La grande invasione delle «sardine» seimila in piazza Duomo a Trento a cantare «Bella Ciao»
«Una mattina, mi son svegliato...»: l’hanno intonata in seimila, nel gelo di piazza Duomo, con tanto di telefonini al cielo con la luce accesa. Ma non erano teenager a un concerto, erano trentini di ogni età, che hanno sfidato il freddo per prendere posizione contro una politica che nei toni, nei modi e nel linguaggio, oltre che nei contenuti, sta prendendo una deriva sempre più violenta. Chi è sceso in piazza ieri, ed erano veramente tantissimi, l’ha fatto per dire no a tutto questo, mettendoci la faccia senza alzare bandiere o simboli di partito, tutt’al più alzando una sardina stilizzata e colorata. Seimila persone che solo con la loro presenza hanno fatto politica, esprimendo compostamente un dissenso, pur senza chiedere una X su una scheda elettorale. Lo hanno fatto intonando un canto universale di libertà e resistenza come “Bella ciao” e una serie di inni, da quello italiano a quello del Trentino. E tutti sono stati guidati da un ragazzo coraggioso, uno studente universitario, che per due settimane non ha praticamente chiuso occhio organizzando il flash mob. «È nervoso, fategli un applauso» ha urlato qualcuno dopo che Lorenzo Lanfranco, l’organizzatore che più di tutti si è impegnato per il successo dell’evento, ha preso la parola al microfono. Ma poi è andato avanti sicuro: «Noi facciamo politica, questa piazza oggi sta facendo politica: non dobbiamo avere paura a dirlo. Siamo qui perché è nostro dovere farci sentire. Noi non insulteremo nessuno, non nomineremo nemmeno qualche partito o qualche politico, perché siamo superiori a quel modo di fare».
La piazza ha applaudito forte, intonando poi l’unico slogan della serata, un semplicissimo «Trento non abbocca».
In quegli stessi istanti il presidente della Lega del Trentino Alessandro Savoi commentava su Facebook, in calce a una foto di piazza Duomo postata dal presidente della onlus Atas Danilo Fenner, un eloquente: «Le sardine puzzano». Ecco, proprio contro questo tipo di linguaggio sono nate, in Italia e in Trentino, le Sardine. «Il rispetto è probabilmente la parola chiave di tutto - diceva dalla fontana del Nettuno Lanfranco proprio mentre Savoi riduceva tutto a una questione olfattiva -, è un valore da insegnare ai bambini: e noi ci riempiamo di rispetto di tutto e di tutti, a differenza di altre forze politiche».
Come costume delle Sardine nessun partito e nessun politico è stato mai nominato. Ma senza nascondersi dietro un dito è stato abbastanza ovvio che tante delle frasi dette fossero rivolte a un partito in particolare (la Lega) e a un politico in particolare (Matteo Salvini). O, almeno, che le modalità espressive e i contenuti espressi dai partecipanti al flash mob siano diametralmente opposti a quelli del Carroccio e dei suoi esponenti.
Il microfono è stato poi dato a tre persone, tre simboli di un modo di essere, di pensare, di agire, scelti tra i tanti possibili. Così si sono alternati con rapide riflessioni Claudio Bassetti, ex presidente Sat e ora responsabile del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Serena Naim della Coop Arcobaleno ed ex lavoratrice dell’accoglienza, licenziata dopo i tagli ai fondi solidarietà, e Nicola Serra dell’Asd Intrecciante, squadra di calcio dei richiedenti asilo. Ecco, forse l’unica “critica” che si può muovere ai ragazzi che hanno organizzato è quella di aver scelto tre interventi tutti molto legati al tema migranti e migrazioni, tra l’altro non particolarmente “caldo” a livello politico e sociale nell’ultimo periodo, visto anche il calo, praticamente l’azzeramento, degli sbarchi.
Dopo le parole delle tre Sardine, molto applaudite, si è passati alle canzoni già citate, alle quali aggiungere “La libertà” di Gaber. Poi, alle 19 precise, il rompete le righe. E anche le scatole a chi semina odio e intolleranza.
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