Un Wiki-dizionario in 30 lingue per i migranti che arrivano in Europa

«Sto male», «mio figlio sta male», «sono stata stuprata», «attenzione, campo minato». «Come si chiede l’asilo». L’idea della collaborazione globale al centro di Wikipedia scende in campo nella crisi dell’emigrazione con un wiki-dizionario in 30 lingue per sopravvivere nel viaggio dalla disperazione alla speranza verso i confini dell’Europa.

Sul modello dei «Baedeker» con le frasi classiche per turisti in giro per il mondo, il progetto guidato da un gruppo di volontari tedeschi del Berlin Refugee Help è stato adattato alle particolari condizioni di viaggio di migliaia di persone in fuga da guerre, persecuzioni, povertà in Medioriente e in Africa che attraversano un ambiente spesso ostile nella speranza di una vita migliore.

Il vocabolario realizzato in crowdsourcing ha ormai oltre 200 frasi in 30 lingue: «È un viaggio pericoloso. Ci sono ancora mine in parti della Croazia e della Bosnia, e alcune non sono marcate sulle mappe, né conosciute alle autorità. Fate assolutamente in modo di restare sulle strade o vicino alle ferrovie, perché queste soltanto sono veramente sicure», si legge nella prefazione al frasario, disponibile, oltre che in inglese, in serbo-croato, arabo, pashto e in farsi.

L’ideatrice è l’artista franco-giapponese Nine Egletine Yamamoto-Masson, che si è trasferita in Germania da bambina. Collaboratori online hanno tradotto le frasi dal tedesco in bengalese, urdu, sloveno e turco, per citarne solo alcune. L’idea è di assistere non solo i profughi, ma anche i volontari che li aiutano: famiglie che sono riuscite a superare le barriere fisiche dei confini per incontrare quella più immateriale di una lingua sconosciuta.

Il wiki-vocabolario apre uno spiraglio sui rischi del cammino. «È sicura questa area?», «Ci sono mine in questo campo, in questi boschi?». «È sicuro passare la notte qui». «Non girare a sinistra, non girare a destra». «Èpericoloso, torma immediatamente in strada». Ci sono frasi di prima necessità. «Questa è mia figlia, mia figlia». «Dov’è un bagno? Un pannolino?». «Dove pregare?, Dove fare la doccia?». «Devo dormire. Ho freddo. Ho paura». «Sono felice». E poi: «Quanto dovremmo aspettare? Un’ora, un mese, dopodomani, molto presto».

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