Vaccini, in Senato Ok ai monovalenti malgrado la contrarietà del governo Via libera anche al servizio in farmacia

Con 171 Sì il decreto legge sui vaccini incassa il via libera del Senato. I no sono stati 63 e 19 gli astenuti. Il provvedimento, in scadenza il 6 agosto, ora passa alla Camera

L’aula del Senato dice sì al nuovo emendamento presentato dalla relatrice di maggioranza al decreto vaccini secondo il quale una persona che è già immune da alcune patologie per le quali è prevista la vaccinazione obbligatoria deve venire comunque trattato ma «con vaccini in formulazione monocomponente o combinata in cui sia assente l’antigene per la malattia infettiva per la quale sussiste immunizzazione».

E la procedura accentrata di acquisto per le vaccinazioni obbligatorie riguarda anche questi vaccini monocomponente «nei limiti delle disponibilità del Servizio sanitario nazionale» (inciso inserito dalla commissione Bilancio).

Dunque, una persona che avesse già contratto una malattia e si fosse immunizzata naturalmente non dovrà sottoporsi anche alla vaccinazione.

Ciò apre uno scenario nuovo che modifica l'impianto delle vaccinazioni previsto dal ministro Beatrice Lorenzin, che oggi in aula, sulla questione dei monovalenti, è stata oggetto di forti critiche.

Si tratta infatti di una questione particolarmente delicata, perché al momento le case farmaceutiche non rendono disponibili in Italia i vaccini monocomponenti ma soltanto composizioni multiple con le quali i bambini sono obbligati a sottoporsi contemporaneamente a quattro o a sei vaccini contenuti nella medesima fiala.

Ora si dovrà affrontare dunque, per legge, il problema delal disponibilità di vaccini monovalenti, che è anche uno dei punti sui quali si soffermano i movimenti che contestano l’obbligatorietà generalizzata dei vaccini e chiedono interventi sanitari più mirati e calati sulle esigenze specifiche di ogni bambino.

La criticità e i relativi dubbi sanitari sull'impiego indiscriminato dei multivaccini aveva già indotto da tempo alcune Regioni a tentare la strada dell'introduzione del monodose. Il Piemonte, per esempio, aveva aperto un bando rivolto alle industrie farmaceutiche per la produzione e la reintroduzione nel mercato anche dei monovaccini. Ma in tutti i casi del genere i bandi sono andati deserti.

Un segno, hanno osservato oggi in aula diversi senatori, che l'industria farmaceutica ritiene più comodo e conveniente produrre vaccini polivalenti

Con questa norma sono stati approvati anche dei subemendamenti che prevedono: la pubblicazione annuale da parte dell’Aifa dei dati sulla disponibilità di vaccini in formulazione monocomponente e combinata; per le vaccinazioni dei minori inserisce il richiamo agli obiettivi prioritari del Piano nazionale di prevenzione 2017/2019 e distingue tra vaccinazioni obbligatorie (antipoliomielitica, antidifterica, antitetanica, antiepatite B, antipertosse, antiHaemophilus influenzae tipo b), vaccinazioni la cui obbligatorietà è sottoposta a verifica triennale (antimorbillo, antirosolia, antiparotite, antivaricella) e vaccinazioni raccomandate (antimeningococcica B e C, antipneumococcica, antirotavirus).

Il decreto resta comunque nel mirino delle Regioni che intendono proseguire con politiche sanitarie diverse in materia di vaccini, fra queste il Veneto (che all'obbligo preferisce da molti anni politiche di persuasione), che oggi ha confermato il ricorso per conflitto di competenza.

«Lo Stato ha una valenza superiore all’impresa e per questo voterò in dissenso dal mio gruppo», ha detto in aula il senatore piemontese Stefano Esposito (Pd) intervenendo dopo il parere negativo dato dal ministro Lorenzin alla possibilità di introdurre vaccini monocomponenti. L'esponentge del governo aveva motivato il diniego (poi smentito dal voto in aula) con un generico richiamo al «punto di vista tecnico sanitario» sul quale vari senatori hanno contestato il ministro.

«Il dovere che abbiamo come legislatori - aggiunge - è che sul vaccino in formulazione monocomponente è lo Stato a decidere se serve e in tal caso lo spiega alle industrie farmaceutiche. Questa è la posizione politica seria di un Parlamento che sta affrontando un’emergenza».

«Le motivazioni e le argomentazioni rispetto all’industria e alla sua organizzazione - incalza - dovrebbero star fuori da questa Assemblea».

«Signor ministro - prosegue - bisogna aver rispetto dei parlamentari e del sottoscritto, che è ignorante in tema scientifico, ma che ha una sensibilità che non è quella che abbiamo sentito con discorsi surreali. Non sono un complottista, nè un no global, sono un genitore che vaccina i figli e che ha continuato a farlo ben prima del varo del dl in esame». Esposito riceve applausi dal suo gruppo, da M5S, Lega, Misto e SI.

Sulla questione dell'assenza in commercio dei prodotti il senatore Vincenzo D’Anna (Ala-Sc) ha proposto una via alternativa: «Abbiamo l’istituto farmaceutico militare che è preposto finanche a fronteggiare una guerra batteriologica e chimica. È mai possibile che, a fronte di una spesa di 110 miliardi di euro (tanto ci costa la Sanità) non siamo in grado di attrezzare questa istituzione, già presente e funzionante, per fare i vaccini mono-componenti?

