Governo, ecco i nuovi ristori Dpcm: trasparenza e dati online

Un nuovo pacchetto di misure per oltre 2,8 miliardi di euro per sostenere una gran numero di attività ed imprese costrette a fermarsi per la seconda volta a causa del nuovo lockdown fatto, fra l’altro, di contributi a fondo perduto, sospensione pagamenti Iva e previdenziali e cancellazione seconda rata Imu. È quanto prevede il decreto Ristori bis, approvato dal governo. «In modo tempestivo, interveniamo nuovamente per assicurare un rapido sostegno economico a tutte le categorie più colpite dalle nuove misure di contenimento», afferma il ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, sottolineando che i bonifici arriveranno «entro due settimane» e che è stata «ampliata la lista dei settori che beneficeranno dei ristori su base nazionale».

Inoltre «per accelerare al massimo l’erogazione dei ristori, abbiamo deciso di creare un fondo che consenta di erogare in automatico il nuovo contributo, o maggiorare quello precedente, alle imprese delle Regioni che dovessero venire interessate in futuro da nuove misure restrittive», illustra Gualtieri, infatti «il virus è veloce, e dobbiamo necessariamente esserlo anche noi», dice.
E sempre il ministro spiega che questa «è una sfida  senza precedenti che il paese sta affrontando, è la crisi più virulenta degli ultimi 100 anni e chiede un ritorno a misure restrittive, dolorose e necessarie» che porteranno però «inevitabilmente ad un rallentamento del rimbalzo del Pil». Ma «è necessario che sia così perché la migliore misura di politica economica è il contrasto al virus», dice Gualtieri secondo cui «non c’è contraddizione fra salute ed economia». E quindi critica la posizione espressa dalla Lega in Parlamento su un «ordine gerarchico» costituzionale fra salute ed economia, che «non si possono contrapporre», e definendo la cosa «piuttosto bizzarra».

Questo secondo decreto ristori «è stato ben recepito in un confronto positivo con le Regioni», fa presente il titolare del Tesoro. Conferma il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini. «Il confronto col governo è stato positivo e costruttivo, ha stanziato una quantità notevole di risorse per ristorare le categorie economiche e i lavoratori che saranno colpiti dalle misure restrittive», ha detto Bonaccini, sottolineando che «ora però è importante che le decisioni assunte siano correlata ad una velocità nelle erogazioni». E il decreto Ristori bis anticipa anche 300 milioni del 2021 per consentire alle aziende del Trasporto pubblico locale di riorganizzarsi immediatamente.

«Sono fondi che si aggiungono al miliardo e 100 milioni già stanziati nel 2020 e ai 12 miliardi destinati nell’arco di 5 anni agli investimenti per i bus ecologici e alla realizzazione dei nuovi sistemi di spostamento rapido di massa nelle città,» spiega la ministra dei Trasporti e delle Infrastrutture, Paola De Micheli mentre la sua collega all’Agricoltura, Teresa Bellanova, annuncia altri 340 milioni per le filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura.
Intanto venerdì sono partiti i bonifici del decreto Ristori 1, che arriveranno a più di 211 mila imprese per un totale di 964,8 milioni di euro, secondo quanto ha reso noto l’Agenzia delle Entrate, specificando che ad oltre 154mila bar, pasticcerie, gelaterie e ristoranti andranno più di 726 milioni di euro.
Su base territoriale, la Lombardia guida la classifica delle imprese che riceveranno i bonifici. Sulle 211.488 aziende totali, 32 mila sono infatti lombarde, più di 20mila sono nel Lazio, 17mila circa in quattro regioni: Veneto, Campania, Toscana ed Emilia Romagna. Circa 13mila in Sicilia e Puglia, oltre 5mila in Calabria e Marche.


