Salute / Lo studio

Lo studio dell'Università di Trento: ballare il tango aiuta davvero chi è malato di Parkinson

La ricerca del Centro mente/cervello (CIMeC) dell'Università in collaborazione con una serie di partner dimostra i benefici concreti, misurabili, nell'affrontare la quotidianità per i pazienti

TERAPIE La stimolazione cerebrale profonda

ROVERETO. Ballare il tango porta benefici concreti, misurabili, nell'affrontare la quotidianità per i malati di Parkinson. È questo il risultato dello studio "Tango, una terapia complementare per la malattia di Parkinson", nato da un'idea dell'assessore alle Politiche sociali del Comune di Rovereto Mauro Previdi e portato avanti dal Centro mente/cervello (CIMeC) dell'Università di Trento in collaborazione con Apss, Associazione parkinson Trento onlus, Associazione Emma, Fondazione Caritro e gruppo Gpi.

La malattia di Parkinson è una malattia cronica di tipo neurodegenerativo con una progressione lenta, conosciuta principalmente per i suoi caratteristici sintomi motori, come il rallentamento, la rigidità e il tremore, ma caratterizzata anche da disturbi non motori, cioè vegetativi e cognitivi, che affligge in Italia più di duecentomila persone e solo in Trentino sono riconosciuti più di mille casi. Nato nel 2019, ma poi rallentato a causa della pandemia, il progetto è giunto alla fase conclusiva e sono disponibili i primi risultati.

«Abbiamo portato avanti - spiega Luca Turella, professore associato e ricercatore presso il Centro Mente/Cervello (CIMeC) dell'Università di Trento - una sperimentazione con due gruppi distinti di malati di Parkinson, coinvolti in due diversi percorsi di attività fisica che sono durati quattro mesi. Un primo gruppo si è dedicato al tango, organizzato dall'Associazione Emma, mentre il secondo ha portato l'attività fisioterapica più tradizionale, organizzata presso il Centro di riabilitazione neurocognitiva (CeRiN) che fa parte del CIMeC.

Sono stati effettuati vari tipi di test sia attraverso la risonanza magnetica, permettendo di esaminare la struttura e le funzioni del cervello dei partecipanti, sia di natura motoria e cognitiva. All'inizio e alla fine dei quattro mesi di partecipazione al programma di tango e alla fisioterapia tradizionale, i ricercatori del CiMec hanno effettuato i medesimi test motori, cognitivi e neurologici ai pazienti. Questo ha permesso di confrontare i cambiamenti prima e dopo l'intervento, rivelando maggiori miglioramenti nei pazienti coinvolti nel tango rispetto al gruppo sottoposto alla fisioterapia tradizionale».

I risultati di questo studio hanno dimostrato dunque l'efficacia del tango come forma di terapia complementare per i pazienti con Parkinson: «Oltre al miglioramento fisico misurabile - commenta Previdi -, vi è stato un importante fattore sociale: i malati di Parkinson hanno avuto modo di incontrarsi e relazionarsi tra loro in modo costante, attraverso una attività piacevole, che ha portato alla costituzione di un gruppo che continuerà a vedersi anche nei prossimi mesi al di fuori del programma stesso. In più il coinvolgimento di volontari, comprese alcune ragazze in età scolare, ha contribuito a sensibilizzare la comunità sulla malattia di Parkinson e ha promosso una maggiore comprensione e supporto per i pazienti affetti. Questo progetto ha dimostrato quanto sia importante l'approccio interdisciplinare e la collaborazione tra diversi attori della comunità nella ricerca e nella gestione delle malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson».

comments powered by Disqus