La verità - aggiunge - è che il nostro è uno Stato che si arroga il diritto di prendere i genitori per le orecchie obbligandoli a fare cose che non vogliono fare, uno Stato che si piega alla logica mercantile delle case farmaceutiche». Uno Stato, ha incalzato D’Anna «che si piega a chi gli dice o ti compri il mio prodotto oppure non te lo fornisco».

«Da poco tempo - spiega - è stato ritirato dal mercato un vaccino con il quale sono stati trattati 14 milioni di bambini! E questo è avvenuto 10 anni dopo che lo aveva già ritirato il Canada e 5 la Germania. L’Aifa ha riconosciuto, infatti, che tale prodotto era portatore di complicanze: ma erano, per caso, figli di un dio minore tutti quei bambini che nel frattempo erano stati vaccinati?».

«Di vero, qui - conclude D’Anna - c’è solo l’improntitudine del Ministro. Volete la fiducia su questo decreto? Mettetela, la votiamo e ce ne andiamo».

Molto duro, alla fine, Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega Nord, insieme con il collega Paolo Arrigoni che ha seguito il decreto: «Spettacolo triste oggi al Senato sul decreto vaccini. Lorenzin prima sbugiardata e poi arenata si è arresa all’evidenza che la Lega ha ragione. La Lorenzin ci aveva accusato che l’emendamento da noi presentato non avesse nessuna valenza scientifica.

Noi chiedevamo una cosa molto semplice: chi ha già contratto una malattia e quindi è immune deve essere esonerato da vaccini combinati e che quindi contemplano l’ inoculazione del vaccino per il quale si è già immuni e di dare quindi la possibilità di vaccinarsi con monocomponenti.

Ovviamente nella discussione è risultato evidente che il nostro fosse un emendamento di assoluto buon senso e che avrebbe colmato un vuoto del decreto evitando innumerevoli contenziosi.

Dietro le scelte della Lorenzin non c’erano dunque inossidabili valenze scientifiche ma solo favoritismi di piani industriali delle case farmaceutiche.

La maggioranza si è quindi spaccata, l’aula è stata sospesa e il relatore alla ripresa ha di fatto copiato il nostro emendamento».

Diametralmente opposto il parere della senatrice a vita Elena Cattaneo: «Vale la pena ribadire che i vaccini sono il farmaco più sicuro che abbiamo a disposizione, che dalla loro immissione 500 milioni di persone non sono morte e che nel decennio 2010-2020 25 milioni di persone non moriranno grazie appunto a questa fenomenale scoperta della scienza e della medicina. Questo anche grazie ai servizi sanitari nazionali, incluso quello italiano che fa tutto il suo dovere per proteggere i cittadini italiani (Commenti della senatrice Petraglia). In questa direzione si muove anche il decreto-legge in esame».

A proposito della richiesta di assicurare il monocomponente, la parlamentare afferma che tale «richiesta non ha fondamento medico-scientifico perchè i vaccini trivalente, quadrivalente e esavalente sono sicuri e ben tollerati anche da persone già immuni», quindi «non c’è nessun rischio e l’idea del sovraccarico vaccinale semplicemente non esiste ed è priva di fondamento scientifico». Secondo la Cattaneo «i vaccini si sono evoluti, così come si sono evolute le capacità dei nostri studiosi e di quelli del mondo di produrre vaccini, insieme alle industrie farmaceutiche. Attenzione, queste producono i vaccini perché noi, come Stato, non sappiamo farlo, dal momento che per produrre quei vaccini c’è bisogno ovviamente di notevoli investimenti».

«La vendita dei vaccini rende conto - questo era un documento dell’Aifa - dell’1% della spesa sanitaria nazionale. Le industrie farmaceutiche non diventano ricche grazie ai vaccini, quindi il loro lavoro è un buon investimento per noi.

Quel lavoro è stato così sofisticato nel tempo ed è così migliorato che quando ci vaccinavamo tempo fa con pochi vaccini, il nostro sistema immunitario era sollecitato da 3.000-4.000 antigeni, mentre oggi, con una manciata di vaccini, siamo sotto i 100. Per questo l’idea dell’iperstimolazione vaccinale non esiste», ha osservato.

«Non esiste Stato che abbia sviluppato il monocomponente. Ci sarà una ragione per cui anche l’Inghilterra va verso l’esavalente? Forse dovremmo aprire un pò i nostri confini e le nostre visioni e considerare anche le esperienze del mondo», ha concluso.


Con 198 sì e 48 no l’Aula del Senato ha approvato anche l’emendamento al decreto vaccini che prevede la possibilità di prenotarli nelle farmacie.

A presentarlo, prima in commissione e poi in Aula, era stato il senatore di Fi Andrea Mandelli, che è anche presidente dell’Ordine dei farmacisti, ma poi era stato fatto proprio e riformulato dalla relatrice Patrizia Manassero (Pd).

L’emendamento Mandelli-Manassero prevede: «In via sperimentale e al fine di agevolare gli adempimenti vaccinali relativi all’anno scolastico 2017/2018 la prenotazione delle vaccinazioni di cui all’articolo 1, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, può avvenire presso le farmacie convenzionate aperte al pubblico attraverso il Centro unificato di prenotazione (sistema CUP) di cui al decreto legislativo 3 ottobre 2009, n. 153 e al decreto attuativo del Ministero della salute 8 luglio 2011, nonchè nell’ambito delle finalità di cui all’articolo 11 della legge 18 giugno 2009, n. 69».

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