«Un pugno al naso non è fallo di gioco»
Tre mesi di reclusione e due mila euro di risarcimento alla parte lesa, oltre, ovviamente, al pagamento delle spese processuali. Il pugno che Luca Calcari, ai tempi difensore del Vallagarina, avrebbe inflitto a Stefano Marchiori (provocandogli la frattura del setto nasale), ex giocatore del Castelsangiorgio durante un torneo invernale (nel gennaio del 2009) andato in scena ad Ala, rischia di costare carissimo al terzino, attualmente in forza alla Fersina
Tre mesi di reclusione e due mila euro di risarcimento alla parte lesa, oltre, ovviamente, al pagamento delle spese processuali. Il pugno che Luca Calcari, ai tempi difensore del Vallagarina, avrebbe inflitto a Stefano Marchiori (provocandogli la frattura del setto nasale), ex giocatore del Castelsangiorgio durante un torneo invernale (nel gennaio del 2009) andato in scena ad Ala, rischia di costare carissimo al terzino, attualmente in forza alla Fersina.
Calcari, martedì mattina, è stato condannato infatti in primo grado per lesioni. La domanda, nell'ambiente calcistico, sorge spontanea: la condanna inflitta a Calcari non rischia di creare un pericoloso precedente per chi desidera portare nei tribunali ordinari quanto accade sui rettangoli di gioco? La risposta è però negativa, come ci spiega il presidente del comitato provinciale della Federcalcio Ettore Pellizzari.
«La suprema Corte di Cassazione, per quanto riguarda episodi di danno arrecato in conseguenza di normale attività sportiva (contrasto, tackle ecc.), calcistica in questo caso, ha sempre ritenuto che non sussista alcun reato ed in conseguenza di ciò ha sempre respinto qualsiasi tipo di richiesta risarcitoria».
Dunque per normali falli di gioco la giustizia ordinaria ha sempre respinto richieste di risarcimento.
«Esattamente. Diverso è invece il caso in cui il danno sia stato volontariamente cagionato dal giocatore (dunque un fatto doloso) al di fuori di quelle che sono le normali dinamiche di gioco, come nel caso di un pugno o di un episodio accaduto a gioco fermo. Non voglio entrare nel merito del fatto specifico ma ritengo che il giudice abbia emesso la propria sentenza ritenendo il fatto doloso e non un semplice intervento di gioco. Sicuramente per quanto riguarda l'attività calcistica auspichiamo che ciò che accade in campo rimanga nella sfera della giustizia sportiva ma non possediamo gli strumenti per impedire che qualcuno adisca le vie legali, previa autorizzazione da parte della Figc. Le decisioni del tribunale vanno ovviamente accettate anche se sarebbe meglio che queste vicende rimanessero in ambito sportivo, senza sfociare in ambito penale».
Una sentenza pesante che molto probabilmente verrà impugnata da Calcari, difeso dall'avvocato Lino Rosa, al fine di ottenere l'assoluzione.
«Come Figc non abbiamo né la volontà né gli strumenti per permetterci di giudicare una sentenza di un giudice ordinario - prosegue Pellizzari -. Si tratta tuttavia di una decisione di primo grado e auspichiamo che quanto accertato in sede penale sia lo specchio della verità (il fatto è tutt'altro che chiaro, le testimonianze sono discordanti e il referto di gara parla solamente di un calcio e non di un pugno sul naso a gioco fermo come sostiene invece l'accusa, ndr) e nel caso in cui non lo sia in primo grado lo sia quantomeno nell'eventuale fase d'appello».
Una sentenza che, in ogni caso, non muterà le decisioni della giustizia sportiva.
«Mi informai già a suo tempo presso la sede centrale di Roma e posso confermare che con la sanzione irrogata allora, ovvero il cartellino rosso comminato a Calcari, il fatto è da considerarsi chiuso e non saranno aperti altri fascicoli su questa vicenda».
A questo punto si attende il deposito delle motivazioni al fine di apprendere i motivi ed il ragionamento logico giuridico che hanno indotto il giudice ad emettere tale sentenza.