«Sono viva grazie a quel cuore nuovo, ogni giorno ripenso al donatore»
La vicenda di Lorena Tarter, 59 enne di Revò, che per più di dieci anni ha dovuto combattere contro una patologia cardiaca, fino al trapianto del 2017. La sua storia è narrata nel libro, "Novanta battiti al minuto", della scrittrice Ada Rizzo: oggi pomeriggio, 7 giugno, la presentazione a Trento
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TRENTO. La vita ci riserva sempre delle sorprese. A volte belle, a volte brutte.
Lorena Tarter, 59 enne di Revò, per più di dieci anni ha dovuto combattere contro una patologia cardiaca che negli ultimi anni l'aveva costretta a vivere tra il divano, il letto e l'ospedale.
L'unica sua speranza di vita era un cuore nuovo. Cuore che è arrivato il 24 luglio del 2017. A donarlo un uomo di 34 anni deceduto poche ore prime.
«È la prima persona che ringrazio ogni giorno quando mi alzo». Sì, perché Lorena Tarter, dopo tanta sofferenza, ora ha potuto tornare ad una vita normale. Gite in montagna, passeggiate e tanti momenti di allegria grazie anche ai suoi tre nipotini e alle figlie Eleonora e Federica che - dice lei stessa - «mi hanno sempre sopportato e supportato».
Ora la storia di questa donna è diventata un libro grazie ad un incontro fortuito. Lei e la scrittrice Ada Rizzo (a destra nella foto, accanto a Lorena Tarter) si sono incontrate casualmente sotto il palco di Vasco Rossi in occasione del concerto dello scorso anno a Trento. In pochi minuti hanno fatto conoscenza e nell'attesa è nata l'idea di un romanzo.
«Novanta battiti al minuto», ha nomi e località di fantasia, ma la storia è quella di Lorena. Una storia di malattia, attesa, paura, riconoscenza e ritorno alla vita che accomuna tutti i trapiantati.
Il libro, dopo una prima presentazione a Mollaro, paese d'origine di Lorena, sarà presentato oggi, mercoledì 7 giugno, alle 18.30 nella sede centrale della Cassa di Trento in via Belenzani.
Oltre all'autrice, Ada Rizzo, e a Lorena Tarter, saranno presenti il presidente dell'Aido Trentino Mario Magnani e il cardiologo presso il Santa Chiara, Daniele Moretti.
«I miei problemi al cuore sono iniziati nel 1998 quando avevo 34 anni. Sono andata avanti per dieci anni tra visite, terapie ed accertamenti fino a quando mi è stata diagnosticata una cardiomiopatia dilatativa».
Sono seguiti ricoveri, nuove terapie e poi, nel 2016, la situazione è precipitata.
«Durante un ricovero a Verona sono andata in arresto cardiocircolatorio per dieci minuti. È stato un medico a salvarmi, ma è stato un miracolo».
Ma a quel punto il cuore di Lorena era compromesso e subito venne inserita nella lista trapianti. Ha atteso per 9 mesi fino a quando, la sera del 23 luglio 2017, è arrivata la chiamata da Verona.
«C'era un cuore per me e in dieci minuti dovevo prepararmi e salire sull'ambulanza che era venuta a prendermi. Non avevo scelta, perché così non potevo andare avanti a lungo, ma nello stesso tempo mi sentivo quasi in colpa per quel cuore che ho poi saputo appartenere a un giovane papà. Con il tempo, grazie all'aiuto degli psicologi, ho però anche compreso che quel cuore continua a battere dentro di me e con quel gesto quel donatore ha salvato tante vite. Grazie a lui sono diventata nonna, ho potuto conoscere i miei nipoti, sono tornata alla vita. Ora io festeggio il mio compleanno, ma festeggio soprattutto il giorno del trapianto che per me è giorno di rinascita.Non smetterò mai di ribadire l'importanza della donazione. Io sono donatrice, le mie figlie lo sono e anche i miei generi. Credo che donare sia l'ultimo e più grande gesto di altruismo con il quale salvi delle persone che non avrebbero altra possibilità di sopravvivere».
Dopo il trapianto sono seguite lunghe settimane di degenza al Borgo Trento e poi ad Arco per la riabilitazione.
«L'intero anno successivo è stato duro ma ora sto bene. Sono arrivata anche sopra i 2.500 metri e la cosa che mi frena attualmente non è il cuore ma l'orso del quale in paese tutti hanno paura. Devo dire che però ho sempre avuto fiducia. Ho sempre sentito dentro di me che le cose sarebbero andate bene. Ho avuto anche un segno nella settimana precedente. Ho trovato un quadrifoglio in giardino. Non ne avevo mai trovato uno prima e non ne ho più trovato uno dopo».