Mitchell rifiuta di entrare in campo, per l'Aquila nessun caso
Quaranta giorni dopo Tony Mitchell ci è ricascato. Domenica 8 febbraio, a Cantù, dopo essere stato schierato in quintetto, il numero uno bianconero giocò solamente 14 minuti (con 7 punti realizzati) per poi non rientrare più nel match. L'altra sera, a Pistoia, i minuti di impiego sono stati di più, 27, ma i punti realizzati addirittura meno, soltanto 5. Ma sono state soprattutto le percentuali della star americana della Dolomiti Energia a lasciare basiti: 1/5 nei tiri da 2, addirittura 1/8 in quelli da 3.
Ciononostante coach Buscaglia avrebbe voluto impiegarlo negli ultimi quattro minuti di gioco ma, quando è stato richiamato, Mitchell si è rifiutato di scendere in campo. Genio e sregolatezza, Tony sembra la fotocopia sbiadita dell'Mvp del girone di andata. Nelle ultime partite l'ala venticinquenne, trascinatore di Trento, è apparso sottotono, un po' svogliato e più irascibile del solito. Il calo - «fisiologico» secondo la dirigenza - è iniziato, statistiche alla mano, circa un mese fa, ma nelle scorse tre gare sembra essersi aggravato (11/47 dal campo). Contro Pistoia per 26' l'americano addirittura non ha tirato a canestro.
Sull'ala statunitense fin da inizio stagione circolano storielle e aneddoti gustosi, ma staff tecnico e dirigenza, almeno fino a non molto tempo fa, sono riusciti ad esaltare il buono che c'è in un giocatore tecnicamente fortissimo con limiti soltanto sotto il profilo caratteriale. Il general manager Salvatore Trainotti svolge diligentemente il suo compito e fa il pompiere: «Non è scoppiato alcun caso Mitchell dopo Pistoia - assicura -, con Buscaglia c'è stata una normalissima discussione».
«Non sta bene, mali di stagione», aveva da parte sua minimizzato subito dopo il match coach Buscaglia. E in effetti Mitchell è sceso in campo leggermente indisposto a Pistoia ma già ieri è tornato regolarmente ad allenarsi con i compagni.«La prestazione lo ha innervosito - spiega ancora Trainotti -, ma la discussione che c'è stata è di quelle che abbiamo già visto. Ogni tanto fa le bizze, siamo abituati, ma lo accettiamo perché in cambio ci dà altre cose in campo. Tony sta attraversando un calo fisiologico, ora sta a lui e a noi trovare un modo di recuperare».
Concetti che, più o meno, fotografano quelli espressi all'indomani della controprestazione di Cantù: «Non discuto mai durante le partite le decisioni dell'allenatore - disse Trainotti -. Ognuno ha il suo ruolo in società. Tony sa che deve giocare per la squadra e non è un egoista. Se il coach ha ritenuto di non farlo più giocare, dobbiamo tutti prenderne atto. I piani partita li prepara Buscaglia. Mitchell ha tanti punti in mano ma in quel momento non stava facendo probabilmente quello che gli era stato chiesto». Da parte sua Buscaglia aveva assicurato di essersi spiegato con Tony: «Ci siamo confrontati, abbiamo parlato e mi sembra che la sua reazione sia assolutamente positiva: averlo tenuto in panchina nel secondo tempo contro Cantù non rappresenta certo un punto di non ritorno, fa parte del processo di crescita suo e della squadra».
Sembrava che il capocannoniere avesse in effetti compreso, visto che nel match successivo, in casa contro Brindisi, diede un grande contributo per una bella vittoria interna. Ora la ricaduta. Così lo staff dell'Aquila si trova a dover gestire un giocatore «difficile». «Dobbiamo comprenderne personalità, abitudini e linguaggio», afferma il gm. «Siamo pazienti ma anche esigenti», ribadisce il coach che non ha alcuna intenzione di farsi mettere i piedi in testa dal capocannoniere del campionato. Situazione per certi versi analoga, anche se il carattere è decisamente diversa, a quella affrontata l'anno scorso con Brandon Triche che nella prima parte della stagione aveva pensato di tornare negli Stati Uniti. Venne trattenuto, anche con l'aiuto del padre, e finì la stagione in crescendo.
All'Aquila si augurano che accada lo stesso con Mitchell. Senza il suo contributo, arrivare ai playoff potrebbe rivelarsi assai complicato.