DPCM E DATI COVID

Pubblicare ogni dato, per smontare le polemiche. Impugnare ogni ordinanza fuori asse, per bloccare fughe in avanti. Ecco, in due mosse, la strategia del governo a difesa dell’impianto dell’ultimo dpcm. Il premier Giuseppe Conte invoca unità e, perché nessuno possa dubitare delle scelte dell’esecutivo, introduce per legge la pubblicazione settimanale di tutti i dati del monitoraggio. Ma il rischio in questa fase, dice chiaro e tondo, è «andare a sbattere». I quasi 40mila contagi giornalieri confermano, secondo i più pessimisti nel governo, che un lockdown nazionale è tutt’altro che scongiurato.
Quel rischio esisterebbe, avverte lo stesso Conte, se i governatori rifiutassero il sistema delle zone gialla, arancione e rossa. Per il futuro, concordano premier e leader di maggioranza, bisogna riformare il titolo V e introdurre una clausola di supremazia che consenta al governo in situazioni del genere di «scavalcare» le Regioni. Ora è imperativo collaborare.

Nei prossimi giorni sulla base dei nuovi dati altre sei Regioni (Liguria e Campania su tutte) potrebbero passare dalla fascia gialla a quella arancione o rossa. Per svelenire il clima, i ministri Francesco Boccia e Roberto Gualtieri, assicurano pieno sostegno economico ai governatori attraverso i ristori. Ma niente concessioni ai riottosi: gli atti di chi va contro il dpcm saranno impugnati.

Quanto sia complicato il lavoro quotidiano di mediazione di Conte, nella fase 2 del contagio, emerge con chiarezza nella notte tra venerdì e sabato, in Consiglio dei ministri. Subito dopo l’approvazione del decreto Ristori bis, per dare un ulteriore aiuto a chi nelle zone rosse vive un secondo lockdown, torna sul tavolo il tema della scuola. La ministra Lucia Azzolina torna a sollevare il problema della chiusura degli istituti decisa da Michele Emiliano (costretto dal Tar alla riapertura) e Vincenzo De Luca. Ma, raccontano diverse fonti, ne nasce un confronto assai teso con i ministri Dem: il Pd ha difeso la scelta di tenere aperte elementari e medie anche nelle zone arancioni - è il succo del discorso dei dem - ma la scuola non può essere un totem ideologico, rispetto alla priorità assoluta che è la salute. Le ministre di Iv Teresa Bellanova e Elena Bonetti prendono le difese di Azzolina: la scuola deve restare aperta. Ma è chiaro, chiosa un ministro Pd, che nelle prossime settimane se la curva dei contagi non frenerà, il tema di una nuova stretta potrebbe tornare a porsi. «Il treno» dei contagi, spiega Conte in un’intervista al Corriere della Sera, corre «sempre più veloce» e il governo ha provato a fermarlo con «riduttori di velocità» ma ha bisogno della collaborazione delle regioni.

Il clima, assicurano Boccia e il presidente delle Regioni Stefano Bonaccini dopo un nuovo tavolo sul decreto ristori, è di «proficua collaborazione». Un bar piccolo, è l’esempio riportato ai governatori, vedrà aumentare il suo risarcimento da 3000 a 4200 euro. Ma è chiaro, avverte Boccia, che i ristori si bloccheranno per chi non rispetti le indicazioni relative alle nuove zone rosse. È un messaggio a chi, come Nino Spirlì, dopo aver impugnato la scelta di mettere la Calabria in zona rossa, minaccia i ministri di promuovere manifestazioni a Roma  contro il governo. Il governo, ribatte il ministro degli Affari Regionali, è pronto a impugnare in tempo reale tutte le ordinanze che allentino le misure.

Del resto, spiega Conte in risposta a chi come Matteo Salvini «in malafede» lo accusa di voler penalizzare le giunte di centrodestra, alla base delle ordinanze di Speranza ci sono dati oggettivi e automatismi, non scelte politiche. Ecco perché il premier introduce nel decreto ristori bis una norma per la pubblicazione settimanale sul sito del ministero della Salute dei dati regionali del monitoraggio e degli atti del Cts e della cabina di regia (con dentro tre rappresentanti delle regioni) chiamati a valutarli. Basterà a placare le contestazioni? Il governo ci prova. Ma la consapevolezza sempre più diffusa è che per risolvere alla radice il problema servirebbe una riforma del titolo V con una clausola di supremazia che consenta al governo di scavalcare le Regioni in situazioni di emergenza come questa.
Conte lo ha detto - come rivela Matteo Renzi - al tavolo con i leader di maggioranza, trovando la convergenza di Vito Crimi come di Nicola Zingaretti. Il leader di Iv chiede ora di mettere nero su bianco questo impegno in un «contratto di legislatura» con il programma da qui al 2023.

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