I nostri giovani: prima la carriera che avere dei figli, la fotografia nel rapporto dell'Eurispes
Si può essere felici pur non avendo figli, ma non senza una relazione stabile. Men che mai si deve rinunciare alla carriera per seguire la crescita della prole.
Nella scelta del partner, però, non si disdegna di prestare attenzione al suo status economico. Di sicuro crea meno problemi un uomo che conta nel suo passato 20 ex, piuttosto che una donna nelle stesse condizioni. È il ritratto dei giovani tra i 18 ed i 30 anni interrogati dall’Eurispes per la ricerca «Soprattutto Io. Coppie millennials tra stereotipi, nuovi valori e libertà» che tenta di comprendere quanto gli stereotipi del passato siano presenti nell’educazione giovani di oggi.
La vita di coppia rimane un obiettivo per 8 giovani su 10 (78,3%), soltanto per il 12% ha «poca» importanza, mentre per una minoranza, il 9,7%, non rientra proprio nei propri progetti di vita. Il tema della relazione vede però sostanziali differenze tra i sessi: è «molto» importante per il 48,8% delle ragazze a fronte del 30,3% dei ragazzi. Vivere insieme senza figli può essere appagante per quasi 7 giovani su 10 (67,6%).
Infatti alla domanda del questionario: «Secondo te la vita di coppia può essere pienamente appagante anche senza figli?», il 45,6% risponde che può essere «abbastanza» appagante e ben il 22% che può essere «molto» appagante. Solo meno di un terzo, il 32,4%, dei giovani ritiene la presenza dei figli indispensabile per una vita di coppia soddisfacente.
Sulla base del rapporto Eurispes anche la carriera ha la precedenza sui figli: più della metà dei ragazzi ritiene che sia opportuno che entrambi i partner lavorino (53,3%); quasi 3 su 10 (28,7%) sostengono che, se la condizione economica lo consente, uno qualsiasi dei due partner può anche non lavorare, non facendo nessuna distinzione di genere; mentre solo il 18% pensa che, se è possibile, debba essere la donna a rinunciare al lavoro. Di sicuro sono le ragazze le più convinte che in una coppia sia opportuno, in ogni caso, che entrambi i partner lavorino (58,8% contro il 46,1% dei ragazzi); e, al contrario, sono meno d’accordo degli uomini sul fatto che debba essere la donna a rinunciare al lavoro, nel caso la condizione economica lo permetta (14,4% contro il 22,6%). Secondo il 44,2% dei maschi non è «per niente» opportuno che un uomo rinunci alla propria carriera per curare i figli, mentre nel caso delle donne è il 27,1% con una differenza di 17 punti percentuali.
Quanto alla scelta del partner la componente economica influisce «abbastanza» per un quarto degli intervistati (24,6%) e «molto» per il 7%, quindi lo status economico è importante per quasi un terzo dei giovani e i ragazzi dalle risposte fornite ne escono più venali delle ragazze.
Le differenze di genere continuano a pesare anche in altri ambiti. Se una donna ha avuto più di 20 partner è accettabile per il 52,7% del campione ma la percentuale sale di 10 punti se ad aver avuto più di 20 partner è l’uomo. I giovani del Nord-Ovest sono i più «aperti» di vedute, ritenendo «molto» accettabile che una donna abbia avuto più di venti partner in misura mediamente superiore alle altre aree geografiche d’Italia (39,1%).
I millennials non sembrano immuni dai condizionamenti della famiglia d’origine: in quasi 3 casi su 10 i genitori tentano di influenzare le scelte sentimentali dei figli e in particolare, sono i giovani provenienti dal Nord-Est a soffrire di più i tentativi dei genitori di influire sulle loro scelte sentimentali.
Dall’indagine, infine, le ragazze risultano essere più attente in tema di diritti civili, ad esempio, sulla proposta contro il Revenge Porn, viene considerato un obiettivo raggiunto dal 72% del campione: 77,8% donne e 64,5% uomini; la possibilità di adozione per una persona singola raggiunge il 66,1% di favorevoli (69% donne, 62,3% uomini), mentre la possibilità di adottare per le coppie omosessuali sfiora il 64% (69% donne, 57,1% uomini). Dunque i temi ‘caldì d’attualità vengono considerate conquiste sociali più dalle donne che dagli uomini.