Dal feto portachiavi alle T-shirt I gadget del congresso di Verona
Del Congresso mondiale delle Famiglie di Verona resteranno sì le parole pronunciate durante i lavori, rimarrà anche memoria della signora che ha fatto irruzione con una Madonna di legno alta almeno mezzo metro sotto il braccio o dell’anziano in carrozzina ricoperto di fiori. Ma soprattutto saranno ricordati i gadget degli sponsor. Alcuni originali, forse esagerati, come ci si poteva aspettare. E allora capita di ritrovarsi in mano una bustina trasparente dove all’interno c’è un feto di gomma che ricalca le misure di un embrione di dieci settimane: sembra vero, al tatto. Accanto a lui, su un bigliettino di Notizie pro Vita, la scritta ‘L’aborto ferma un cuore che batte!’.
Meno emotivamente impattante, la onlus di Novara ‘Difendere la vita con Maria’, propone una pezzuola per pulire gli occhiali accanto a una foto di papa Francesco e la scritta: ‘Fede e terapia. Ferite dell’anima, genitori in cerca di guarigione’.
Nel piccolo depliant, un numero di telefono per avere «un sostegno spirituale, medico, psicologico e pedagogico», e la chiosa: «Bambini non nati, nulla è perduto se...». E se hai avuto un «aborto spontaneo o uno procurato», «cosa puoi fare? Un gesto d’amore. Onora il tuo bambino col seppellimento. La Chiesa lo insegna, la legge italiana lo prevede».
Ma ci sono anche i portachiavi azzurri con la forma dei piedini dei feti e la scritta “10 settimane”: quella è la grandezza che hanno dopo quasi tre mesi; chi al portachiavi preferisce la spilletta, può chiedere quella, sempre con i piedini stavolta dorati ma della “misura” di 12 settimane.
Sui depliant c’è da sbizzarrirsi: uni su tutti, quello di Pro vita e Generazione famiglia, si intitola «Sarà ancora possibile dire mamma e papà?», e in copertina ha la foto di una ragazza definita “utero in affitto”, un ragazzo “venditore del seme”, un’altra ragazza “venditrice di ovulo”, un genitore 1 e un genitore 2 che sono due uomini.
In mezzo a tutti loro campeggia un bambino chiamato “prodotto”. All’interno il “prodotto”, con tanto di codice a barre sul petto, piange tra i due papà che lo portano in un carrello. Sopra c’è scritto: «Due uomini non fanno una madre». L’ultima pagina del depliant recita: «Noi non vogliamo un mondo in cui la persona è trattata come un prodotto commerciale. Purtroppo, però, se non facciamo nulla questo mondo orribile sarà il tuo».
Chi preferisce le t-shirt può scegliere quella con su scritto ‘My body, my choise... My responsability, my bill’, disponibile in vari colori. Solo in azzurro invece quella con il feto che si succhia un ditino.
Numerosi i libri proposti in vendita: si va da ‘La famiglia è una solà di Giuliano Guzzo, o anche il temerario ‘Sposala e muori per lei. Uomini veri per donne senza paura’, di Costanza Miriano, o ancora ‘Mistica della carne. La profondità dei sessi’ di Fabrice Hadjadj.