L'Italia è il terzo paese con più anziani al mondo: rischio per l'economia
L’Italia paese di anziani: è il terzo più vecchio al mondo con un’età media di 46 anni. E le conseguenze dell’invecchiamento galoppante non sono solo un rischio crescente per i conti pubblici e la spesa pensionistica: lo sono anche per ristoranti e abbigliamento, e per tutti quei settori esposti alle spese discrezionali.
La fotografia scattata da Moody’s dipinge un’Italia che invecchia rapidamente: gli over 65 saranno il 30% della popolazione entro il 2040, quando l’Italia conterà circa 60 milioni di abitanti, ovvero l’1,2% meno rispetto ai livelli attuali. Ancora maggiore sarà la contrazione della popolazione in età lavorativa: calerà del 13% perdendo di fatto 5 milioni di persone.
Una flessione quest’ultima con effetti negativi sulla crescita, ma anche sul mercato del lavoro stesso che continuerà a essere soggetto a «differenze geografiche», con una disoccupazione che al sud Italia si manterrà più alta che al nord. Proprio il nord sembra comunque indirizzato a risentire meno del trend dell’invecchiamento, anche sotto il profilo immobiliare. La seppur ristretta fascia giovane di popolazione tende infatti a migrare nelle regioni settentrionali limitando gli effetti del calo dei prezzi delle case, soprattutto a Milano, e delle richieste di mutui. La flessione dei prezzi immobiliari è uno dei risultati attesi dell’invecchiamento della popolazione: gli anziani tendono infatti meno a spostarsi e, quindi, a fronte di un calo della domanda è previsto un calo dei prezzi e delle richieste di finanziamento per gli acquisti. Nota positiva per le banche è però il fatto che una popolazione anziana tende a risparmiare di più.
Le conseguenze dell’invecchiamento avranno un impatto forte sui conti pubblici visto che nel 2040 ogni over 65 sarà sostenuto da due persone in età lavorativa a fronte delle tre attuali. «L’impatto negativo dell’invecchiamento sulle finanze pubbliche aumenterà nei prossimi decenni» spiega Moody’s che, citando i dati dell’Unione Europea, parla di un balzo della spesa pensionistica italiana di tre punti di pil entro il 2040 senza considerare i recenti interventi del governo sulle pensioni. «Quota 100» non ha infatti aiutato a migliorare il quadro: le decisioni del governo di capovolgere parte delle precedenti riforme delle pensioni «aumenteranno la pressione sulle spese pubbliche» di un paese come l’Italia che è già altamente indebitato.
Con l’età che avanza salgono anche i costi per le spese sanitarie e questo avrà ripercussioni sui bilanci delle regioni, che potrebbero vedere «erodere i progressi in termini di qualità di credito messo a segno dai governi regionali negli ultimi anni» osserva l’agenzia di rating. Tremano anche i settori più esposti alle spese discrezionali, ad eccezione di quelli che offrono servizi per anziani o che saranno in grado di concentrarsi maggiormente sulla fascia di popolazione in età avanzata ma ancora in buono stato di salute. I rischi maggiori sono i ristoranti e l’abbigliamento data la tendenza dei più anziani a spendere meno. Ma anche per il settore dei viaggi.