«Vogliamo donare le dosi di vaccino ai nostri ragazzi disabili». Casa Serena, gli operatori scrivono all'Apss: «Abbiamo l'appuntamento domani, ma aspetteremo»

di Matteo Lunelli

Un gesto concreto. Commovente e da pelle d'oca. «Domani abbiamo appuntamento per ricevere il vaccino. Ma vogliamo donare quelle dosi ai nostri utenti, nella consapevolezza che così facendo si mettono in sicurezza in via prioritaria le persone che hanno il rischio più alto. Inoltre così consentiremmo alle strutture per disabili di aprirsi di nuovo ai familiari e alla comunità».

A scriverlo sono gli operatori sanitari di Nuova Casa Serena, che lavorano a stretto contatto con persone molto fragili e ritengono che salvaguardare la loro salute sia più importante.

Hanno preso carta e penna e risposto al direttore generale dell'Azienda sanitaria Pier Paolo Benetollo. E poi contattato l'assessora Stefania Segnana e il dottor Antonio Ferro.

Qui dobbiamo aprire una piccola parentesi per spiegare: sulle pagine dell'Adige abbiamo ospitato nei giorni scorsi la richiesta di Marco Mongera, papà di una ragazza con disabilità. Non diceva "vaccinate mia figlia", anzi. Chiedeva solamente, a nome di tutte le persone fragili, che la politica li prendesse in considerazione come "categoria" prioritaria da proteggere, senza "passare davanti" a nessuno. Avevamo girato la richiesta a Provincia e Azienda sanitaria: «In questo momento le indicazioni nazionali sono diverse. Penso che sia sempre importante avere indicazioni omogenee, altrimenti i cittadini e il personale sanitario non capirebbero», aveva risposto il direttore Benetollo.

Chiudiamo la parentesi e torniamo a Casa Serena. «Sull'Adige - scrivono - è apparso un articolo in cui il signor Marco Mongera chiede, in toni accorati ma con argomenti molto solidi, di riconoscere alle persone disabili il diritto di essere inseriti nelle categorie prioritarie. Con sconcerto leggiamo che il direttore dell'Azienda Sanitaria rigetta la richiesta affermando che "i cittadini e il personale sanitario non capirebbero", in nome della superiore importanza di avere, a livello nazionale, indicazioni omogenee. Ecco, vorremmo dire a Marco Mangera che noi operatori sanitari capiamo le ragioni cliniche, psicologiche e sociali che descrive. E capiamo la razionalità della sua proposta. Lo capiamo così bene che proponiamo all'Azienda Sanitaria di destinare ai nostri utenti che ancora non hanno contratto il Covid le dosi di vaccino che sono state a noi assegnate in quanto operatori sanitari».

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