sono sempre aperti».

Com’è andata in questi giorni?

«Lunedì ho ricevuto settanta chiamate, molte da parte di genitori che chiedevano cosa sarebbe successo all’apertura delle scuole. Come ho detto mille volte, il problema è che il Covid e l’influenza sono difficilmente distinguibili».

Alcuni genitori non lo credono.

«Lo so bene. Lei fa la pediatra da 30 anni, mi dicono, come può non distinguere le due cose?».

Fosse facile non avremmo investito tutti quei soldi nella ricerca.

«Rispondo in questo modo, infatti. E voglio fare un appello ai genitori. Sottoponete i figli al vaccino per l’influenza, soprattutto i bimbi sotto i 6 anni. Ci aiuterebbe moltissimo».

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