Meglio «sindaca» e «medica» L'opuscolo anti-discriminazione è pagato da Consiglio regionale
Un colorato e agile opuscolo per contrastare la diffusione di un linguaggio discriminatorio, e per promuovere l’affermazione di nuovi termini, grammaticalmente e politicamente corretti.
È quanto propone il Consiglio regionale che, in collaborazione con le Commissioni per le pari opportunità di Trento e Bolzano, ha dato alle stampe un’originale depliant, in lingua italiana e tedesca, con approfondimenti in ladino, cimbro e mocheno, con l’obiettivo di avviare una vera e propria rivoluzione culturale in ambito linguistico.
Curata da Giovanna Covi, docente di lingue e letterature all’Università di Trento, la pubblicazione racchiude un’analisi delle più comuni parole e propone alcune varianti nei termini di uso corrente. Così, declinando al femminile molte delle professioni storicamente di prevalenza maschile, ma ora appannaggio di entrambi i sessi, il pieghevole, dotato di un apposito glossario multilingue, riporta nuovi vocaboli - tra cui «soldata», «medica» e l’ormai affermata «ministra» - che si propongono quali varianti di genere di termini comuni.
Frutto di un lavoro durato diversi mesi, l’opuscolo ricostruisce anche storia e modificazioni di alcuni termini ormai entrati a pieno titolo nella lingua italiana, mostrando come i neologismi siano quasi all’ordine del giorno. «Le democrazie - ha detto la curatrice Giovanna Covi - necessitano di un linguaggio adeguato, che permetta il miglioramento della stessa società. Dato che la parola ha la forza di rappresentare il mondo, crediamo sia venuto il momento di riconoscere il giusto peso a termini grammaticalmente corretti all’interno di una comunità che vogliamo rispettosa delle differenze di genere».
Una delle ragioni alla base del lavoro, infatti, è la convinzione che, come precisato dalla presidente della Commissione pari opportunità provinciale, sia opportuno «liberare le parole da una storia di ingiustizia e sessista», restituendo una corretta rappresentazione del mondo femminile. Per fare ciò, si propone una lunga lista di vocaboli (principalmente afferrabili al mondo delle professioni) già declinati al femminile. Si parte da «addetta» per arrivare a «visitatrice», passando per «deputata», «evasora» e «notaia». A fronte, il procedimento è proposto anche per le parole simili in lingua tedesca, e, in versione ridotta, anche in ladino, cimbro e mocheno.
La pubblicazione sarà diffusa sul territorio attraverso le associazioni che hanno aderito all’iniziativa, in occasione di incontri pubblici. Inoltre, sarà possibile prendere visione e scaricare la versione digitale sul portale web del Consiglio regionale.