La dermatite atopica interessa un bambino su cinque, ad aggravarla anche l’inquinamento
Il vecchio “eczema” è stato al centro della campagna di approfondimento e sensibilizzazione che ha visto anche l’Unità operativa territoriale aprire le porte in una giornata di consulti gratuiti per i cittadini e aderire sabato 11 marzo all’iniziativa nazionale «Dalla parte della tua pelle»
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TRENTO. Una malattia infiammatoria, cronica, che ha anche dei risvolti psicologici, soprattutto tra gli adolescenti. Stiamo parlando della dermatite atopica: arrossamenti della pelle, con forte prurito, secchezza e bruciore. Questa malattia interessa il 20% dei bambini, mentre tra gli adulti, a seconda degli studi, si va dal 7% al 14%. In Trentino, quindi, si parla di circa 5.000 persone coinvolte.
A prendersi cura di loro c'è l'Unità operativa multizonale di dermatologia, nella quale lavorano dieci medici a Trento e due a Rovereto, guidati dal direttore Carlo René Girardelli. E l’11 marzo per il reparto è stato un sabato decisamente particolare, con la mattinata all'insegna delle porte aperte, ovvero consulti gratuiti ai cittadini, aderendo alla terza edizione di "Dalla parte della tua pelle", la campagna nazionale di sensibilizzazione sulla Dermatite Atopica promossa da SIDeMaST, la Società Italiana di Dermatologia e delle Malattie Sessualmente Trasmesse presieduta dal professor Giuseppe Monfrecola.
Una campagna con un duplice obiettivo, ovvero favorire nei pazienti una percezione più estesa della patologia facilitando la diagnosi di dermatite atopica ed indirizzarli verso i Centri di riferimento sul territorio nazionale per intraprendere il percorso di cura più adatto alle diverse esigenze.
Professor Girardelli, come è andato il sabato in reparto?
«È stata una mattina positiva, con una quarantina di trentini che hanno partecipato alle "porte aperte". Aderivano 23 centri a livello nazionale e noi ci tenevamo ad esserci».
Ci parli di questa malattia.
«La dermatite atopica, il cui vecchio e comune nome era eczema, colpisce a tutte le età, ma in modo particolare i bambini. Il 20% la hanno e questo mette spesso in allarme i genitori, che pensano a reazioni ad allergie alimentari, magari anche al latte materno. In gran parte sono forme miti, che si risolvono con la malattia che almeno apparentemente scompare. Ma non possiamo parlare di guarigione, perché è una malattia genetica».
Negli adulti invece?
«Le forme sono diverse e negli ultimi studi emerge che può avere un esordio tardivo anche negli anziani. Percentualmente si parla di 7-14% di persone colpite. In Trentino, complessivamente, possiamo parlare di circa 5.000 pazienti, di cui circa 1.500 con forme medie e severe».
Come curate i malati?
«Le terapie tipiche sono a base di pomate, ma ci sono anche le cure emollienti e termali, ad esempio».
Pomate cortisoniche?
«Sì, in buona parte. Grazie a nuovi principi attivi non si vedono effetti collaterali nemmeno in età pediatrica. Poi ci sono le cure termali, qui in Trentino in particolare Comano è da anni un centro di riferimento, con studi che valutano gli effetti di queste terapie, che rappresentano un'opportunità. Nella gestione della patologia qualcosa negli ultimi anni è cambiato».
Ci racconti di cosa si tratta.
«Ci sono 5 medicine per gestire meglio la dermatite atopica. In Trentino attualmente stiamo curando così un centinaio di persone. Dal 2019, inoltre, c'era una sovvenzione dello Stato perché si trattava di farmaci innovativi».
I numeri dei malati sono in crescita?
«Sì, e in questo periodo storico anche il fattore climatico gioca un ruolo importante: mi riferisco all'inquinamento, che è correlato alla malattia».
La dermatite atopica ha anche conseguenze psicologiche?
«Ha un forte impatto sulla vita delle persone. Causa, ad esempio, l'alterazione del sonno, perché il prurito non permette di dormire bene. Infatti abbiamo dei percorsi comuni con gli psicologi».