Sanità / L'allarme

Nei paesini di montagna si aggrava l'emergenza medici di famiglia

L'ultimo grido di aiuto arriva da Terragno, caso emblematico di quanto avviene in molte vallate: c'è grande preoccupazione per il prossimo pensionamento di una delle tre dottoresse che al momento non sarà sostituita

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di Nicola Guarnieri

ROVERETO. C'è grande preoccupazione a Terragnolo per il prossimo pensionamento di una delle tre dottoresse di famiglia che prestano servizio. Perché i numeri dei pazienti sono già alti e manca totalmente il turn over, una lacuna assai diffusa non solo in Vallagarina.

Tanto da spingere chi resterà senza medico di base a cercare assistenza in città, con tutto il disagio che comporta lo spostamento per i più anziani, la maggior parte senza un mezzo autonomo e quindi legati al trasporto pubblico.

«Purtroppo la maggior parte dei residenti è avanti con l'età e molti sono costretti a chiedere aiuto ai parenti o ai figli degli amici, quando sono disponibili, per avere un passaggio verso Rovereto. E questo è un problema enorme per noi che abbiamo problemi di salute ma anche di deambulazione», dice sconsolato Ivo Sannicolò.

La questione è seria e riguarda soprattutto le cosiddette periferie, località decantate turisticamente ma in difficoltà quando si tratta di giovare di servizi che altrove si trovano sotto casa.

I professionisti della salute di base, d'altro canto, sono sempre di meno, manca il ricambio generazionale e il numero di pazienti per i medici di prime cure sono già al limite. E così è partita la caccia allo «stetoscopio» di fiducia, quella persona imprescindibile a cui affidare le proprie magagne. E sono tantissimi quelli che stanno cercando un posto libero ovunque sia. Per i nostri nonni, però, questo rappresenta un ostacolo spesso insormontabile e, in alcuni casi, spinge a rinunciare ad una vista perché è ostico raggiungere l'ambulatorio e confidare quindi nei rimedi di una volta. Sperando, ovviamente, che possano bastare per restare al mondo.

«In Azienda sanitaria hanno detto di verificare chi ha ancora possibilità di accogliere nuovi assistiti ma questo significa necessariamente andare a Rovereto. Ma io mi chiedo: non è possibile trovare un medico di base che ogni tanto salga a Terragnolo per le visite? Il Comune ha da tempo messo a disposizione gli ambulatori, lo spazio c'è ma mancano i dottori. Siamo in tanti ad averne bisogno e siamo tutti anziani».

Del «vuoto» sanitario è stato informato anche il sindaco Massimo Zenatti.

«Purtroppo questa situazione si registra nelle località periferiche come la nostra. Qui operano tre medici ed una andrà in pensione la prossima settimana. Sto cercando di fare qualcosa e, non a caso, mi sono preso l'impegno di scrivere in Provincia e in Azienda sanitaria per far presente il disagio. A Terragnolo ci sono tante frazioni e la popolazione è prevalentemente anziana. Fino ad oggi le tre dottoresse ricevevano i pazienti negli ambulatori di Piazza e Zoreri ma una va in pensione la settimana prossima e al momento non ci sono alternative».

Cosa deve fare un cittadino? «Deve arrangiarsi e cercare un medico libero che possa ancora accogliere pazienti. Ed è molto difficoltoso visto che sono sempre di meno quelli in servizio. Per ovviare al vuoto la soluzione più logica sarebbe che un medico di base salisse qualche volta da Rovereto. Per questo chiederò alla Provincia e alla Asl di studiare un modo per non lasciare scoperto questo servizio essenziale».

La carenza di primo contatto con la gente, da un punto di vista sanitario, come è detto è diffusa. E a farne le spese sono le comunità lontante dalle città, quelle, per altro, dove l'età avanza inesorabilmente.

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