Da Vettel-Alonso a Lauda-Hunt: quando il mondiale si decide all'ultimo giro
Lo spettacolo nella coda. Piaccia o non piaccia il Mondiale di Formula 1 2014 - monopolizzato dal dominio delle due Mercedes - si deciderà nell’ultima gara ad Abu Dhabi dove si assegneranno punti doppi. Un epilogo all’ultimo respiro, con la sfida in famiglia tra Lewis Hamilton e Nico Rosberg, che richiama alla memoria duelli d’altri tempi che hanno fatto la storia della Formula 1, ma anche sfide più recenti come quelle tra la Ferrari di Fernando Alonso e la Red Bull di Sebastian Vettel, con il tedesco puntualmente sempre in trionfo. Il 23 novembre sulle rive del Golfo Persico, al primo pilota di colore del Circus, in vantaggio di 17 punti sul compagno-rivale, basterà arrivare secondo per fare il bis.
Andando indietro con le lancette del Circus, l’ultima stagione decisa nella gara finale è quella del 2012: nel Gp del Brasile il quattro volte campione del mondo Vettel, al termine di una gara rocambolesca segnata dalle polemiche su un sorpasso in regime di bandiere gialle del pilota tedesco della Red Bull, si piazza sesto ma vince con soli 3 punti di vantaggio il Mondiale sul ferrista Alonso, secondo al traguardo.
Due anni prima, nella notte da incubo di Abu Dhabi per la Ferrari, sfuma il sogno di Alonso di vincere il Mondiale con la Rossa: nonostante i pronostici per la conquista del titolo siano tutti a favore del leader del mondiale Alonso, Vettel si laurea campione del mondo senza mai essere stato in testa alla classifica: il tedesco vince la gara e, grazie al modesto settimo posto ottenuto da Alonso (frutto di una errata strategia di gara al muretto Ferrari che costringe lo spagnolo a passare la gara dietro alla Renault del russo Petrov) e all’ottavo del compagno Webber, riesce ad aggiudicarsi il campionato per soli 4 punti sul rivale. Con i suoi 23 anni diventa il più giovane campione del mondo della storia della Formula 1, soffiando il record di Hamilton per soli 6 mesi. Inglese che nel 2008 riuscì a conquistare il suo primo e per ora unico Mondiale addirittura nelle ultime curve del circuito brasiliano di Interlagos strappando l’iride all’allora ferrarista Felipe Massa vittorioso ma alla fine beffato clamorosamente. Hamilton riesce ad otenere un incredibile quanto prezioso quinto posto superando la Toyota di Timo Glock che montava gomme da asciutto su pista bagnata.
L’anno prima Hamilton, nell’anno dell’esordio in McLaren, si era dovuto inchinare, invece, alla super rimonta della Ferrari di Kimi Raikkonen che vinse l’ultima gara in Brasile laureandosi campione del mondo e regalando l’ultimo titolo piloti a Maranello.
Sfogliando le pagine della storia della F1 fino alla prima era Schumacher, si arriva al 2003 a Suzuka quando in lotta per il Mondiale sono in tre: Schumi al comando, Raikkonen attardato di nove punti e Montoya di 10. Il campione tedesco della Ferrari conquista il suo sesto titolo arrivando ottavo dopo una gara piena di colpi di scena. Nel 1997 a Jerez de la Frontera era stato Jacques Villeneuve, figlio dell’indimenticato Gilles, a battere Schumacher dopo un duello all’ultimo colpo.
Negli Anni Ottanta come non ricordare (1983) lo specialista dei titoli all’ultima gara, Nelson Piquet. Come due anni prima a Las Vegas, a Kyalami in Sudafrica il brasiliano riesce a ribaltare la situazione in classifica, che lo vedeva secondo a due punti di distacco da Alain Prost. Piquet va in testa al gran premio e guida autorevolmente, Prost invece controlla dalla quarta posizione con una macchina che non riesce a impensierire le Brabham davanti. Alla sosta ai box, Prost è costretto a ritirarsi per problemi al turbo lasciando via libera a Piquet che si invola verso il titolo.
Nel 1976 uno dei finali di stagione più esaltanti e avvincenti che la Formula 1 abbia mai vissuto, fonte d’ispirazione del recente film «Rush». È la stagione del duello tra Niki Lauda e James Hunt. Si arriva al gran premio del Giappone al Fuji con l’austriaco della Ferrari che ha tre punti di vantaggio sul pilota McLaren. I retroscena su quella gara sono infiniti, a partire da un presunto accordo tra piloti per interrompere la gara. Le condizioni di visibilità erano pessime e la partenza venne ritardata di un’ora e mezza. Al via Lauda si trova in decima posizione ma già al secondo giro rientra ai box per ritirarsi, a causa delle condizioni climatiche pericolose.
Ad Hunt, per diventare campione del mondo, basta che arrivi quinto. Il meteo evolve e la gara si conclude sui 73 giri originariamente previsti, vincerà Mario Andretti e James Hunt chiuderà terzo sul podio per un epilogo davvero d’altri tempi.