L'appello di Dalfovo: «No ai tagli nello sport»

Primo giorno di scuola lunedì sera per il nuovo presidente del comitato trentino della Federazione pallavolo, Massimo Dalfovo. Il nuovo consiglio, eletto dieci giorni fa, si è infatti riunito per la prima volta. Confronto operativo ma anche opportunità, per l'ex azzurro di volley nonché ex direttore sportivo dell'Itas Btb in serie A1 e A2, di prendere finalmente contatto con questa nuova esperienza

di Guido Pasqualini

Primo giorno di scuola lunedì sera per il nuovo presidente del comitato trentino della Federazione pallavolo, Massimo Dalfovo. Il nuovo consiglio, eletto dieci giorni fa, si è infatti riunito per la prima volta. Confronto operativo ma anche opportunità, per l'ex azzurro di volley nonché ex direttore sportivo dell'Itas Btb in serie A1 e A2, di prendere finalmente contatto con questa nuova esperienza.    
«Devo cominciare a comprendere tutti i meccanismi - confessa Dalfovo -. Un conto è aver giocato, un conto è dirigere una Federazione. Cercheremo di far sempre meglio anche se finora il comitato trentino ha lavorato bene. Ma al di là del mio nome e cognome, prima di addentrarmi nei temi, avrò l'umiltà di capire e conoscere i problemi esistenti».
 

Il primo atto da presidente?
«Voglio promuovere quattro riunioni zonali. Deve essere Trento ad andare nelle valli a sentire quali sono i problemi con cui si confrontano quotidianamente i dirigenti periferici. Le società non devono pensare che nel capoluogo si gestisce e si decide tutto. Per questo voglio coinvolgerle fin da subito».
 

Presidente, qual è lo stato di salute della pallavolo trentina?
«Molto buono nel settore femminile, meno nel maschile. È un problema di numeri. La concorrenza è forte. C'è naturalmente il calcio, ci gioca mio figlio stesso (bomber di razza nell'Aquila, in Prima categoria, ndr) e ci sono altri sport emergenti, quali il basket. Non è un tema semplice. Voglio sentire la società per tentare di individuare qualche soluzione. Fra le donne, invece, c'è abbondanza e qualità».
 

Il volley in rosa in Trentino meriterebbe una squadra in serie A.
«Lo spazio, a mio avviso, ci sarebbe. A parte vedere qualche bella ragazza in azione, il volley femminile piace perché la palla resta più in gioco. Fra gli uomini, ormai, è "pim pum pam" con palle che viaggiano a 200 all'ora. Il pubblico, insomma, ci sarebbe. E anche le giocatrici: pensiamo soltanto alla Folie e all'Olivotto, partite da qui per approdare in A1».  
 

E gli sponsor si troverebbero?
«Il momento economico è difficile, inutile nasconderselo. Però, a questo proposito, una cosa voglio dirla. Se le prime squadre devono giustamente cercare le risorse sul mercato, io invito gli enti pubblici, Provincia e Comuni, a non tagliare i contributi all'attività sportiva di base. Non parlo soltanto per il volley. Lo sport è anche educazione e stile di vita. Il bambino con la scoliosi per lo zainetto troppo pesante te lo cura la società sportiva. Se vogliamo davvero attribuire un significato all'attività svolta, bisogna pensarci due volte prima di togliere risorse alle società che, si badi bene, sono basate sul volontariato. Non si può sottovalutare l'impegno di chi si spende a titolo gratuito. Tuteliamo il lavoro di questi dirigenti che portano i bambini in palestra e sui campi, non deludiamo questa gente. Non importa se diventeranno campioni o meno, impareranno comunque a stare al mondo. Altrimenti decidiamo di lasciare i ragazzi a giocare con la playstation o a divertirsi nei mille altri modi che la società odierna offre».
 

Infine una domanda d'obbligo: chi vince lo scudetto in A1?
«All'Itas sono affezionato. La storia non si dimentica. Non voglio gufare però, a mio avviso, Trento potrebbe essere favorita. Se la giocherà con Macerata, una signora squadra. Non avere più la finale con partita secca e poter giocare l'eventuale bella in casa, potrebbero aiutare l'Itas».  G.Pa.

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