Gli italiani consumano ancora poca frutta, verdura e legumi: tendenza in calo
La presentazione dello studio Crea nell'ambito della sesta Giornata della nutrizione. In particolare la quantità media consumata ogni giorno è inferiore rispetto ai dati rilevati nell'indagine precedente quasi vent'anni fa
ROMA. Arriva l'indagine sui consumi alimentari del Crea. La presentazione è con la VI Giornata della Nutrizione. La ricerca è realizzata con il centro di ricerca Alimenti e Nutrizione del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea).
"È emerso - afferma Emanuele Marconi, Direttore del Crea Alimenti e Nutrizione - che alcuni alimenti continuano ad essere consumati troppo poco: frutta, verdura e legumi, veri e propri 'sorvegliati speciali' che i ricercatori devono monitorare nel tempo". "In particolare-sottolinea- la quantità media di frutta consumata ogni giorno è 166 g/die, di verdura è 147 g/die e di legumi è 9 g/die, inferiore rispetto ai dati rilevati nell'indagine precedente Inran Scai 2005-2006.
L'apporto energetico medio della popolazione dai 3 ai 74 anni è di 1933 kcal/die derivanti per il 15% da proteine (5% di origine vegetale e 10% di origine animale), per il 42% da carboidrati e per il 34% dai grassi. Ne consegue - sintetizza Marconi - che l'aderenza alle nostre Linee Guida resta ancora un obiettivo da raggiungere".
"L'Indagine sui consumi alimentari del Crea consente, da 40 anni - commenta Mario Pezzotti, commissario straordinario del Crea in apertura oggi della VI edizione della Giornata della Nutrizione, organizzata dal centro di Alimenti e Nutrizione- di ottenere informazioni utili per supportare interventi nazionali di politica agro-alimentare e nutrizionale volti ad assicurare cibo sano, di alta qualità e a un prezzo accessibile per il consumatore finale, mantenendo al contempo un elevato livello di sostenibilità ambientale".
"Si tratta - aggiunge - di dati unici a livello nazionale, che puntiamo a rilevare ad intervalli più brevi, rispetto alla cadenza attuale, per poter registrare più efficacemente i mutamenti nel comportamento alimentare di una società che evolve assai più rapidamente di qualche decennio fa".