Introdurre lo psicologo di base? L'Azienda Sanitaria di Trento boccia la proposta
Per l'Apss trentina i due disegni di legge depositati in Provincia non tengono conto dei servizi già esistenti sul territorio e rischiano di creare un aumento di domanda poi non gestibile
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TRENTO. Per l'Azienda sanitaria i due disegni di legge sullo "psicologo di base" non tengono conto dei servizi già esistenti sul territorio e rischiano di creare un aumento di domanda poi non gestibile. A prendere la parola in IV commissione è stata la dottoressa Elena Bravi, direttrice dell'Integrazione socio-sanitaria per l'Apss. L'ex direttrice dell'Unità operativa psicologica non ha usato mezzi termini per bocciare la proposta definendola "molto populista e molto rischiosa".
«La psicologia è già di primo livello con i consultori, con uno psicologo ogni 100.000 abitanti. E si vuole mettere 1 psicologo ogni 4 medici di base? 90 psicologi che fanno da filtro? Ci sono già 70 psicologi dipendenti dell'Azienda sanitaria, ci sono già realtà convenzionate (ad esempio Ucipem), la legge 5 del 2016 (legge Civico) che ha convenzionato studi privati per prestazioni psicologiche e psicoterapeutiche. Ancora: prevedere a pioggia una cosa del genere rischia di essere una manovra molto costosa e poco efficace».
Secondo la dottoressa Bravi già oggi vengono garantite 60 mila prestazioni all'anno, una media di 8 ad utente. Qualche ragionamento, ha ammesso, si potrebbe fare sulla parte scolastica, «ma prima di mettere risorse a pioggia su una funzione solo primaria e di filtro in maniera indiscriminata si potrebbe fare una valutazione dell'esistente e ragionare su una riorganizzazione necessaria per intercettare il bisogno che c'è». Sull'assistenza domiciliare - ha poi aggiunto - si garantisce già in Lea in caso di cure palliative, palliative pediatriche o in caso di ragazzi ritirati come Hikikomori.
Rispondendo alle domande del Consigliere Paolo Zanella, Bravi ha poi ammesso che «il clima è difficile, ma non tutti i ragazzi sono depressi. Un aumento delle prese in carico c'è: si passa dal 2016 in cui si avevano 6.000 utenti in carico per anno al, 2023 in cui gli utenti in carico all'anno erano 8.100; la fascia dai 25 anni è in grande aumento, come lo sono le richieste di valutazione neuropsicologica. Certamente il trend è in aumento nel territorio e negli ospedali. È aumentato il trend, ha aggiunto: non è aumentata la richiesta di filtro, ma quella di cura».
Sul crescente bisogno ad avere risposte sui disagi psicologici è intervenuta anche la presidente dell'Ordine degli psicologi Roberta Bommassar.
«Anche a livello Trentino si è rilevata una grande sofferenza dei professionisti che lavorano in ambito pubblico e i professionisti che lavorano a livello privato riferiscono difficoltà per il cittadino ad accedere al servizio pubblico. C'è un grande bisogno di un'istituzione che risponda a una popolazione in grande difficoltà. Ma di fronte a dati enormi si deve fare una differenziazione: essere in sofferenza e sentire di avere bisogno di uno specialista non significa essere psicologicamente malati (ma lo si può diventare se non si interviene)». Si devono - per la presidente - trovare strategie e strumenti per dare risposte rapide, per investire sull'empowerment, cioè investire sulla prima fascia di persone che esprimono un disagio ma che non appartengono alla fascia della patologia.
Sollecitata dalla consigliera Francesca Parolari, Bommassar ha anche preso posizione sulla critica sollevata ai Ddl per cui la presenza dello psicologo di base, anziché fare da filtro, potrebbe incrementare gli accessi. Ha spiegato che è difficile immaginare il numero di accessi e sul rapporto tra le diverse figure professionali , «se è un problema va trovato il modo di risolverlo, sembrerebbe assurdo non prendere in considerazione la figura dello psicologo di base per questo.
Qualche perplessità, invece, è stata sollevata dal presidente dell'Ordine dei medici Marco Ioppi per il quale «un servizio capillare sul territorio oltre a quelli esistenti potrebbe essere utile, ma il metodo lascia però un po' perplessi». Si dovrebbe, per Ioppi, avere servizi messi in rete così come, per il presidente della Consulta Renzo Dori, è fondamentale non partire da zero ma avere una buona integrazione con l'esistente e soprattutto puntare sulla prevenzione.