Alberto Sordi tra i grandi della Treccani
Finalmente l’Albertone nazionale approda al Dizionario Biografico degli Italiani edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, appena pubblicato (esattamente nel 93 volume che va da Sisto V a Stammati).
Già dagli inizi degli anni Sessanta si sarebbe potuto smontare un luogo comune - anche critico - che ha perseguitato Alberto Sordi per tutta la vita: la sua identificazione con vizi e difetti dell’italiano medio. Ettore Scola, che ben lo conosceva, ha sostenuto più volte una tesi opposta: Sordi è l’italiano impazzito, in cui pulsioni socialmente inconfessabili hanno preso il sopravvento sulla rispettabilità piccolo-borghese. Con queste parole si apre la voce curata dal critico cinematografico e storico del cinema Alberto Crespi.
Nel capitolo dedicata all’attore romano, ovviamente i suoi esordi divisi tra teatro (sia serio, sia leggero), radio (suoi i personaggi di Mario Pio, del Conte Claro e del compagnuccio della parrocchietta), doppiaggio (sua la voce azzeccatissima di Ollio), e cinema, ma anche tante curiosità. Ad esempio, dopo il colossale insuccesso dei suoi primi due film da protagonista (Mamma mia che impressione! e Lo sceicco bianco), «insuccesso che gli fece dire in un’intervista che solo a nominarlo qualcuno faceva persino gli scongiuri quasi fosse uno jettatore, Fellini lo volle a tutti i costi nel 1953 per I vitelloni, pur dovendo accettare che il nome di Sordi non comparisse nei manifesti del film, affinché la gente non scappasse dal cinema».
E ancora tra le curiosità: Sordi diede vita al personaggio di Nando Mericoni (?) detto l’Americano (Un giorno in pretura nel 1953 e, l’anno successivo, Un americano a Roma), un giovanotto romano plagiato dal mito americano, una delle maschere più azzeccate e immortali di tutta la commedia all’italiana. È ancora oggetto di dibattito, tra fan e studiosi, se il personaggio si chiami Mericoni, Meliconi o addirittura Moriconi: la pronuncia nel film è spesso confusa, mentre assolutamente certo e indimenticabile è l’appellativo romanesco ‘A Nando!’. Ma per l’attore nato a Roma nel popolare rione di Trastevere il 15 giugno 1920, tanti film di successo: come Il segno di Venere e Il vedovo di Dino Risi; Brevi amori a Palma di Maiorca (quello del memorabile «zoppetto») di Giorgio Bianchi, La grande guerra di Mario Monicelli con Vittorio Gassman, Tutti a casa di Luigi Comencini, Mafioso di Alberto Lattuada, Il boom di Vittorio De Sica, Il maestro di Vigevano di Elio Petri, I complessi di Luigi Filippo D’Amico (quello di Guglielmo il dentone).
«Erano anni - dice Crespi - in cui quasi tutti i film venivano, in prima battuta, scritti per lui: sia il copione de Il sorpasso che quelle de I mostri, entrambi di Risi, erano destinati a lui e la fortuna degli altri “colonnelli” della commedia (Gassman, Tognazzi, Manfredi) fu che Sordi aveva rallentato i ritmi (solo nel 1954 aveva interpretato 12 film) e non poteva né voleva girare tutti i film che gli venivano proposti».
Tra i progetti non realizzati dall’attore, così si chiude la voce scritta da Alberto Crespi: «un film sulla vita del poeta romano Belli (proposta rifiutata perché temeva che, al momento dell’ascesa in Paradiso, san Pietro glielo avrebbe rimproverato), uno su Henry Kissinger, un altro sul trombettiere del generale Custer John Martin (in realtà un italiano, tale Giovanni Martini) e infine il sogno, confessato in un’intervista al Corriere della Sera, di impersonare Benito Mussolini».